Martedì Grasso in maschera

 

“Spesso una maschera ci dice più di un volto.”
(Oscar Wilde)

 

Martedì Grasso: l’ultimo giorno di Carnevale e il più esplosivo, il più pazzo, il più ricco di festeggiamenti. Oggi, “maschera” è la parola d’ordine assoluta. Perchè indossare una maschera è tassativo, se si vuole festeggiare davvero. Ma come nasce questa tradizione? A Venezia va il merito di averla introdotta nelle celebrazioni carnascialesche, che ebbero inizio intorno al 1000 d.C. Il primo documento in cui viene citato il Carnevale risale al 1094 ed è firmato dal Doge Vitale Falier. All’ epoca della Repubblica di Venezia venne istituito un periodo interamente votato al divertimento e alla goliardia con lo scopo di diluire le tensioni e il malcontento del popolo in un vortice di feste, danze e bagordi sfrenati. Maschere e costumi contribuivano ad azzerare le gerarchie sociali, ma l’anonimato garantiva anche il pubblico sbeffeggio dell’aristocrazia e delle figure istituzionali. Al Carnevale di Venezia, nel Medioevo, per le maschere non esistevano più regole ed erano tollerati persino gli insulti al Doge. Tramite la maschera l’identità veniva completamente stravolta. Spariva qualsiasi riferimento al ceto di appartenenza, al sesso, all’età, ai dati sensibili dell’ individuo. Per evitare clamorosi malintesi, “Buongiorno, signora maschera” era l’unico saluto che ci si scambiava. Travestirsi rappresentava, inoltre, un’ ottima valvola di sfogo. Uscire da se stessi per qualche giorno costituiva una sorta di liberazione, una fuga dalla quotidianità e dalla monotonia delle abitudini. Le maschere affollavano Piazza San Marco, le calli e i campi principali in un meraviglioso tripudio di colori, Venezia diventava un enorme palcoscenico dove regnavano la burla e il divertimento.

 

 

Il successo ottenuto dai travestimenti fu tale che nel 1271 la Serenissima divenne la sede di un fiorente commercio di maschere di Carnevale: proliferavano le scuole, le botteghe artigianali, le tecniche e i materiali utilizzati per plasmarle. Due secoli dopo, per la precisione nel 1436, uno statuto riconobbe ufficialmente il mestiere del “mascarero”. Questi artigiani cominciarono a impreziosire le maschere con dettagli sempre più pregiati. Dopo averle modellate sul gesso, l’argilla, la carta o la cartapesta, le tingevano dei colori prescelti e le arricchivano di piume, perle, arabeschi, ricami, dorature e via dicendo. Tra gli esemplari più richiesti a partire dal 1700, l’epoca d’oro del Carnevale di Venezia, rientravano la Baùta (una maschera bianca da abbinare a un tricorno e un mantello neri), la Gnaga (una maschera che riproduceva il muso di un gatto) e la Moretta (una mascherina in velluto nero), destinata al “gentil sesso”. Questi tre modelli rimangono in uso a tutt’oggi e sono ancora richiestissimi nelle botteghe veneziane. Ma è poi vero che tramite una maschera ci è possibile annullare totalmente la nostra identità? Anche la scelta di interpretare un personaggio diverso da noi stessi, in realtà, la dice lunga su chi siamo e sulla nostra percezione del sè. A volte, sebbene possa sembrare un paradosso, soltanto liberandoci dalla maschera che indossiamo giorno dopo giorno riusciamo a mostrarci per come siamo realmente.

 

 

C’è una maschera per la famiglia, una per la società, una per il lavoro. E quando resti da solo, non rimane più niente.”
(Luigi Pirandello)

 

 

Non dal volto si conosce l’uomo, ma dalla maschera.”
(Karen Blixen)

 

 

“Durante il Carnevale, l’uomo mette sulla propria maschera un volto di cartone.”
(Xavier Forneret)

 

 

“Ci sono tanti che hanno sempre la stessa maschera, e quando gliela si vuole strappare ci si accorge che è il loro volto.”
(Elias Canetti)

 

 

“Nascondi ciò che sono
e aiutami a trovare la maschera più adatta
alle mie intenzioni.”
(William Shakespeare)

 

 

“Il mondo è un vasto teatro in cui ognuno interpreta la sua parte con la maschera sul naso.”
(Axel Oxenstierna)

 

 

 

Il luogo: Zante, viaggio nell’ isola che diede i natali a Foscolo

 

” Né più mai toccherò le sacre sponde
ove il mio corpo fanciulletto giacque,
Zacinto mia, che te specchi nell’onde
del greco mar da cui vergine nacque
Venere, e fea quelle isole feconde
col suo primo sorriso…”

(Ugo Foscolo, da “A Zacinto”)

 

Il suo nome è Zante, ma anche Zacinto, o meglio Zakynthos come la chiamano gli autoctoni. Appartiene all’ arcipelago greco delle Isole Ionie (che include anche Corfù, Cefalonia, Itaca, Leucade, Cerigo, Passo) ed ha una superficie di 405 km 2 su cui sono distribuiti 40.000 abitanti. Se amate la natura selvaggia ma non disdegnate la nightlife e il divertimento, Zante fa al caso vostro: è un’ isola singolarissima, ricca di sfaccettature. Secondo la mitologia greca, a Zante nacque Venere; non soprende, dunque, che sia una sorta di paradiso terrestre lambito dal mare più azzurro che ci sia. Leggende a parte, Zakynthos diede i natali al poeta Ugo Foscolo. Non va dimenticato, infatti, che per ben sei secoli – a partire dal 1194 e fino al 1797 – l’isola fu soggetta al dominio della Repubblica di Venezia. Ma quali sono le origini di Zante e perchè le venne attribuito quel nome? Omero fu il primo a citarla in un testo, lo fece sia nell’ Iliade che nell’ Odissea. Si narra che, in tempi antichissimi, la Dea della Caccia Artemide vagasse di continuo nei rigogliosi boschi di Zante, e che suo fratello Apollo solesse decantare la bellezza di quei luoghi accompagnandosi con la lira. In onore dei due Dei venivano organizzati eventi, gare e svariati spettacoli, finchè, tra il 1500 e il 1600 a.C., sull’ isola approdò Zakynthos (il figlio di Dardano, Re di Troia) e la colonizzò. Zakynthos era partito dalla città di Psofida, in Arcadia; a Zante fondò un’ acropoli a cui diede lo stesso nome. Considerato colui che scoprì e popolò l’isola, Zakynthos divenne la sua icona. Appariva sulle monete e si tramutò in una sorta di emblema: era raffigurato mentre reggeva tra le mani un serpente, perchè – come asserivano le leggende – al suo arrivo fece piazza pulita dei serpenti che si addensavano nel territorio. A tutt’ oggi, Zakyhthos (in italiano Zacinto) viene considerato l’ eroe supremo dell’ isola che nel 2011 prese il nome di Zante.

 

 

Omero la ribattezzò “Fiore di Levante”, Foscolo le dedicò un sonetto, “A Zacinto”: le meraviglie naturali di Zante sono state celebrate sin dalla notte dei tempi. Il verde pervade l’ intera isola, le spiagge sono molteplici e collocate in spettacolari insenature, le pareti rocciose cadono a strapiombo sul mare. Il paesaggio è straordinario, caratteristico. Abbondano gli ulivi, i vigneti, le piantagioni di cedri, che fanno dell’ agricoltura una delle ricchezze principali dell’ isola. Tipico di Zante è il corinzio nero senza semi, detto ribes: la coltivazione di questa varietà d’ uva risale a epoche antichissime; secoli orsono, il ribes veniva esportato nel Mediterraneo attraverso il porto di Corinto. Altre risorse sono rappresentate dall’ allevamento degli ovini, da due giacimenti minerari situati a ovest dell’ isola, dall’ artigianato e, naturalmente, dal turismo. Anche perchè Zante è una meta per tutti i gusti. Chi ama il relax e i panorami incontaminati la adorerà, chi è in cerca di mondanità potrà trovare “movida” in abbondanza lungo la costa meridionale. A ovest si concentrano scogliere altissime, nelle zone interne sono presenti luoghi in cui la civiltà sembra non essere ancora arrivata: vecchie mulattiere attraversano un territorio straripante di piante selvatiche e costellato da mulini d’ altri tempi. Il clima, senza dubbio, favorisce questo tipo di paesaggio; a Zante le primavere sono piovose e le estati caldissime, ma secche. E se le temperature raggiungono normalmente i 40-45 gradi, risultano sopportabili grazie all’ assenza dell’ afa.

 

 

Se dovessimo scegliere uno scorcio specifico per identificare l’ isola, punteremmo di sicuro sulla spiaggia del Relitto o del Navagio (in italiano, naufragio). Si trova sulla costa nord-occidentale ed è collocata tra due promontori rocciosi: appare come un’ insenatura di spiaggia bianchissima dove dal 1980 giace il relitto della motonave Panagiotis, che quell’ anno naufragò dopo essere rimasta incagliata in una secca. La vecchia nave arrugginita risalta sul candore della cala, che alterna sabbia e ciottoli: non è un caso che questa location sia una delle più fotografate di Zante. Per ammirarla dall’ alto, e godere al tempo stesso del blu intenso del mar Ionio, basta percorrere un sentiero panoramico laterale alla spiaggia. Navagio Beach, da notare, è raggiungibile soltanto via mare.

 

 

Dato che parliamo di spiagge, eccone qualcun’ altra da non lasciarsi sfuggire. Se amate praticare lo snorkeling, puntate su Makris Gialos: è una spiaggia composta di sabbia e ciottoli situata nei paraggi di stupefacenti grotte subacquee. A pochi passi dal villaggio di Alykes troverete invece la spiaggia di Xigia: su questa cala incassata tra due scogliere rocciose vi sentirete in un vero e proprio angolo di Eden. Il fondo è sabbioso (l’ optimum per chi detesta camminare sui ciottoli), e nelle immediate vicinanze si apre una grotta dove scorre una sorgente naturale di acqua sulfurea. Grazie all’alta concentrazione di zolfo, il mare su cui si affaccia la spiaggia sfoggia una nuance di turchese mozzafiato. Il fondale sabbioso – ricoperto però da numerosi ciottoli –  contraddistingue anche la spiaggia di Limni Keri, un paesino posizionato di fronte all’ isola di Marathonissi. Circondata da un gran numero di pini marittimi e di taverne, questa piccola baia, al tramonto, è impregnata di un’ atmosfera incredibilmente suggestiva. La collocazione alle pendici di Capo Marathia, un maestoso promontorio, fa sì che la spiaggia sia un perfetto punto di partenza per le escursioni nel Parco Marino Nazionale, nell’ isola di Marathonissi e nelle grotte e calette di Capo Marathia. Kaminia Beach si trova nel cuore del golfo delle Tartarughe: il suo fondo di sassi candidi è raggiungibile solo tramite una scaletta assai ripida. Non è il massimo della comodità, ma se adorate le spiagge nascoste vale la pena di farci un salto! Porto Roxa, completamente attorniata dalle rocce, abbina il relax al divertimento sfrenato. Le taverne abbondano e il calar del sole è tutto da ammirare. Non è raro, inoltre, ottenere ombrelloni e sdraio gratuiti in cambio di una consumazione nei suoi brulicanti locali.

 

 

Una visita al Parco Nazionale Marino è imprescindibile. E’ sorto nel 1999 a tutela delle tartarughe acquatiche Caretta caretta, una specie tipica del mar Mediterraneo che è solita nidificare sulla costa sud-occidentale di Zante (si contano circa 1300 nidi l’anno). L’ area del Parco include quattro isolotti situati a sud dell’ isola: Marathonissi, Pelouso e le due isole Strofadi. Le tartarughe, ad alto rischio di estinzione, raggiungono le spiagge ogni mese di Giugno per sotterrare le loro uova nella sabbia. Dopo circa 55 giorni queste si schiudono e i cuccioli si dirigono autonomamente verso il mare.

 

 

Le Grotte di Keri rappresentano un’ ennesima meraviglia locale. Sono posizionate a sud-ovest di Zante, nei pressi del promontorio di Capo Marathia, e si raggiungono solamente via mare tramite barche private o turistiche. Queste grotte si sviluppano lungo la costa a strapiombo, che favorisce una notevole profondità dei fondali: le imbarcazioni, in genere, possono accedervi senza problemi. Nelle grotte con un ingresso molto stretto si può invece entrare a nuoto. In questa zona è consigliabile soffermarsi ad ammirare i Mizitres, due faraglioni uniti da una sottilissima lingua di sabbia alle pareti rocciose del litorale. La spaccatura che squarcia un faraglione rende possibile esplorare quest’area a nuoto osservando le innumerevoli stelle marine che la popolano. Anche sulla costa nord-occidentale dell’ isola è presente una serie di grotte incantevoli. Si tratta delle celebri Grotte Blu, formazioni geologiche che partono da Agios Nikolaos ed arrivano fino a Capo Skinari: una zona ideale per praticare lo snorkeling. Il nome delle grotte si ispira ai particolarissimi riflessi azzurri che l’acqua marina proietta al loro interno. Come avviene per le Grotte di Keri, alcune Grotte Blu sono visitabili con una piccola imbarcazione oppure a nuoto (un metodo riservato ai più esperti).

 

 

Un tour ideale dell’ isola di Zante comprende i luoghi, i paesaggi e gli edifici più disparati: antichi mulini, strade panoramiche, monasteri secolari come, ad esempio, San Giorgio delle Rocce, situato nel paese di Anafonitria. Il complesso architettonico si staglia su un promontorio e vanta una magnifica vista mare. Consta di una torre a base circolare, una serie di alloggi e una chiesetta che i pirati distrussero nel 1553. Successivamente, venne ricostruita in tipico stile veneziano. Un altro monastero molto caratteristico è quello di Eleftherotria, il monastero della Madonna Liberatrice. Si trova nei pressi di Macherado e somiglia ad un castello ricco di torri, archi e merlature. Il tour prosegue a Zante, capoluogo dell’ isola e suo porto principale. Un terribile terremoto rase al suolo la città nel 1953, annientando ogni traccia dell’ antico dominio veneziano. I portici, i palazzi e i luoghi di culto che si rifacevano strutturalmente alla Serenissima vennero riedificati in stile moderno. Le uniche testimonianze risalenti ai tempi che furono sono rappresentate dalla chiesa di San Dioniso (dove vengono conservate le reliquie del santo), la chiesa di San Nicola del Molo, l’ edificio della Banca Nazionale e la piazza di San Marco, un nome scelto non a caso. Imperdibile una passeggiata nei tortuosi vicoli, costeggiati da case con cortili adornati di fiori, e il panorama che abbraccia la baia di Zante. Proprio dietro la città, nel punto più alto della collina Strani, spicca poi un delizioso borgo che circonda i resti di un castello veneziano: merita di essere visitato senza esitazione. E la vita notturna, le discoteche, i pub? Oltre che a Zante, si concentrano a Argassi e Laganas. Quest’ ultima località, situata nel sud dell’ isola, viene soprannominata “la piccola Las Vegas” ed è tutto dire. Nightclub, negozi, hotel e ristoranti si susseguono in un’ esplosione di insegne al neon che accendono la notte di mille colori. I supermercati, i locali e gli esercizi commerciali rimangono aperti pressochè h24 e anche la spiaggia, che si snoda per chilometri e chilometri, è frequentatissima a ogni ora del giorno e, ça va sans dire…della notte! Zante, insomma, è l’isola perfetta per qualsiasi esigenza e qualsiasi stile di vita. E voi, quale aspetto di Zakynthos preferite?

 

Sulle tracce del Principe Maurice – Gli auguri “dogali” del Principe per i 1600 anni di Venezia e novità che spaziano dalle arti circensi a un Casanova pop

 

La nuova puntata di “Sulle tracce del Principe Maurice” non poteva che aprirsi con questo meraviglioso video. Venezia compie 1600 anni e, la notte del 25 Marzo (data della sua fondazione), il Principe va a farle gli auguri. Eccovi qualche cenno sulla trama. Manca poco a mezzanotte, la Serenissima è deserta. In pieno coprifuoco, calli, piazzette e canali sono immersi in un silenzio irreale. Un enigmatico personaggio si aggira tra quei luoghi, che la quiete ammanta di incanto: sfoggia i sontuosi abiti di un Doge e sembra uscito dall’ epoca della gloriosa Repubblica di Venezia. Avanza lungo le calli, oltrepassa il Ponte di Rialto, approda in Piazza San Marco. Qui si fa il segno della croce e, inginocchiato davanti alla Basilica, allarga le braccia in un gesto solenne. Quando si rialza, le campane prorompono in un tripudio di rintocchi; è come se il loro suono celebrasse l’ armonia perfetta  instauratasi tra l’ uomo misterioso e la location. Il Doge, allora, comincia a spogliarsi a poco a poco rimanendo nella tuta nera che gli inguaina persino il volto. Ma non appena lo svela…sorpresa! Scopriamo che è il Principe Maurice a celarsi dietro quel notabile d’altri tempi. Inebriato dalla magnificenza della sua Venezia, Maurice le soffia un bacio, mostra al mondo con orgoglio la bellezza di San Marco…L’ amore e la venerazione di cui è intriso il video (diretto da Andrea Rizzo) sono palpabili. Perchè, pur essendo nato e cresciuto in Lombardia, l’ icona del Teatro Notturno ha stretto un legame indissolubile con la Serenissima. La perla lagunare lo ha accolto come un autentico Doge, consolandolo nei momenti più bui e regalandogli splendore, magia, atmosfere oniriche in abbondanza. Il Principe l’ ha ringraziata impersonando il leggendario avventuriero veneziano del ‘700, Casanova, al quale si ispira un progetto – altisonante a dir poco – che presto lo coinvolgerà in un ruolo inedito. Di questo, e di molto altro ancora, parleremo nell’ intervista che state per leggere. E’ una conversazione che tocca svariati temi. Godetevela tutta perchè, dulcis in fundo…si conclude con un emozionante messaggio che Maurice rivolge ai fan, i suoi e di VALIUM: il blog che lo ospita felicemente da ben tre anni.

L’ ultima puntata di “Sulle tracce del Principe Maurice” risale al Carnevale di Venezia digitale. Da allora, si è fatto un passo avanti nella gestione della pandemia: le regioni sono rimaste a colori, ma la fase della vaccinazione sta avanzando più o meno velocemente. La luce in fondo al tunnel, secondo te, è vicina?

La mia sensazione è che il vaccino, effettivamente, stia dando speranza alle persone. Io sono sempre stato abbastanza contrario, però mi rendo conto che in una situazione del genere poter avere almeno una “sicurezza” sia molto importante. Questa ondata è stata terrificante, molto virulenta. Ha colpito anche i più giovani e abbiamo capito che il fenomeno stava diventando decisamente preoccupante. Il fatto che la campagna vaccinale sia iniziata è senza dubbio consolatorio e crea un atteggiamento anche a livello politico, sociale e di conseguenza economico, più costruttivo. Personalmente, devo dire che ho fatto il vaccino Pfizer e non mi ha dato effetti collaterali. Mi sento più sicuro nei confronti di una situazione familiare delicata dal punto di vista della salute, ma anche nei confronti di uno strumento necessario come il Passaporto Sanitario: mi sono portato avanti perché ho tantissimi progetti all’ estero e per me viaggiare sarà tassativo. Nulla dà la certezza di nulla, però il vaccino indubbiamente mette al riparo dalle forme più gravi di Covid. Insomma, mi sono convinto a farlo!

 

Il Principe nei panni del Dottore della Peste durante il Carnevale di Venezia 2021

Come hai trascorso questo ultimo lockdown?

Diciamo che non l’ho vissuto in maniera così claustrale come il primo. In realtà, potendomi muovere per lavoro e avendo svariati progetti in ballo, per me è stato un periodo abbastanza normale. Però dal punto di vista psicologico mi sono reso conto che continua ad essere pesante… Questo lockdown non l’ho trovato troppo duro per quanto riguarda le chiusure e le limitazioni, sono anche riuscito a fare delle cose interessanti, ma un pochino più frustrante, più inquietante. Siamo tutti allo stremo, siamo stanchi… La preoccupazione principale è quella che il nostro ambiente, l’ambiente dell’intrattenimento, è ancora in alto mare. Nonostante la bellissima campagna di rinnovamento d’immagine del SILB veniamo considerati, purtroppo, un ambiente marginale.

 

L’ accattivante grafica del Creative Lab del SILB, la sezione interattiva che si occupa dei progetti dedicati soprattutto ai più giovani

Nel frattempo, ti sei concentrato su due progetti altamente speciali. Uno riguarda il mondo del circo, evocativo per l’elemento onirico e quasi “felliniano”, l’altro il tuo adorato Casanova rivisitato in una chiave inedita di cui sarai tu a parlarci…

Il progetto circense è straordinario. Un regista tra i più significativi della mia carriera, Antonio Giarola (cineasta circense e teatrale acclamatissimo a livello mondiale oltre che scrittore, poeta e pittore), mi ha coinvolto in un’ iniziativa che prende spunto dal Salieri Opera Festival. Antonio Salieri, il famoso compositore che fu antagonista di Mozart alla corte asburgica, nacque a Legnago, in provincia di Verona, e proprio a Legnago c’è un teatro – a lui dedicato – nel quale si svolge ormai da anni quel prestigioso Festival. Per la prossima edizione si è voluto dare spazio ad un progetto nuovissimo: nobilitare l’arte circense riferita alle abilità umane. Acrobati, giocolieri, equilibristi e così via dovranno esibirsi sulle note di brani di musica classica, esaltando i virtuosismi del corpo e la poesia della plasticità. L’ “International Salieri Circus Award”, patrocinato dall’ Associazione Nazionale Sviluppo Arti Circensi,  è il primo festival – concorso internazionale che coniuga il circo con la grande musica classica. Io sarò il conduttore e mi esibirò in alcune performance teatrali negli intermezzi.

 

Il Principe Maurice nella locandina dell’ “International Salieri Circus Award”

Amo molto il circo…Ho interpretato spesso il clown bianco bowiano così come un Casanova circense, dove le acrobazie erotiche diventavano acrobazie tout court. Ho avuto la fortuna di lavorare con Livio Togni e di avere insegnanti straordinari quali, appunto, Antonio Giarola, il padrino di questo favoloso e raffinato  show. Per quanto riguarda la figura di Casanova, invece, mi coinvolgerà su vari fronti: al momento posso dirvi che prenderò parte ad un progetto meraviglioso nelle vesti di assistente alla produzione, consulente e amico a fianco di Red Canzian (ex Pooh), che ha scritto un’opera ispirata a Casanova dal titolo “Casanova Opera Pop”. Ma sarà un Casanova romantico, inedito. Il Casanova immaginato da Matteo Strukul nel suo romanzo, dove l’avventuriero finalmente si innamora e vuole accompagnarsi alla sua Francesca. Si tratta di una produzione originale, ambientata a Venezia, che vanta ben 35 brani inediti (naturalmente, composti da Red Canzian) per due ore di spettacolo e la partecipazione di 25 performer tra cantanti-attori e ballerini-acrobati. La regia porta la firma di Emanuele Gamba. Aggiungo che, siccome questo evento vuol essere autenticamente veneziano anche a livello di artigianalità, i costumi saranno del mio grande amico Stefano Nicolao, già coinvolto in importanti produzioni cinematografiche e teatrali. Vi informo subito sulle date degli show sopraccitati: dal 23 al 27 Settembre per l’ “International Salieri Circus Award” al Teatro Salieri di Legnago, il prossimo novembre per “Casanova Opera Pop” di Red Canzian, che debutterà a Venezia nel delizioso Teatro Malibran prima di andare in tour in svariati teatri d’ Italia e mondiali. Il mio più grande desiderio sarebbe che venisse replicato al Malibran come spettacolo “residente” come è avvenuto per il “Fantasma dell’Opera” nel West End di Londra, perché è la più bella opera pop dedicata al caro Giacomo che io abbia mai sentito. Cambiando completamente argomento, il 9 aprile è uscito un remix a cura di Dj MAXWELL in collaborazione con DINO BROWN e VISEmc di “Techno Harmony”, il brano che avevo inciso negli anni ‘90 con Mario Più. Lo potete trovare su tutte le piattaforme in un’edizione inedita, parzialmente rappata molto intrigante. (qui sotto trovate il promo, ndr)

 

 

Il 2021 è l’anno in cui Venezia festeggia il suo 1600simo compleanno. E tu le hai fatto degli auguri davvero molto, molto speciali…

Il mio contributo ai 1600 anni della Serenissima è un video girato in notturna nella città deserta… Mi emoziono ancora, pensando a quello che ho fatto e a come l’ho fatto! Innanzitutto devo ringraziare Andrea Rizzo, un video maker talentuosissimo che abbiamo qui a Venezia. Con lui collaboro da sempre, non abbiamo neanche bisogno di parlare per capirci. Vi racconto la storia di questo video. Con Andrea, in maniera del tutto improvvisa e clandestina, abbiamo deciso di fare una sorta di flash mob. Sono andato da Stefano Nicolao per procurarmi un costume da Doge e, nottetempo, ci siamo aggirati per la città deserta a fare le riprese. Ti giuro, abbiamo fatto tutto in tre quarti d’ora! Non tanto perché volevo sfuggire ai controlli delle autorità (in fondo stavamo lavorando), ma soprattutto perché volevo pubblicare il video sui social a mezzanotte in punto! Ogni scena era un “buona la prima”. Mentre camminavamo dicevo ad Andrea quello che avrei fatto, dove sarei andato, quali sarebbero stati i miei gesti…Credo che neanche se uno provasse per un mese riuscirebbe a fare delle riprese così perfette! C’era talmente tanto amore, talmente tanta adrenalina, talmente tanta emozione nel girare, che abbiamo finito in un lampo! Siamo partiti da San Giacometto, la chiesa dove si dice che la città sia stata fondata, poi percorrendo il Ponte di Rialto e calli e ponti vari siamo arrivati a San Marco. In piazza, davanti alla basilica, mi sono inginocchiato, ho allargato le braccia, sono passato accanto alle colonne e finalmente si è scoperto che questo misterioso Doge non era altri che il Principe Maurice che, emozionatissimo, rendeva omaggio alla sua Venezia per i suoi 1600 anni di vita. Ho pubblicato il video a mezzanotte ed è diventato virale in tutta Europa nel giro di poche ore! Quella notte, ti giuro, si è compiuta una magia indimenticabile! Per me Venezia è una grande madre, mi ha consolato di grandi dolori, mi ha curato l’anima…Quando ho avuto dei dispiaceri mi sono sempre rifugiato qui. La città mi ha ricambiato con dei momenti languidissimi ma anche di grande gloria, di grande soddisfazione, di grande euforia, per cui non potevo non farle degli auguri speciali per questo anniversario. Venezia, per me, è un po’ come una donna che amo. E Flavia non può essere gelosa, perché competere con un’ “entità” di 1600 anni è fuori discussione…Ubi maior! (ride, ndr)

 

Un Doge contemporaneo e decisamente pieno di sorprese: Maurice immortalato con l’ abito di Stefano Nicolao che indossa nel video dove fa gli Auguri a Venezia

A livello di vita privata, invece, ti suddividi tra Venezia e Milano. Come riuscite a “giostrare”, tu e Flavia, la vostra relazione in gran parte a distanza?

Quando siamo distanti ci facciamo delle lunghe videochiamate, gli aggiornamenti sono quotidiani! Diciamo che funziona, almeno ci si vede e si parla. E’ qualcosa della tecnologia che amo molto: la videochiamata è il futuro che immaginavo, la utilizzo spessissimo in famiglia e anche con Grace Jones, che ora vive in Giamaica. Per me il lavoro e gli stimoli più importanti sono a Venezia, a Milano ci vado per stare con Flavia e per rilassarmi. Quando sono là, se lei sta lavorando le dò una mano. Mi occupo anche di mansioni casalinghe! Chiacchieriamo, lavoriamo, passiamo il tempo, così mi sento utile. C’è molta complicità anche nel lavoro, tra noi.

 

L’ex Pooh Red Canzian insieme al Principe e al costumista Stefano Nicolao: i tre daranno vita, ognuno nel suo rispettivo ruolo, a “Casanova Opera Pop”, un progetto ideato da Canzian

Il logo della produzione

Sulla riapertura delle discoteche è ancora buio pressoché totale. Avete in vista qualche iniziativa a loro favore, con il SILB-Fipe?

Recentemente, abbiamo organizzato uno streaming di sei ore al Teatro Accademico di Castelfranco Veneto. Ma abbiamo in mente di farne prestissimo un altro: si stanno risvegliando varie entità ed associazioni non solo riferite ai gestori, ma anche ai dj, alle agenzie musicali eccetera. Cominciamo ad essere tutti molto stanchi di questa chiusura a oltranza. Quindi, sia riguardo ai locali che all’ ambiente dell’intrattenimento in generale, sono in vista alcune manifestazioni. Anche perché si avvicina la bella stagione e i locali, nei centri turistici, costituiscono delle attrazioni. Il Cocoricò a Riccione, piuttosto che il Muretto a Jesolo, sono poli che attirano persone che di giorno e di sera prima del club vanno a mangiare, a dormire, in stabilimenti balneari, a  fare shopping, a bere, al cinema… Per rilanciare una nazione e il suo turismo non si può prescindere dal settore dell’intrattenimento, di cui fa parte a pieno titolo. L’ intrattenimento ha una funzione culturale, sociale (che io ho sempre ribadito), ma anche turistica ed economica. Tra le manifestazioni che abbiamo previsto, alcune saranno prettamente artistiche: mi ha appena chiamato Leonardo Brogi del team Metempsicosi, che desidera organizzare performance in un teatro ricavato da una cava di marmo. Vogliamo far capire che non ci manca la creatività, non ci mancano le capacità, non ci manca la serietà per fare cose belle. Che la smettano di vedere i locali come luoghi marci dove la gente marcia va a marcire! Siamo pieni di inventiva, di professionalità, e il nostro scopo è dimostrarlo. Uccidere il nostro ambiente significa uccidere qualcosa di significativo per tutti, non solo per i giovani.

 

Il Principe Maurice, portavoce del SILB, durante il convegno in live streaming al Teatro Accademico di Castelfranco Veneto

Un flyer che evidenzia la preziosità della location del simposio

Vorrei chiederti notizie del corto “Vuoto di scena”, che anche i lettori di VALIUM attendono con molto interesse. Ci sono novità al riguardo?

“Vuoto di scena” è nel mio cuore e pronto per prendere vita. Penso che possa essere una delle iniziative a ridosso delle aperture. Speriamo, perché non se ne può più!  Sicuramente anche “Vuoto di scena” diventerà un grido di allarme, di sofferenza e soprattutto di voglia di ricominciare. Vogliamo ricominciare, siamo stufi! Abbiamo bisogno di essere sostenuti, perché il nostro settore non ha ricevuto alcun tipo di ristoro se non aiuti miserrimi con cui non si riesce neppure a pagare le bollette. E’ vergognoso! All’ estero hanno fatto dei bellissimi esperimenti: in Olanda, in Spagna…Bisogna proseguire su quella strada, provare a capire come si può fare per ricominciare a vivere. Ma iniziando subito! Le ferite della pandemia sono difficili da cancellare a livello psicologico, economico…E ci vorranno anni per cancellarle davvero. Se continuiamo così, ci devasteranno!

 

Il Principe: “Casanova sì, ma non oltre i 73 anni!”…A quell’ età, infatti, l’ affascinante Giacomo morì e Maurice ha deciso che smetterà di interpretarlo dopo il suo 73simo compleanno

Nei periodi di lockdown, se ci fai caso, si nota che sono proprio i luoghi della socialità e dell’aggregazione, come i bar, i pub, i ristoranti, le discoteche, i locali in generale, ad animare le città. Di conseguenza, a mio parere, se ora sono i più penalizzati, possiamo star certi che – supportati da adeguati ristori – sopravviveranno a qualsiasi tipo di catastrofe. Cosa pensi di questa mia teoria?

Sono pienamente d’accordo! La gente avrà voglia di ricominciare a incontrarsi, a vedersi. Ma bisogna erogare immediatamente dei ristori adeguati, altrimenti molti locali non riapriranno. Una buona parte non avrà più modo di restare aperta, altri falliranno. Pagare i fornitori, le tasse, gli affitti, le bollette, sono incombenze che determineranno la loro sparizione. Quelli che riusciranno a rimanere in piedi sicuramente si riprenderanno, ci sarà una bellissima rinascita, però li devono mettere in condizione di risorgere…Vanno supportati! Anche perché, come dici tu, questi luoghi di socialità saranno molto ambiti e saranno necessarissimi per far ritornare le persone ad una sorta di normalità mentale e comportamentale.

 

La locandina del convegno on line #musicafutura, organizzato dal SILB

Oggi, dire “mondo della notte” equivale a dire “coprifuoco”. Secondo te, quel mondo potrà tornare presto a scintillare?          

Parlando di locali notturni, discoteche e sale da ballo bisognerà capire come reinventarsi, come riproporsi. Perché mentre andare al bar o al ristorante è qualcosa di più comune, andare a divertirsi in un locale sarà sicuramente un bel passo da fare: la gente si sta disabituando a certi ritmi. Tutto questo ci offrirà una grande chance per reinventarci, persino dal punto di vista della sostenibilità. Vorremmo utilizzare gli spazi delle discoteche anche in diurna, ce ne sarà bisogno per far ritrovare i giovani tra loro a parlarsi e a ricrearsi…E’ una bella sfida! Il passaggio dal coprifuoco alla riapertura non sarà facile. Sarà una sfida, ripeto, ma siamo pronti ad affrontarla.

Dal punto di vista interiore, pensi che il dramma della pandemia ti abbia cambiato? Quanto ti ha toccato nel profondo?

La mia fortuna è stata quella di aver trovato in Flavia una compagna che mi ha sostenuto, perché io detesto la solitudine. Se avessi dovuto passare il lockdown da solo sarei impazzito: sono un animale sociale, un animale da palcoscenico…E senza quella che è la mia essenza, la mia vocazione, non avrei retto. Per cui, certo, la pandemia mi ha segnato e mi ha toccato, però mi ha anche fatto riflettere su delle cose molto belle che avevo dentro. Mi ha fatto prendere decisioni importanti, come quella di sposarmi con la persona giusta: una scelta che magari, in altre circostanze, avrei fatto con più calma…Sotto certi aspetti, quindi, il periodo del lockdown per me è stato positivo. Sotto altri, inquietante e lo è tuttora. Tutto dipende dalle persone con cui puoi condividere i momenti difficili. E se non posso condividerli con tutte le persone meravigliose che continuano a seguirmi anche attraverso i social, voglio interagire con una persona sola, ma che sia speciale come lo è Flavia. Per me la chiave dell’esistenza è la condivisione. Se non avessi potuto condividere questo brutto periodo con nessuno sarei morto interiormente. Ma anche se Flavia, che è creativa e stimolante, è riuscita a farmi superare il dramma del lockdown, sono rimasto comunque molto segnato. La cosa più avvilente è che, dal punto di vista politico e sociale, il mondo della notte viene considerato qualcosa di superfluo o da buttare. Dietro di noi ci sono storie, famiglie da mantenere, passioni, investimenti, possibilità…Come si può pensare che se una discoteca chiude non sia qualcosa di importante? Ultimamente ho avuto una soddisfazione dal sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, che in una riflessione televisiva a “Quarta Repubblica” ha parlato anche delle discoteche. L’ho ringraziato e gli ho detto che era stato il primo ad aver pensato a noi. Per l’opinione pubblica i locali notturni sono troppo spesso associati alla droga, all’alcol, al vizio… Eppure il fatturato, la quantità di persone che ci lavorano, la qualità, sono sotto gli occhi di tutti. Cancellare un comparto del genere vuol dire fare un grosso danno economico, oltre che culturale e sociale. Perchè i giovani, abbandonati a loro stessi, quale modo trovano per sfogarsi? La violenza, le risse, i suicidi. Noi li sappiamo gestire, è il nostro lavoro! Li facciamo star bene…Buttati là così si perdono…Speriamo di riuscire a recuperare presto la nostra funzione che è anche la nostra passione.

 

Ca’ Pier, il “buen retiro” veneziano del Principe: qui Maurice si ritempra e si rigenera

In un periodo drammatico come quello che stiamo vivendo, si spera ancora per poco, vorrei concludere con il tuo consueto (ma mai scontato) messaggio ai fan. Cosa dici ai tanti giovani che in te hanno sempre visto un’icona, un punto di riferimento?

Dico che in me troveranno sempre un punto di riferimento, perché li stimo, sono il futuro. Sono molto attento alle loro esigenze, voglio ascoltarli il più possibile. Con una faccia tosta incredibile, quando incontro dei giovani per strada mi ritrovo a fermarli (con la mascherina e a dovuta distanza) e a chiedere “Scusate: come state vivendo questo momento, cosa vorreste?”. Sto cercando di fare una sorta di indagine demoscopica per rimanere vicino a loro. Li esorto ad avere pazienza e desidero che sappiano che sono sempre nel mio cuore, nel cuore di noi tutti che abbiamo fatto dell’industria del divertimento una missione. Che presto cercheremo di farli star bene e di fargli dimenticare queste brutture. Gli chiedo di mantenere i loro valori di base e gli dico che continuiamo ad amarli, anzi, che li amiamo ancora di più. Capiamo i loro disagi e vogliamo al più presto consolarli, ridandogli quella gioia di vivere che meritano di recuperare. Alleluja! (ride, ndr) La forza d’ animo non ci manca: così come mi sono inventato il flash mob per fare gli auguri a Venezia, va a finire che ci inventeremo gli speakeasy come ai tempi del proibizionismo se non ci danno il via ufficiale!!! A parte gli scherzi,  noi del mondo della notte vogliamo metterci a disposizione della società, della politica e, non ultimo, persino della sanità. Lo sai che tante discoteche hanno offerto i loro spazi per poter effettuare la vaccinazione? E’ un’iniziativa partita proprio dal SILB. Sono locali ampi, situati in posizioni strategiche e si sono messi a disposizione delle Asl come luoghi di vaccinazione. Noi siamo qui, al servizio della comunità, per far divertire i giovani, per farli riflettere e per farli star bene. Vogliamo riappropriarci del nostro ruolo!

 

La magnolia secolare che il Principe ha immortalato durante un soggiorno presso alcuni amici: un inno alla vita, al ciclo di eterna rinascita della natura. La nostra conversazione si conclude così, con questa immagine. Augurandoci che sia di buon auspicio…

 

Photo courtesy of Maurizio Agosti