Il semla, uno dei dolci più golosi del Grande Nord

 

Oggi torniamo nel Grande Nord, precisamente in Svezia, per assaggiare un dolce del tutto speciale: il semla. Si tratta di un dolce, in realtà, non solo svedese, bensì ampiamente diffuso negli Stati Baltici e in Scandinavia, dove ha assunto differenti nomi; gli islandesi l’hanno battezzato bolla, gli estoni vastlakukkel, i danesi e i norvegesi fastelavnsbolle, i finlandesi laskiaispulla. La tradizione vuole che il semla si prepari il lunedì che precede Martedì Grasso, ma i popoli nordici non disdegnano di consumarlo anche durante la Quaresima. E non stupisce: questo dolce, un delizioso pain brioche al cardamomo, è una sorta di mini-panino che, una volta tagliato a metà, viene riempito di crema di mandorle  e abbondante panna montata. Una spolverata di zucchero a velo, e il gioco è fatto. Ma il semla, oltre ad essere goloso, è anche un dolce dalle origini antichissime e dalla storia molto particolare.

 

 

Risale, infatti, nientemeno che al XVI secolo. La versione originaria del semla era molto più rudimentale: si trattava di una tazza di latte caldo che conteneva un boccone di pane di segale. Eppure questo dolce, che prendeva il nome di hetvägg, era adorato dai reali e dalle classi altolocate nonostante la sua semplicità. L’usanza voleva che fosse preparato tutti i martedì di Quaresima. Ancora oggi, in diversi paesi nordici, è comune servire il semla con il caffè o una bevanda calda; in Svezia, ad esempio, viene intinto nel latte in onore dei vecchi tempi. Ma da dove deriva il nome di questo dolce? La provenienza è tedesca: il termine “semmel” corrispondeva a “semilia”, in latino “semola” e successivamente “pane”.

 

 

Le varianti del semla, in Scandinavia, non si limitano al nome. Qualche esempio? In Danimarca, ma anche in Islanda, il fastelavnsbolle e il bolla sono composti interamente di pasta sfoglia e farciti con marmellata e panna montata. Non è raro, inoltre, che vengano rivestiti di glassa al cioccolato. In Finlandia, il laskiaispulla contiene confettura di lamponi anzichè crema di mandorle.

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Febbraio

 

“Che ti mormora il sangue negli orecchi e alle tempie
quando è là di febbraio che nel bosco
ancora risecchito corre voce
d’una vita che ricomincia.”
(Mario Luzi)

 

Caratteristiche

Comincia Febbraio, e quest’anno conterà 28 giorni. E’ noto per essere il mese di San Valentino, del Carnevale, ed è l’ultimo mese interamente invernale. La natura è immersa nel torpore, ma manca poco al suo risveglio: le temperature si mitigano e il tramonto arriva sempre più tardi. Tuttavia, chi ama la Primavera farebbe meglio a non cantare vittoria troppo presto; Febbraio,  in tema di maltempo, può ancora riservarci delle brutte sorprese.

Storia

Fu l’ultimo mese, con Gennaio, ad essere annesso al Calendario Romano: per gli antichi romani, infatti, l’Inverno non aveva mesi. Dato che l’anno iniziava a Marzo, si chiudeva proprio con Febbraio. Spetta a Numa Pompilio, il secondo re di Roma, l’aver inserito in calendario quelli che oggi rappresentano il primo e il secondo mese dell’anno. Febbraio proviene dal latino “februare”, “purificare”: in quel periodo avevano luogo i rituali di purificazione che onoravano il dio Februus e la dea Febris.

Segni zodiacali

Fino al 18 Febbraio il Sole si trova nel segno dell’Acquario, dal 19 in poi in quello dei Pesci.

Ricorrenze

Si comincia con la Candelora, il 2 Febbraio, commemorazione della presentazione di Gesù al Tempio, per proseguire con San Valentino, la festa degli innamorati celebrata il 14 Febbraio. Il Carnevale ha un inizio variabile interconnesso alla data della Pasqua; quest’anno, quello di Venezia comincerà il 14 Febbraio coincidendo con San Valentino. Il Mercoledì delle Ceneri, invece, precede la prima domenica di Quaresima.

Colore

Il viola, tonalità mistica e spirituale, viene considerato il colore di Febbraio: un omaggio al suo mistero, alla sua ambivalenza. Febbraio è un po’ sacro e un po’ profano: da un lato la Quaresima, il digiuno, la preghiera, la penitenza; dall’altro il Carnevale con i suoi bagordi, i balli sfrenati e le maschere irriverenti.

Pietra preziosa

La gemma del mese è una pregiatissima varietà di quarzo viola, l’ametista, molto amata sin dall’epoca di Alessandro Magno. Gli antichi Greci la associavano a Dioniso, il dio del vino, in virtù del suo colore; secoli orsono veniva reputata una pietra dai poteri magici, in grado di accrescere l’intuito e l’intelligenza di chiunque la indossasse.

 

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Le uova colorate: un’antica tradizione pasquale tra leggenda, simbologia e sacralità

 

L’uovo è il simbolo pasquale per eccellenza. Sin da tempi remotissimi ha rappresentato la vita, il cardine dei quattro elementi, la fertilità, la rinascita. Regalare uova in occasione dell’arrivo della Primavera era una tradizione diffusa tra molti antichi popoli pagani. I Persiani, così come gli Egizi, i Greci e i Cinesi solevano scambiarsi uova di gallina per festeggiare la rinascita della natura, e non era raro che si trattasse di uova decorate manualmente. Con l’avvento del Cristianesimo, questa simbologia venne sostituita da quella prettamente associata alla Resurrezione: in Mesopotamia, tra i cristiani era d’uso donarsi uova tinte di rosso per rievocare il sangue di Cristo Crocifisso. La Chiesa Cattolica considerava l’uovo un emblema perfetto del Cristo che risorge. Esternamente, infatti, l’uovo somiglia alla pietra di un sepolcro, è freddo e inanimato; al suo interno, invece, germoglia la vita. Con questo significato, nel Medioevo, le uova si tramutarono in un tradizionale dono pasquale. Ma come ebbe inizio l’usanza di colorarle? Per tingerle delle tonalità più svariate, era comune farle bollire avvolte in delle foglie o insieme ai petali di certi fiori.

 

 

Tra i ceti aristocratici, nello stesso periodo storico, era molto in voga regalare uova interamente costruite in oro, platino o argento, oppure rivestite di questi metalli preziosi. Il popolo, tuttavia, adottò l’abitudine di colorare le uova anche per ragioni pratiche: durante la Quaresima, infatti, quando era proibito mangiare carne e prodotti di origine animale, le famiglie usavano bollire le uova per conservarle fino alla fine del digiuno; tingerle di vari colori si rivelava utile ai fini di distinguerle dalle uova crude. Tornando alla tradizione pasquale, le tonalità tipiche erano il giallo, il rosso, il marrone, il verde e il nero, che era possibile ottenere tramite coloranti naturali. Nei paesi dei Balcani e ortodossi, la millenaria usanza delle uova colorate è giunta fino ad oggi. Le uova, bollite, sono rosse a simboleggiare la Passione, ma di recente sono state introdotte anche altre cromie. Il pasto viene poi consumato a Pasqua e Pasquetta. Parlando di uova rosse, è interessante sapere che in Primavera, nella Roma antica, era abitudine sotterrarle nei campi affinchè fossero di buon auspicio per il raccolto. Esiste anche una leggenda, riguardante le uova tinte di questo colore.

 

 

Si narra che Maria Maddalena, quando scoprì che Cristo era risorto, corse a dare la bella notizia a tutti i suoi discepoli. Nessuno di loro, però, prestò fede alle parole della donna, e Pietro le disse che l’avrebbe creduta solo se le uova che portava con sè in un cestello si sarebbero tinte di rosso. Così avvenne: come per miracolo, tutte le uova di Maria Maddalena diventarono rosse in un batter d’occhio.

 

 

Oggigiorno, con la supremazia delle uova di cioccolato, la tradizione delle uova di gallina colorate è sempre viva, anche se un po’ in ribasso. Negli stati di fede ortodossa, tuttavia, permane in tutto il suo fulgore originario: le uova sode, tinte con coloranti alimentari, in questi paesi rappresentano un po’ una risposta al boom dell’uovo di cioccolato, che viene generalmente associato a connotazioni più consumistiche.

 

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Martedì Grasso: che la festa abbia inizio, in Italia e nel mondo

 

Carnovale, Carnasciale, o Carnesciale, come noi vogliam dire è lo stesso tempo di feste, di quelle, che da’ Latini si dicono Bacchanalia: e cosí le dissero, perché derivaron da Bacco, il che se è vero, potrà dirsi ancora, che da luí derivi la nota Posta di Baccano vicina a Roma, dove essendovi l’osteria, chi sa, che forse non sia stata in quei giorni un tempio appunto consagrato in onore di Bacco? Siccome quel che fra noi vien detto Fare il Baccano, che significa Scherzare alla peggio con romore e fracasso.

(Giovan Battista Fagiuoli)

 

Martedì Grasso: è tempo di far festa, di tirar fuori costumi e maschere, di abbandonarsi a balli sfrenati prima che il Mercoledì delle Ceneri dia il via ai 40 giorni “ascetici” della Quaresima. Con Martedì Grasso il Carnevale raggiunge il suo apice e il suo termine al tempo stesso. Che feste, danze, parate, travestimenti e performance di strada abbiano inizio, dunque. Esagerare con il cibo e le bevande è tassativo; peraltro, tra castagnole, frappe, chiacchiere, frittelle, ciambelle e zeppole non c’è che l’imbarazzo della scelta. Anche perchè il nome dell’ ultimo giorno di Carnevale non lascia spazio a dubbi: “Martedì Grasso” deriva dalla possibilità di poter consumare tutti i cibi più “grassi” e golosi che la Quaresima mette al bando inaugurando un periodo di digiuno e penitenza. Fino a mezzanotte, insomma, è lecito darsi alla pazza gioia in un vortice di coriandoli e stelle filanti. E non solo in Italia: a New Orleans, per esempio, il Mardi Gras si celebra sin dall’800. Protagonisti principali, oltre a una folla gaudente e in maschera, sono i carri e le sfilate in caleidoscopici costumi che affollano il Quartiere Francese tra balli e sarcasmo nei confronti della politica e delle problematiche attuali.

 

 

Nel Regno Unito e nei paesi del Commonwealth Martedì Grasso viene detto Shrove Tuesday, “martedì dell’assoluzione”, ma nella stessa data si festeggia anche il Pancake Day (ovvero “giorno della frittella”). Quest’usanza si rifà a un accadimento del 1400, quando una donna terminò di preparare le sue frittelle lungo il tragitto verso la chiesa temendo di non fare in tempo a confessarsi. Da allora, il martedì che precede le Ceneri venne dedicato a una gara di corsa in cui vince chi riesce a far saltare per tre volte il pancake nella padella che tiene in mano. In molti stati europei le celebrazioni non coincidono con Martedì Grasso e fanno riferimento a dolci speciali: in Scandinavia, ad esempio, così come in Germania, si festeggia il lunedì antecedente alle Ceneri. In Svezia la ricorrenza prende il nome di Semladag in omaggio al Semla, un panino tondeggiante al cardamomo farcito con panna montata e crema di mandorle. In Germania, invece, questa giornata è stata battezzata Rosenmontag, “lunedì delle rose”.

 

 

La rosa è un elemento che ricorre anche in Polonia, dove Giovedì Grasso è dedicato alla degustazione di deliziosi bomboloni ripieni di marmellata di rose (pączki è il loro nome). In Russia, Bielorussa e Ucraina al nostro Carnevale corrisponde la Maslenica, una settimana che, prima dell’ inizio della Quaresima, prevede il consumo di bliny a volontà: si tratta di frittelle a base di uova e burro dalla caratteristica forma rotonda che rievoca quella del sole. Il “Martedì Grasso” russo, infatti, è il giorno in cui si dà l’addio alla neve e si saluta la Primavera imminente.

 

 

Volando ancora oltreoceano, non si può certo tralasciare il Carnevale di Rio de Janeiro: essendo il Brasile un paese in cui prevale il cattolicesimo, Giovedì e Martedì Grasso sono i giorni più celebrati. A Rio i festeggiamenti iniziarono intorno al 1830 sulla scia dei prestigiosi balli in maschera italiani e francesi. Negli ultimi anni del secolo, i carioca avevano già creato i “blocos”, ovvero persone abitanti nello stesso quartiere che organizzavano parate in un tripudio di balli, tamburi, canti, ballerine e variopinti costumi. Oggi i blocos crescono continuamente di numero e ognuno sfila in una determinata area. L’atmosfera è spumeggiante, le parate sfarzose avanzano rigorosamente al ritmo di samba: la musica viene suonata dal vivo e le Scuole di Samba fanno a gara per proporre le sfilate più spettacolari, avvalendosi di splendide ballerine che sfoggiano costumi mozzafiato. Alle fine del Carnevale viene premiata la Scuola di Samba che ha presentato la parata migliore.

 

 

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Giovedì Grasso

 

Giovedì Grasso: oggi il Carnevale entra nel suo pieno. Iniziano i festeggiamenti veri e propri, la baldoria impazza. Balli, parate e travestimenti si alternano in un vortice di coriandoli, esplode il divertimento più sfrenato. “Semel in anno licet insanire”, dopotutto, come dicevano i latini: una volta all’ anno è lecito impazzire! Anche il palato ha di che soddisfarsi, tra chiacchiere, frittelle, cicerchiata e castagnole di rito, ma tutti e cinque i sensi sperimentano un autentico stato di grazia. La vista, in particolare, viene coinvolta nel tripudio di colori e fantasia incontenibile che incarnano le maschere, tradizione numero uno di ogni Carnevale che si rispetti. Vi state chiedendo il perchè dell’appellativo di Giovedì Grasso? Per comprenderlo, bisogna risalire al significato delle celebrazioni “carnascialesche”: il Carnevale è una festa mobile, che cambia cioè data di anno in anno, in quanto è strettamente legato al principio della Quaresima. E la Quaresima, che comincia subito dopo Martedì Grasso, precede Pasqua di 40 giorni. Prima del Mercoledì delle Ceneri, che inaugura il periodo di digiuno e penitenza quaresimali, il Carnevale ci permette di fare il pieno di allegria e di soddisfare qualsiasi pulsione godereccia. L’aggettivo “Grasso”, riferito sia al Giovedì che al Martedì di Carnevale, sta quindi ad indicare i cibi – “grassi”, appunto, ovvero ricchi e sostanziosi – che ci è consentito assaporare in questi giorni. Magari, accompagnandoli ad alcolici in dosi massicce.

 

Giovanni Domenico Ferretti, “Arlecchino e Colombina” (1700 ca.)

 

Che la festa abbia inizio, dunque! Da oggi fino a Martedì Grasso (il 21 Febbraio), ogni giocoso eccesso è lecito. A Milano, dove si osserva il rito ambrosiano, al divertimento viene dedicato qualche giorno in più: il Carnevale termina con la prima domenica di Quaresima, quindi si concluderà il 25 Febbraio. Ma se volete saperne di più sulla festa più folle dell’ anno, non dovete far altro che attendere il post di domani. Vi garantisco che sarà molto, molto speciale…decisamente imperdibile. Stay tuned!

 

 

Le ultime 4 foto (scattate in Piazza San Marco) della gallery sono di Effems, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, attraverso Wikimedia Commons