Tarik ben Ziyad nel regno delle meraviglie

 

“Shahrazàd iniziò a raccontare un’altra storia al calare della sera: Mio buon sire, mi hanno narrato che, nella città di Toledo, c’era un lussuoso castello sempre chiuso. E, ogni volta che un re spariva dal palcoscenico della vita, ne veniva incoronato un altro che ordinava di chiudere la maestosa porta della fortezza con un catenaccio di ferro battuto. Con il passare degli anni sulla porta si accumularono ventiquattro catenacci. Alla morte del ventiquattresimo re, salì al potere un uomo che non era di sangue reale. Il nuovo sovrano decise di aprire i catenacci a ogni costo e di scoprire le meraviglie del castello fatato. Invano i dignitari e i notabili cercarono di evitare che compisse tale atto, offrendogli oro, gioielli e munizioni. Ma quegli non desistette dal suo proposito; così i paggi e i fabbri furono costretti ad aprire i catenacci e a spalancare la maestosa porta. Quando il re solcò la soglia del castello, la sua attenzione fu attratta dai dipinti raffiguranti alcuni Arabi che indossavano lunghe tuniche e turbanti colorati e cavalcavano i cammelli. I guerrieri portavano lunghe lance in mano, mentre le spade erano poste nei foderi. D’un tratto gli occhi del re caddero su un grande libro; lo prese e lesse le prime righe: “Se la porta del castello verrà aperta, gli spietati Arabi conquisteranno questo regno. Guardatevi dal dischiudere i battenti di questa porta. ” Quel castello si trovava in Andalusia; venne conquistato nell’VIII secolo dal nobile Tarik ben Ziyad, ai tempi del califfo al-Walid ben Abd al-Malik. (…) Quando entrarono nel castello, Tarik ben Ziyad e i suoi uomini trovarono centosettanta corone tempestate di zaffiri e di diamanti. (…) Tarik ben Ziyad in un salone rinvenne alcuni elisir che trasformavano ogni dirham d’argento in mille dirham d’oro puro e un meraviglioso specchio rotondo tempestato di rubini costituito da un insieme di metalli pregiati e realizzato per il profeta Salomone. Chiunque vi guardasse dentro, vedeva rispecchiate dettagliatamente le sette regioni del mondo. Tarik ben Ziyad portò tutte quelle meraviglie in dono al grande califfo di Allah al-Walid ben Abd al-Malik. Subito dopo, però, gli Arabi espugnarono l’Andalusia, il regno più ricco e meraviglioso del mondo.”

Da “Le mille e una notte”, a cura di Hafez Haidar. Traduzione dall’arabo di Hafez Haidar (Oscar Classici Mondadori)

 

Illustrazione: “Arabian Nights” di Virginia Frances Sterrett

 

Il voto della futura Regina

 

” Il 21 aprile, nel giorno del ventunesimo compleanno della principessa, il discorso venne mandato in onda fingendo che si tenesse in diretta nella Government House di Città del Capo, di fronte a un pubblico radiofonico di oltre 200 milioni di individui che si erano sintonizzati per ascoltare la futura regina, americani compresi. Elisabetta chiarì fin dalla prima frase che l’esistenza che aveva scelto di consacrare all’espansione del Commonwealth non era una questione che riguardava soltanto i bianchi. “Colgo volentieri l’occasione per rivolgermi a tutti i popoli del Commonwealth e dell’Impero Britannico, dovunque essi vivano, a qualunque razza appartengano e qualsiasi lingua parlino.” Il discorso durò sette minuti e raggiunse il culmine nel passo in cui la principessa dichiarò di dedicare la vita al servizio della Corona e del suo popolo. Era una dichiarazione che ricalcava quasi un voto religioso e aveva commosso Elisabetta quando aveva letto le bozze per la prima volta. “Oggi desidero farvi una promessa. E’ molto semplice. Dichiaro davanti a voi che dedicherò tutta la mia vita, lunga o breve che sia, al vostro servizio e al servizio della grande famiglia imperiale a cui tutti apparteniamo. Ma non avrò la forza di portare a compimento questo impegno a meno che anche voi non vi uniate a me, e oggi vi invito a farlo. Sono certa che il vostro sostegno non verrà mai meno. Che Dio mi aiuti a realizzare questa promessa e benedica tutti quelli che vorranno prendervi parte.” In ogni parte del mondo molti interruppero l’attività quotidiana per ascoltare le parole della principessa, che chiaramente provenivano dal cuore. Il discorso fece venire le lacrime agli occhi al re, alla regina e alla regina Maria (…). Churchill, notoriamente emotivo fino alla punta del suo famoso sigaro, ammise di essersi commosso anche lui.”

 

Andrew Morton, da “The Queen. Elisabetta, 70 anni da regina.”

 

 

Foto di Lee Haywood, CC BY-SA 2.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0>, via Wikimedia Commons