Giugno

Zara

Il mese di giugno si distese all’improvviso nel tempo, come un campo di papaveri.
(Pablo Neruda)

Dopo una Primavera pressochè inesistente, ecco che arriva il “Mese del Sole”. E speriamo che lo sia, nonostante le previsioni meteo di questi giorni! Nell’ emisfero boreale, a Giugno l’ Estate fa il suo ingresso trionfale. Per il calendario giuliano e gregoriano, è il sesto mese dell’anno. Giugno (che dura solo 30 giorni) deve il suo nome a Giunone, moglie di Giove e regina di tutti gli dei. Giunone era la protettrice della fecondità, del parto, della forza vitale associata alla natura. Non è un caso che i frutti, così come il grano, maturino proprio nel mese di Giugno. E’ il tempo del primo raccolto, della mietitura. Il Sole splende in tutta la sua potenza e trionfa definitivamente sul buio il 21 Giugno, con il Solstizio d’Estate. Gli antichi popoli celebravano questa “festa della luce” tramite fuochi e falò che inneggiavano al vigore solare; i rituali proseguivano anche la notte del 24 Giugno, data in cui ricorre la festività di San Giovanni Battista. I cosiddetti “fuochi di San Giovanni”, infatti, sono un retaggio di remotissimi riti pagani. Ma la notte di San Giovanni merita un articolo a parte, ricca com’è di elementi simbolici che coniugano religione, esoterismo e magia. Il mese di Giugno, di primaria importanza per l’agricoltura, sancisce anche l’inizio della spensieratezza estiva: le scuole chiudono, il buio arriva sempre più tardi, i primi caldi invitano a uscire e a trascorrere il maggior tempo possibile all’aria aperta. Le ferie si avvicinano, così come un gran numero di eventi, festival, concerti, rassegne, rievocazioni storiche a cui poter assistere liberamente (un esempio su tutti? Il 50mo anniversario di Umbria Jazz, imperdibile, in programma a Perugia dal 7 al 16 Luglio). Astrologicamente, Giugno è dominato dal segno dei Gemelli e del Cancro; le pietre associate al sesto mese dell’anno sono la Perla, l’Alessandrite e la Pietra di Luna. Il colore che identifica questo periodo è il verde (una scelta che non mi trova d’accordo!). Le date più importanti, invece, sono rappresentate dal 2 Giugno (festa della Repubblica), il 21 Giugno (Solstizio d’Estate) e il 24 Giugno (festa di San Giovanni Battista, patrono di svariati Comuni italiani).

Il look del mese

Giugno viene anche chiamato “Mese della Libertà”: ho scelto quindi un abito dal sapore boho firmato Zara (vedi foto di copertina). E’ in maglia, svasato ma piuttosto aderente al corpo. Ha uno scollo tondeggiante, corte maniche a sbuffo e viene vivacizzato da miriadi di righe colorate. Comodo, pratico e confortevole, si rivela perfetto per affrontare il primo mese dell’ Estate.

L’accessorio del mese

 

Jacquemus

Ricordate l’iconicissmo Bomba hat di Jacquemus, il cappello in rafia dalla falda smisurata? Bene: sta per fare un grande ritorno. Jacquemus, infatti, lo ha incluso nella capsule Eté 2023, e sarà disponibile a breve nello shop on line. Prendete nota: donerà una allure da diva a qualsiasi look voi indossiate.

 

 

Foto via Pexels e Unsplash

 

1 Maggio, Beltane

 

1 Maggio. Se la tradizione, oltre che alla Festa del Lavoro, associa questa data al Calendimaggio (rileggi qui l’articolo che VALIUM gli ha dedicato), i Gaeli – un popolo celtico stanziatosi in Scozia e in Irlanda – celebravano Beltane, il giorno che coincideva con l’inizio dell’Estate. Il nome deriva dall’ irlandese antico “Beletene”, ovvero “fuoco luminoso”, e in Irlanda veniva usato anche per indicare il mese di Maggio. La collocazione di tale ricorrenza era fissata a metà tra l’ Equinozio di Primavera e il Solstizio d’Estate. Ma cosa si festeggiava, esattamente? Innanzitutto il ritorno della luce e della vita; accanto ad esse, la fertilità. Luce, vita e fertilità rappresentano una triade inscindibile, l’una è direttamente collegata all’altra. Il sole a Maggio torna a splendere, il clima è mite, si può godere dell’aria aperta. Ci si proietta verso l’esterno anche interiormente: la natura rigogliosa e le giornate sempre più lunghe diffondono un’atmosfera gioiosa. Si progettano picnic, scampagnate, si intrecciano amicizie e nuovi amori. E’ il periodo in cui il bestiame, dopo lo svernamento, viene condotto al pascolo. A Beltane, nel X secolo, i greggi e le mandrie erano sottoposti a pratiche di benedizione e purificazione da parte dei Druidi, che accendevano enormi falò sulle colline. Lì avevano luogo i rituali.

 

 

Questa tradizione sopravvisse persino dopo l’avvento del Cristianesimo e resistette fino agli anni ’50 del 1900. Non era, però, esclusivamente rivolta agli animali. Un gran numero di persone ardiva attraversare i falò saltando. Il rito aveva un carattere di buon auspicio e preveggenza: quanto più alto era il salto, tanto più alto sarebbe stato il raccolto. Molteplici usanze celebravano la fertilità tramite la formazione di nuove coppie. Il rito del Palo del Maggio, ad esempio, era comune presso i popoli Germanici e Anglosassoni. Prevedeva che un tronco di betulla, ontano, pioppo o maggiociondolo venisse privato dei rami e poi fissato nella terra. Alle donne del villaggio spettava il compito di attaccare al Palo ventiquattro nastri che misuravano il doppio della sua lunghezza; i colori erano innumerevoli, ma prevalevano il rosso, che simboleggiava il principio maschile, e il bianco, emblema di quello femminile. Le donne nubili erano tenute a realizzare una ghirlanda di fiori da porre attorno al Palo, in modo che potesse salire e scendere nel bel mezzo della danza rituale. Tre giorni prima dell’ inizio della festa, il Palo e la corona venivano consacrati. Erano rispettivamente il simbolo dell’ energia maschile e femminile.

 

 

Il giorno stesso delle celebrazioni, le donne scavavano una buca nel terreno laddove sarebbe stato collocato il Palo. La valenza emblematica di questo particolare è evidente: la buca rappresentava l’organo genitale femminile, mentre il Palo era un palese simbolo fallico. Nel momento in cui gli uomini si accingevano a sprofondare il Palo nella terra, avveniva un singolarissimo rituale. Le donne fingevano di allontanarli dalla buca per poi permettere loro di piantarvi il tronco. Infine, i nastri colorati venivano fissati sulla cima del Palo insieme alla ghirlanda. Attorno al Palo si effettuavano danze di corteggiamento: ogni uomo e ogni donna del villaggio dovevano tenere in mano l’estremità di un nastro. Le donne danzavano attorno al palo in senso antiorario, gli uomini in senso opposto. Quando l’uomo e la donna si incontravano, dovevano cambiare subito la direzione della loro danza. A segnare il ritmo, solitamente, era un tamburo detto “bodhran celtico”. Il rituale terminava nel momento in cui i nastri si intrecciavano attorno al tronco e la ghirlanda scendeva; a quel punto, la danza ricominciava in senso contrario e la ghirlanda doveva ritornare in cima al palo. L’ obiettivo, in sintesi, era che la corona di fiori scendesse e salisse senza difficoltà: raffigurava una metafora dell’ unione del Re e della Regina di Maggio, nominati quella sera stessa. Nei paesi anglosassoni, i componenti della giovane coppia venivano ribattezzati “John Thomas” e “Lady Jane”, il che riporta alla mente una celebre hit dei Rolling Stones (anche se alcuni identificano la “Lady Jane” del titolo con Jane Seymour, moglie di Enrico VIII Tudor).

 

 

I fiori assumevano un ruolo importante, nelle celebrazioni di Beltane. Oltre ad essere destinati alla ghirlanda del Palo del Maggio, adornavano il capo delle giovani donne e venivano raccolti dopo i rituali, prima di trascorrere la notte insieme sotto il cielo stellato. Il fiore è il perfetto emblema del risveglio primaverile, dell’ energia ritrovata. Al sorgere del sole, era come se esplodesse la fioritura. Il desiderio era sbocciato e avrebbe diffuso il suo profumo durante l’ intero giorno. Non dimentichiamo che per i Gaeli, appartenenti al gruppo dei Celti, la giornata iniziava al tramonto e terminava con il tramonto successivo. Incluso nei quattro festival gaelici associati ai cicli stagionali (gli altri sono Samhain, Imbolc e Lughnasadh), Beltane era una data ricca di tradizioni. I falò rimangono l’elemento principale, il più importante: con le loro fiamme altissime, rivestivano una valenza protettiva, purificatrice e beneaugurale. Un’usanza prevedeva che tutti i fuochi delle case venissero spenti e poi riaccesi con una torcia alimentata dal falò dei Druidi. Gli antichi sacerdoti celti, infatti, realizzavano grandi falò in onore di Bel (anche detto Belenus), il Dio della Luce e del Fuoco.

 

 

Nelle case, davanti al focolare, si banchettava in compagnia. I fiori, onnipresenti, decoravano le porte, le finestre, gli ingressi delle stalle e persino il bestiame: adornare una mucca era di buon auspicio per la produzione di latticini, all’ epoca una delle principali fonti di sostentamento. Si creavano i cespugli di Maggio, corposi bouquet composti da giunchi, rami, infiorescenze, nastri, conchiglie e spighe. I fiori più utilizzati erano le primule, il biancoscospino, il sorbo selvatico, il nocciolo, la ginestra, la calendula, che venivano affiancati plasmando le più disparate forme; abbondavano le ghirlande così come le croci. A Beltane erano d’obbligo le visite ai pozzi sacri, e a la rugiada incarnava un potente elisir di giovinezza.

 

 

I May Bush, cespugli di Maggio, erano alberelli riccamente adornati (si usavano finanche le candele, preziose palline d’oro e d’argento) che facevano bella mostra di sè nei giardini delle case. Non era raro che venissero banditi concorsi per il cespuglio più bello. Ciò, con il passar del tempo, diede adito a rivalità e ladrocini che in era vittoriana condussero alla messa al bando della tradizione. A Beltane, inoltre, tornavano alla ribalta i cosiddetti “Aos Sì”, l’antico popolo degli elfi e delle fate irlandesi. Si pensava che le fate avessero l’abitudine di rubare i latticini e per evitarlo venivano presi speciali accorgimenti: ad esempio, i prodotti caseari si legavano ai rami del Maggio. Gli ornamenti floreali delle mucche, oltre ad essere di buon auspicio, avevano un identico obiettivo. Proteggevano, cioè, i bovini dalle incursioni delle fate. Oppure, gli agricoltori effettuavano appositi riti per placare le incantate creature: si versava a terra una piccola quantità di sangue del bestiame, si organizzavano processioni…Ciò dimostra il carattere fondamentale che a livello nutritivo, a quei tempi, rivestivano i derivati del latte. La simbologia di Beltane include infatti anche la mucca, e accanto ad essa l’ape: il miele rientrava tra i portentosi alimenti che assicuravano il sostentamento dei Gaeli.

 

 

L’ amore e l’ innamoramento rappresentavano due punti cardine della festa. Il 1 Maggio si celebrava il sacro incontro tra il Dio e la Dea, lo sboccio del loro amore. Da questa unione scaturivano, copiosi, i germogli della vita. L’ Estate, a Beltane, è sempre più vicina e la terra riprende a donarci i suoi frutti; l’agricoltura fiorisce in vista dei prossimi raccolti. Spiritualmente, Beltane è il periodo dei traguardi raggiunti. Abbiamo consolidato le nostre potenzialità individuali e siamo pronti ad elevarci ulteriormente, raggiungendo livelli di autoconsapevolezza e propositività sempre maggiori.

Buon Beltane a tutti voi!

 

John Collier, “Queen Guinevere’s Maying”

 

 

Buon Equinozio di Autunno

 

Prendi un filare di aceri in questa luce leggera e vedrai l’autunno incandescente attraverso le foglie …. La promessa di oro e cremisi è tra i rami, anche se per adesso si è realizzata solo su un ramo solitario, un cespuglio impaziente o un timido piccolo albero che non ha ancora imparato a cronometrare i suoi cambiamenti.

(Hal Borland)

Benvenuto, Autunno. Oggi, con l’Equinozio (dal latino “aequa nox” perchè le ore di luce e buio sono equivalenti), la nuova stagione fa il suo ingresso ufficiale. Ma perchè il 23 Settembre e non il 21, come si pensa comunemente? E’ presto detto. La durata dell’ anno siderale – il tempo che la Terra impiega, cioè, per compiere il suo giro attorno al Sole –  non combacia alla perfezione con quella dell’anno solare: quest’ ultimo conta 365 giorni, mentre l’anno siderale vanta circa sei ore in più. Si è cercato di ovviare alla disparità introducendo gli anni bisestili; le date in cui cadono gli Equinozi, tuttavia, non risultano sempre le stesse. Di conseguenza, quest’ anno l’ Autunno arriva con “due giorni di ritardo” rispetto alla data stabilita convenzionalmente. Il semestre oscuro ha avuto inizio alle 3.03 di stamattina. La natura si prepara al riposo invernale: il ciclo produttivo è giunto al termine, il fogliame si tinge di splendidi colori prima di staccarsi dai rami, gli animali cominciano ad accumulare provviste per sopravvivere al grande freddo. Nella mitologia greca, al principio dell’ Autunno Persefone scendeva nell’ Ade per ricongiungersi con il re degli Inferi. La terra iniziava ad assopirsi in attesa di rifiorire in Primavera, quando la dea riabbracciava la madre Demetra nel mondo dei vivi. I Misteri Eleusini, riti mistici segreti celebrati nella Grecia antica, erano incentrati proprio sul mito di Persefone e sul suo rapimento a opera di Ade. L’ Equinozio d’Autunno è un’ importante data di transizione. Secoli orsono, fu battezzato Mabon dai popoli pagani: così viene chiamato anche il Sabbat che lo rappresenta nella Ruota dell’ Anno.

 

 

Mabon è un condottiero della mitologia gallese; impersonifica il dio della caccia, della giovinezza e del raccolto. Secondo un’ antica leggenda, sua madre Modron lo rapì tre giorni dopo averlo partorito e lo racchiuse nel suo grembo: a causa di ciò, Mabon rimase eternamente giovane e fu soggetto a una costante rinascita. Riguardo a chi lo salvò dalla “clausura”,  le voci sono discordanti. Vengono citati di volta in volta Re Artù o suo cugino Cuhlwch, un’ aquila, un gufo e un salmone. Quando fu liberato, il figlio di Modron diffuse il suo alone di luce nel mondo. Mabon è il seme che feconda, che dà origine a una nuova vita. Durante l’ Equinozio d’Autunno, gli antichi popoli ringraziavano il dio per i doni della terra: non a caso,  i frutti del tardo raccolto costituivano le pietanze tradizionali di quella data. Esprimere gratitudine a Mabon e invocare la sua clemenza in vista del gelido Inverno erano azioni che implicavano una rigorosa condivisione del cibo.

 

 

Le caratteristiche dell’ Equinozio di Autunno si rispecchiano anche nel modo ideale di celebrarlo spiritualmente. Giorno e notte hanno la stessa durata: ciò ci sprona a ricercare un’armonia, a bilanciare gli opposti che convivono in noi.  L’ ultimo raccolto è appena stato effettuato, è il momento di fare bilanci. Analizziamo il nostro raccolto personale, valutiamone i frutti, formuliamo su di essi opinioni e considerazioni. Inizia un nuovo ciclo stagionale, la natura che si assopisce è un invito a fermarci a meditare. L’ Autunno è introspezione, un viaggio all’ interno di noi stessi; l’acquisizione di una consapevolezza scaturita dalle nostre riflessioni. E’ il periodo più adatto per porre fine a situazioni sterili voltando pagina con entusiasmo e propositività. Le vibrazioni cosmiche emanate dall’ Equinozio sono molto intense. Andrebbero assaporate immergendosi nella natura, approfittando di lunghe passeggiate nei boschi per inebriarsi davanti all’ oro e al rosso porpora del fogliame.

 

 

Ma potreste dare il benvenuto all’ Autunno anche tra le vostre quattro mura: adornate le stanze e la tavola con piante secche decorative, castagne, frutta secca, petali essiccati, foglie morte dalle incredibili cromie. Degustate alimenti tipici come i cereali, i legumi, le patate e le zucchine cotte al forno, le mandorle, le mele e le zucche, annaffiandoli con un buon vino; il pane più indicato è quello di semola o di frumento. Bruciate incenso ai petali di rosa, alla salvia, all’ ibisco, e organizzate una cena a lume di candela optando per un décor in tonalità autunnali come il il vinaccia, l’arancio e il marrone.

 

 

 

 

Equinozio di Autunno

 

” Per questo preferisco di gran lunga l’autunno alla primavera, perché in autunno si guarda il cielo. In primavera la terra.”
(Soren Kierkegaard)

Buon Equinozio di Autunno! La nuova stagione farà il suo ingresso ufficiale stasera, alle 21.21. Oggi, il sole si trova allo zenit dell’ equatore: le ore di luce e quelle di buio avranno una durata identica e inizieranno i sei mesi più oscuri dell’ anno. Il secondo raccolto si è ormai concluso, la terra si prepara al suo periodo di riposo. Le foglie si tingono di cromie incredibili prima di staccarsi dai rami e volteggiare al suolo. Se in estate viaggiamo per esplorare il mondo, in autunno inizia l’ affascinante viaggio alla scoperta di noi stessi. Quando il ciclo produttivo della natura si arresta, assopendosi momentaneamente, è tempo di fare bilanci. Di riflettere sulla nostra interiorità, acquisire una nuova consapevolezza. Analizzare il proprio personale “raccolto” è il primo passo verso il raggiungimento di un’ armonia, di un equilibrio che coinvolgono spirito e materia in parti uguali: esattamente come giorno e notte, oggi, si trovano in simmetria perfetta. E se volete omaggiare l’ autunno con qualche gesto speciale, non dimenticate di bruciare incenso a base di mirra, pino o ibisco e di utilizzare le foglie morte per accendere eventuali falò. Ma il miglior rituale rimane una passeggiata nella natura, magari tra i boschi, per godere dei colori mozzafiato e delle avvolgenti atmosfere che questa stagione ci regala…

 

 

 

 

 

Mabon, Equinozio di Autunno

 

22 Settembre, Equinozio di Autunno. La terra si prepara a un lungo periodo di letargo e il sole a lasciar spazio a molte ore di oscurità. Il tempo del raccolto si conclude con il rituale della vendemmia e della lavorazione dell’uva: la sua chiusura nelle botti, dove viene lasciata a fermentare, sembra simbolizzare il processo di introspezione che l’arrivo dell’ Autunno favorisce; una meditazione sul nostro io concomitante con la stasi della natura che si va assopendo. Questa parentesi è sancita da Mabon, festività neopagana che ricorre a metà tra i due Solstizi e identifica l’Equinozio. Quel giorno, le ore di luce e di buio si equivalgono, suddivise in perfetto equilibrio. Il ciclo della semina e della raccolta, paragonabile all’ eterno ciclo di morte e di rinascita che scandisce il ritmo dell’ esistenza umana, è giunto al suo termine. Le foglie degli alberi volteggiano verso il suolo, la terra si addormenta in attesa della prossima coltivazione, gli animali fanno provviste in previsione dei rigori invernali. L’ ultimo raccolto ci ha permesso di fare un bilancio, di verificare l’entità di quanto, tra ciò che abbiamo seminato, ha dato il suo frutto. Allo stesso modo, Mabon è il momento ideale per sondare l’anima con una rinnovata consapevolezza, di effettuare una nuova “semina” in base al nostro raccolto interiore. E se l’oscurità che avanza ci invita a guardarci dentro, il torpore della natura va di pari passo con questa pausa di riflessione. Antichi rituali prevedevano l’istituzione di banchetti ricchi di bevande e cibo per propiziarsi le divinità della terra e celebrarne i doni, con l’augurio che – dopo la pausa invernale – continuassero ad elargire i loro frutti. A proposito di frutti, quale di essi se non la zucca può rappresentare l’Autunno in modo ottimale? La ritroveremo in un ruolo chiave ad Halloween (o Samhain, nella sua denominazione originaria), il 31 Ottobre: un’altra data estremamente significativa del calendario celtico e pagano.

 

 

 

 

 

Buon Solstizio d’Estate

 

Che sensazione così piacevole quella del sole sulla pelle.
Spirito e carne bevono nella luce di Dio la sua energia stessa.
(Terri Guillemets)

Ieri notte, alle 23, 45, l’ estate ha fatto ufficialmente il suo ingresso. Anche VALIUM si unisce ai festeggiamenti per il Solstizio d’Estate, la giornata più lunga dell’ anno:  è il trionfo della luce, l’ apoteosi del sole che, sorto alle 5,36, tramonterà soltanto alle 20,51. Midsummer (come lo chiamano gli anglosassoni) rappresenta la fase di passaggio dalla supremazia lunare a quella solare, il tempo del raccolto che segue alla semina. William Shakesperare, ispirato dalla fascinazione che su di lui esercitava, dedicò al Solstizio una delle sue opere più celebri, “A Midsummer Night’s Dream”, dove ne esalta la magia in un suggestivo intreccio di fantasia e realtà. Le atmosfere sospese di questi momenti di transizione incentivano le profezie, la messa in scena di rituali, la pratica delle arti divinatorie. La notte di Litha – un nome che alcuni fanno coincidere con quello di una dea sassone del grano, mentre per altri deriva dal germanico “licht”, “luce” – si raccolgono le erbe curative da conservare, meticolosamente essiccate, in vista dell’ inverno, e si accendono falò inneggianti all’ abbagliante luce del sole. Tra sogno e leggenda, ecco per voi una gallery che omaggia il Solstizio catturandone gli istanti più fatati.

 

 

 

Foto carta Tarocchi del Sole via Cassandra Santori from Flickr, CC BY 2.0

 

Alle origini della Befana: Frau Holle, Berchta e Frigg

 

“L’ Epifania tutte le feste porta via”, dice il proverbio. Vale quindi la pena di assaporare appieno questa ricorrenza e di accentuarne la magia puntando i riflettori sulla sua protagonista: in pochi sanno infatti che la vecchina che ogni 6 Gennaio, a cavallo di una scopa, si cala nei camini per riempirli di doni, si ispira a tre figure mitologiche che ricoprivano ruoli fondamentali presso le antiche popolazioni celtiche. La Befana affonda le sue origini nelle divinità generatrici, nelle forze propiziatrici della natura, in quella “Dea Madre” che la cultura Pagana rappresentava sotto molteplici sembianze. Queste divinità erano essenzialmente tre e portavano i nomi di  Holla (anche detta Frau Holle), Berchta e Frigg.

 

Frau Holle in un dipinto di Wilhelm Stumpf

Holla, Signora dell’ Inverno, era la Dea dei fenomeni naturali oltre che la protettrice del focolare domestico e degli animali. Berchta era associata invece alla fertilità della natura, degli esseri umani e del bestiame. Frigg, moglie di Odino (supremo Dio della mitologia norrena) e Grande Madre di tutte le divinità, degli spiriti e delle creature naturali, era la “Donatrice” e Signora delle Acque. Le tre Dee, nei 12 giorni che succedevano al Solstizio d’Inverno, sorvolavano i campi portando le loro benedizioni. Sostavano poi di tetto in tetto e, calandosi dai comignoli, donavano luce, fortuna e buoni auspici agli abitanti delle case in cui regnavano l’ armonia e la laboriosità. Al contrario, maledicevano le dimore in cui trascuratezza, pigrizia e caos proliferavano. Per attirarsi i favori delle Dee, dunque, le famiglie erano solite depositare offerte di latte, cibo o dolci sui tetti e nei caminetti, pronti ad accoglierle.

 

Berchta

Frigg – prima Filatrice e fautrice dell’ arte della filatura – era accompagnata da Fulla, sua devota ancella, impersonificatrice dell’abbondanza e della ricchezza della natura. La consorte di Odino vagava nelle case, nelle cantine e nelle stalle, assaggiava i cibi che le venivano offerti, e dove riceveva una buona accoglienza donava le sue benedizioni. Holla, Berchta e Frigg:  le tre Dee erano dotate di una bellezza talmente accecante e luminosa che era impossibile guardarle senza rimanerne abbagliati. Tuttavia il loro aspetto mutava costantemente, arrivando a trasformarle in anziane ripugnanti per simboleggiare la fine che, con il Solstizio d’ Inverno, portava a una rinascita, a un nuovo ciclo naturale.

 

“Frigga and the Beldame”: un dipinto di Harry George Theaker che potrebbe anche raffigurare la doppia iconografia di Frigg

Fu proprio su questa bruttezza estrema che il Cristianesimo fece leva, descrivendole come streghe o malvagie rapitrici di bambini (soprattutto Berchta, della quale girava voce che li uccidesse infilzandoli con il naso adunco) ai fini di scoraggiare il loro culto e le usanze pagane delle offerte in cibo che il popolo era solito compiere. In realtà, le tre Dee incarnavano qualità altamente positive: amavano l’ infanzia in quanto frutto della procreazione, proteggevano le filatrici per l’ analogia esoterica  che esisteva tra la lavorazione del fuso ed il destino, e propiziavano la rigogliosità della natura e del raccolto. Erano Dee che elargivano doni e benedizioni di casa in casa, assumendo solo temporaneamente l’ aspetto di tre ottuagenarie.

 

Frigg e Odino in un dipinto di Harry George Theaker

La (transitoria) parvenza decrepita, che le tre Dee nordiche coniugavano con una profonda bontà interiore, è un elemento fondante della leggenda della Befana: una sorta di “strega buona” che premia con bei regali i bravi bambini donando carbone a quelli che si sono comportati male. Con il passare dei secoli e con l’avvento del Cristianesimo, evolvette così la tradizione delle tre Dee. Un’ altra leggenda – stavolta di matrice cristiana – narra che i Re Magi chiesero come raggiungere Betlemme ad un’anziana che non volle dar loro direttive. In seguito la donna, pentita del suo gesto, si mise in viaggio e, vagando di casa in casa in cerca di Gesù Bambino, lasciò doni a tutti i bimbi incontrati sul suo cammino: tanto basta per ribadire la valenza bonaria che assume da sempre la figura della Befana.

 

Frau Holle in un dipinto contemporaneo di Mauro Breda