Le mele caramellate, il dolce più sfizioso della stagione fredda

 

Sono invitanti al solo sguardo: rosse, tondeggianti e lucide come non mai, le mele caramellate vengono considerate (soprattutto in America) uno dei dolci più tipicamente autunnali. La raccolta delle mele, infatti, ha inizio a metà Agosto e si conclude a fine Ottobre. Ecco perchè, da Halloween in poi, questi frutti la fanno da padrone su ogni tavola e come ingredienti dolciari: pensate solo alla torta, alle crostate, ai muffin e alle frittelle di mele. Ma per un ghiotto spuntino, molto facile da preparare, le mele candite sono l’ideale. La loro storia inizia nel 1908, quando un venditore di caramelle di Newark, William W. Kolb, decise di ideare una ricetta inedita per il periodo natalizio. Inizialmente pensò a delle caramelle a base di cannella rossa, e preparò subito la miscela. Poi, all’ improvviso, ebbe un’intuizione. Nella miscela immerse alcune mele e si accorse che erano diventate talmente rosse e brillanti da mozzare il fiato. Si affrettò ad esporle in vetrina, avrebbero attirato moltissimi clienti. Non sbagliava: il primo lotto andò a ruba, e tutti gli anni le mele vendute ammontavano a qualche migliaio. Nel 1948, le mele candite venivano commercializzate nelle zone turistiche, nei luoghi di intrattenimento come i circhi e i luna park e in ogni negozio di dolci degli Stati Uniti.

 

 

Oggi, in America sono il dolce-leitmotiv di ogni ricorrenza della stagione fredda. Ma non solo: alla celebrazione delle mele caramellate è stata dedicata una data, il 31 Ottobre, dichiarata ufficialmente il National Candy Apple Day – e coincide con Halloween non a caso, dato che sono una tipicità dolciaria anche di questa festa (da qui l’appellativo di “mele stregate”). Prepararle è molto semplice. Basta lasciar caramellare lo zucchero insieme all’acqua, allo sciroppo di glucosio (o di mais) e a un aromatizzante, come la vaniglia o la cannella. Quando la miscela raggiunge una temperatura di 125 gradi, si aggiunge del colorante alimentare rosso e si immergono le mele una ad una. Ogni frutto, nel frattempo, è stato munito di un lungo stecchino di legno per rendere più facile l’operazione e la successiva degustazione. Infine, si lascia indurire il caramello e il gioco è fatto. Se poi volete sbizzarrirvi a sperimentare, le opzioni sono molteplici: potete utilizzare ingredienti quali il pistacchio tritato, gli zuccherini multicolor o la frutta secca grattugiata per guarnire le mele. Esiste persino un dolcetto, la Toffee Apple, dove la mela è completamente ricoperta di caramella mou. Un’altra versione delle “mele stregate” prevede l’aggiunta di cioccolato fondente (in alternativa bianco, o al latte) e di una manciata di confettini colorati: le mele vanno sempre immerse nello zucchero caramellato, ma una volta che si sarà indurito l’operazione viene ripetuta nel cioccolato sciolto. Dopodichè, si guarniscono le mele con i confettini. Il risultato? Una vera e propria bomba di golosità.

 

 

Foto via Piqsels, Pixabay e Unsplash

 

Tendenze AI 2023/24 – Il rosso, vivace e versatile

Philosophy di Lorenzo Serafini

“Rosso”, dicevamo ieri: è uno dei colori di tendenza dell’Autunno Inverno 2023/24, due stagioni che si accinge a vivacizzare a dovere. Le nuance proposte dai designer sono molteplici, ma prevalgono i toni caldi che tendono allo scarlatto. L’autentico punto di forza di questa tonalità, ormai un caposaldo della moda, è la versatilità: il rosso sta bene a tutte, si armonizza con qualsiasi carnagione e colore di capelli. Nella gallery, una selezione di look in total red (o quasi) dedicati ai mesi freddi. Ammirateli come meritano, perchè a breve punteremo i riflettori sulla nuance più chiacchierata del momento: il “Gucci Rosso Ancora”, che Sabato De Sarno ha glorificato nella sua sfilata-debutto per il celeberrimo brand fiorentino. Come sempre…stay tuned su VALIUM!

 

Hibu

Blumarine

Anteprima

Lanvin

Achor

Bottega Veneta

Az Factory

Luisa Spagnoli

Rita Row

Vivetta

 

Rosso d’Autunno

 

Rosso e biondo ghiaccio: due tonalità vincenti dell’Autunno Inverno 2023/24. Il primo è uno dei colori di tendenza per il look e per il make up, sebbene in quest’ultimo caso viri verso toni più profondi, come il ruggine e il burgundy. Ma a me piace immaginarlo anche così, in perfetto pendant con il rosso delle foglie autunnali: una sfumatura decisa, intensa, esuberante e un po’ sfrontata. Rievoca vagamente il Kumadori, il trucco utilizzato nel teatro Kabuki, dove sul volto tinto di bianco degli attori risaltano motivi e strisce in total red. Non è una tonalità scelta a caso. Il rosso, infatti, nel Kabuki è il colore degli eroi. Simboleggia il coraggio, la potenza, la lealtà, e per rafforzare il concetto viene declinato nella gradazione più sgargiante. Tra i brand che hanno inserito il rosso nelle loro collezioni make up Autunno Inverno, emergono Diego Dalla Palma e Chanel. Con Shadow Mistress, il noto make up artist spazia da toni come il ruggine e il rosso tramonto al terra di Siena e all’amaranto, colore in cui propone anche uno stilosissimo mascara. La leggendaria griffe fondata da Gabrielle Chanel si ispira invece alle cromie dell’Equinozio d’Autunno e lancia una collezione, Equinoxe de Chanel, che inserisce il rosso acceso, il rosso corallo e il terra di Siena tra le nuove nuance del rossetto Rouge Coco Bloom. Per quanto riguarda il biondo ghiaccio, stay tuned su VALIUM per un imminente approfondimento in materia di hair color di tendenza…

 

 

Foto: Ozan Cuhla via Pexels

 

Red Lipstick

 

Un rossetto per concludere l’estate in bellezza? Il rosso è il colore di tendenza, sia con la pelle al naturale che con l’abbronzatura (a patto, in quest’ultimo caso, di non truccare troppo gli occhi per evitare l’effetto “maschera”). Vivace, luminoso e smagliante, il rossetto rosso accompagna con brio le serate di Agosto e dona un’impronta indimenticabile alle notti d’estate. Indossatelo in ogni sua sfumatura in attesa dell’uscita delle nuove (e altrettanto invitanti) nuance autunnali.

 

Chanel Haute Couture

Philosophy di Lorenzo Serafini

Etro

Moschino

AlietteNY

Carolina Herrera

Ferrari

 

Aurora Borealis

 

“E nella notte giovinetto insonne
vidi la luce postuma, lo spettro
dell’alba: tremole colonne
d’opale, ondanti archi d’elettro.”

(Giovanni Pascoli, da “L’ Aurora Boreale”)

 

E’ meraviglia, stupore, magia pura: colori che danzano e si intrecciano nel cielo notturno, bagliori variopinti che prendono vita dove il suolo, le case e le foreste sono perennemente ricoperti di neve. L’aurora boreale non è che un fenomeno ottico, eppure affascina e ispira l’ uomo sin da tempi remotissimi. Il cielo buio che all’ improvviso si addensa di multiformi scie viola, rosse, gialle e rosa è uno spettacolo straordinario e incomparabile. A prevalere, comunque, sono le tonalità del verde e dell’azzurro: si librano splendenti nell’ oscurità e la squarciano con le loro cromie mozzafiato. Se visitate il Grande Nord, l’aurora boreale è un evento da non perdere per niente al mondo. Gli antichi popoli la consideravano un fenomeno magico, originato dagli spiriti, e su di essa hanno imbastito innumerevoli leggende. Oggi, sappiamo che i cosiddetti “archi aurorali” (le scie fosforescenti che invadono la notte) vengono generati dall’ incontro tra i protoni e gli elettroni del vento solare con la ionosfera terrestre. Quando cessa la stimolazione a cui sono sottoposti, gli atomi atmosferici sprigionano fasci di luce che coinvolgono svariate lunghezze d’onda. Si definisce aurora boreale il fenomeno che si verifica nell’ emisfero Nord, per quanto riguarda quello Sud si parla di aurora astrale.

 

 

Ma dove è visibile l’aurora boreale, esattamente? Senza dubbio in Scandinavia, in particolare nella Lapponia svedese, norvegese e finlandese. Ma anche in Canada, Groenlandia, Islanda, Alaska, negli arcipelagi scozzesi delle Shetland e delle Orcadi, nella Russia del nord. Questa specifica area del mondo, non a caso, è stata ribattezzata “ovale aurorale”. Tra la fine di Febbraio e l’inizio di Marzo, le “northern lights” (come le chiamano gli anglosassoni) sono numerosissime. Il periodo migliore per ammirarle è proprio adesso, anche perchè le interminabili notti polari permettono alle luci e ai colori di rifulgere più intensamente. Gli orari preferibili per restare estasiati davanti a questo spettacolo vanno dalle 18 all’ 1. Nell’arco dell’ anno, il fenomeno in genere è visibile da Settembre a fine Marzo.

 

 

Fa eccezione l’Islanda, dove l’aurora boreale appare 12 mesi su 12. In Estate, tuttavia, è scarsamente visibile a causa del chiarore del cielo. Se volete ammirarla è più facile che possiate farlo da Settembre a circa metà Aprile: le luci risplendono in modo tale da renderla distinguibile anche a Reykjavik, la capitale del paese. A pochi chilometri da lì, in mezzo alla natura incontaminata, sorge un osservatorio d’eccezione, l’ Aurora Basecamp. Al suo interno è possibile godere di una visuale del fenomeno in tutto comfort, in un ambiente riscaldato e sorseggiando una cioccolata calda. L’alternativa all’ Aurora Lounge (questo il nome dello spazio) è rappresentata dal Dark Park, una cupola avveniristica collocata all’esterno dove viene simulato, tramite uno sbalorditivo gioco di luci e di effetti speciali, lo spettacolo dell’aurora boreale.

 

 

Per prevedere quando si verificherà il fenomeno reale, invece, basta affidarsi alle notti limpide (quando le luci sono maggiormente visibili) o a siti come il finlandese Auroras Now. C’è un altro aspetto che accresce l’enorme fascino dell’aurora boreale, ovvero le leggende che nei secoli sono sorte attorno ad essa. Non riuscendo a spiegarsi  il perchè di questo evento, gli antichi popoli nordici l’hanno associato di volta in volta a miti, rituali e avvenimenti misteriosi. Secondo una leggenda finlandese, ad esempio, l’aurora boreale fu originata da una volpe: non è un caso che nella terra dei Finni sia chiamata “revontulet”, cioè “fuochi della volpe”. La leggenda racconta che una volpe fatata, dirigendosi al festival d’inverno come ogni anno, si accorse di essere incredibilmente in ritardo. Allungò il passo e prese a correre, ma non riuscì più a mantenere la coda alzata. La coda cominciò così a cozzare sulla neve che ammantava il tragitto. Da ogni urto scaturivano scintille che, raggiungendo la volta celeste, esplodevano in un’aurora boreale.

 

 

Sempre in Finlandia, mentre le luci boreali volteggiavano nel cielo erano severamente proibiti gli applausi o qualsiasi altra manifestazione di giubilo: in caso contrario, gli spiriti sarebbero calati sulla terra per rapire i violatori della norma. A proposito di spiriti, in moltissime tribù eschimesi si credeva che durante l’aurora boreale giocassero a calcio nel firmamento utilizzando un teschio di tricheco. Non di rado, inoltre, le “northern lights” venivano identificate con dei presagi di buona o di cattiva sorte:  si pensava che concepire un bambino nel corso del fenomeno gli avrebbe portato fortuna per tutta la vita. Alle aurore nei toni del rosso, invece, si associavano premonizioni decisamente inquietanti. Nel ‘700, in Scozia e in Inghilterra il fenomeno si presentò tramite luci rosso fuoco; qualche settimana dopo, a Parigi scoppiò la Rivoluzione Francese. Le aurore fiammeggianti divennero quindi un presagio di guerra e di sangue, terrificando il popolo pur essendo eventi molto rari.

 

 

 

Buon San Valentino

 

Non sia mai ch’io ponga impedimenti
all’unione di anime fedeli; Amore non è Amore
se muta quando scopre un mutamento
o tende a svanire quando l’altro s’allontana.
Oh no! Amore è un faro sempre fisso
che sovrasta la tempesta e non vacilla mai;
è la stella-guida di ogni sperduta barca,
il cui valore è sconosciuto, benché nota la distanza.
Amore non è soggetto al Tempo, pur se rosee labbra e gote
dovran cadere sotto la sua curva lama;
Amore non muta in poche ore o settimane,
ma impavido resiste al giorno estremo del giudizio:
se questo è errore e mi sarà provato,
io non ho mai scritto, e nessuno ha mai amato.

(William Shakespeare, “Sonetto 116”)

 

 

 

Le Frasi

 

” Era l’ottobre di nuovo … un glorioso ottobre, tutto rosso e oro, con mattine dolci in cui le valli sono piene di nebbie delicate, come se lo spirito di autunno le avesse versate per mitigare il sole – nebbie color ametista, perla, argento, rosa, e fumo-blu. “

(Lucy Maud Montogomery)

 

 

 

La Toscana d’autunno

 

” La Toscana è bella d’autunno. Puoi camminare lungo sentieri che hanno il profumo dei funghi e delle ginestre, ascoltare le voci del vento che chiama dai poggi orlati di cipressi e di abeti, pescare le anguille nei borri dove il torrente rotola sui sassi scivolosi di borracina, andare a caccia di lepri e di fagiani nelle macchie di erica rossa, ed è tempo di vendemmia, l’ uva si gonfia violetta tra i pampini fitti, i fichi pendono dolci dai rami che fremono di fringuelli e di allodole, nei boschi le foglie si accendono di giallo e di arancione bruciando il monotono verde d’estate. Se ti senti stanco di te stesso e hai bisogno di ritrovare te stesso, lavarti dei dubbi, non c’è posto migliore della Toscana d’autunno: andiamo in Toscana, ti dissi. Venisti, e la vecchia casa sulla collina non era mai stata incantevole come quell’ autunno. L’ edera l’ aveva fasciata in fiammate di rosso che si arrampicavano fino alle finestre del secondo piano e ai merli della torretta, i rosai erano inaspettatamente sbocciati in un tripudio primaverile, e così il glicine che dalla ringhiera della terrazza prorompeva in cascate di tenero azzurro. Era fiorito anche il corbezzolo dinanzi alla cappella, bacche di porpora su cui i merli si gettavano ingordi, e nella vasca le ninfee galleggiavano bianche, superbe. Tu però vi gettasti un’ occhiata di indifferenza e poi ti confinasti in una reclusione che escludeva ogni interesse o curiosità. Per giorni e giorni non uscisti quasi mai. Non ti inoltrasti mai tra i filari di viti per cogliere un chicco d’uva, non ti recasti mai nel bosco per respirare l’aria odorosa di ginestre e ammirare il paesaggio dalla cima del crinale. Solo una volta ti spingesti trenta metri oltre il cancello per scoprire, sorpreso, che le castagne maturano dentro un involucro irto di aculei e le noci dentro una buccia chiamata mallo, e un’ altra scendesti in giardino per notare con raccapriccio che nella vasca delle ninfee c’erano i pesci e per chiedere se nella cappella c’erano i morti. “

 

Oriana Fallaci, da “Un uomo”

 

 

La colazione di oggi: le ciliegie, dalla mitologia al gusto

 

In Primavera, i suoi fiori ci lasciano senza fiato: fitti e vaporosi, si addensano in nuvole candide o tinte di un rosa delicato. Il ciliegio, non a caso, è uno degli alberi più venerati, leggendari ed emblematici sin dalla notte dei tempi. Quando il fiore diventa frutto, poi, ci attrae con la sua forma sferica color rosso fuoco, con la sua consistenza polposa e con un gusto dolcissimo. Se amate le ciliegie, e adorate degustarle anche a colazione, il post che state leggendo fa al caso vostro: scopriremo quali sono i loro benefici e qual è il ruolo che rivestono in diverse tradizioni mitologiche. Esiste un proverbio che recita: “una ciliegia tira l’altra”. Non potrebbe essere più azzeccato! Questi frutti solleticano il palato in modo tale che smettere di piluccarli sembra impossibile. Oltre ad essere deliziose, le ciliegie sono altamente salutari: abbondano di nutrienti, di vitamina C (quindi rinforzano il sistema immunitario e si rivelano un toccasana per la pelle), contengono grandi quantità di potassio (svolgendo un effetto salutare per l’ apparato muscolare, il sistema nervoso e la pressione arteriosa) e un buon numero di antiossidanti (dalle potenti virtù antietà ed antinfiammatorie). Grazie all’ azione combinata degli antiossidanti e del potassio, inoltre, contribuiscono a scongiurare le patologie cardiache. Ma le proprietà delle ciliegie ci accompagnano persino nel mondo dei sogni: ottimizzando la quantità di melatonina, infatti, favoriscono un sonno regolare e rigenerante. Ah, dimenticavo…sono povere di calorie, se ne contano solo 38 ogni 100 grammi. Per cui, via libera alle scorpacciate anche in vista della prova costume!

 

 

Grazie alla sua bontà e alle sue doti, il succoso frutto del ciliegio viene utilizzato per la preparazione di innumerevoli drink e alimenti. Per fare solo alcuni esempi: lo cherry, il maraschino, lo yogurt, la marmellata, moltissimi tipi di torte (come la crostata e la golosissima “cherry pie”) e di dessert (dai cupcakes ai croissants, passando per i cheesecakes) si avvalgono delle ciliegie sia sotto forma di ingredienti che di guarnizioni. Riguardo ai miti e alle curiosità che le riguardano, potremmo dire che sono incalcolabili almeno quanto il loro impiego culinario. Il nome “ciliegia” deriva innanzitutto dal greco “kérasos”, differenziatosi successivamente nei termini “cerasa” (in italiano), “cereza” (in spagnolo), “cherry” (in inglese) e “cerise” (in francese). Per i Greci, il ciliegio era la pianta sacra di Venere ed i suoi frutti risultavano di buon auspicio per le coppie di innamorati. Anche in Sicilia si rinviene il tema della fortuna; pare che dichiararsi sotto le fronde di un ciliegio fosse altamente beneaugurante. Secondo alcune antiche leggende Sassoni, in effetti, i tronchi dei ciliegi erano abitati da creature divine dedite alla salvaguardia dei campi. Presso altri popoli, tuttavia, alla ciliegia viene associata una valenza completamente opposta: nel folklore finlandese rappresentava un frutto peccaminoso a causa della sua nuance di rosso, mentre si narra che gli inglesi considerassero foriero di mala sorte un ciliegio visto in sogno. In Oriente, al contrario, il ciliegio assume connotazioni di meraviglia e di estrema bellezza. Se in Giappone il suo fiore è diventato addirittura un emblema nazionale, omaggiato con il rito dell’ “Hanami” (rileggi qui l’articolo che VALIUM gli ha dedicato) nel periodo dello sboccio, la Cina lo equipara alla sensualità della donna ed alla sua beltà.

 

 

 

 

“Viaggio musicale verso i luoghi di Dante” di Raffaello Bellavista e Serena Gentilini: riflessioni ed approfondimenti post-evento

Serena e Raffaello durante la loro esibizione musicale alla Tenuta Mara

VALIUM lo aveva annunciato, ricordato attraverso un reminder “dantesco” (rileggi qui l’articolo) e, puntualissimo, il 15 Aprile scorso è andato in scena sulla piattaforma di Live All: “Viaggio musicale verso i luoghi di Dante”, il docu-concerto ideato e realizzato da Raffaello Bellavista e Serena Gentilini con il patrocinio del Comune di Ravenna, della Regione Emilia Romagna, del Segretariato Regionale dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo per l’ Emilia Romagna, della SIAE Italia e dell’ Associazione SI Svezia Italia, si è rivelato un autentico capolavoro. Attraverso un sapiente intreccio di musica, canto e testimonianze storico-paesaggistiche relative alla permanenza di Dante in Romagna, Raffaello e Serena hanno dato vita ad un evento emozionante e di alta caratura artistica. Il viaggio compiuto dal Sommo Poeta nella “Divina Commedia” si snoda nelle sue tre tappe, Inferno, Purgatorio e Paradiso, avvalendosi di una narrazione inedita che concentra su Ravenna (dove Dante, in esilio, trascorse gli ultimi anni di vita) e sui dintorni della “città dei mosaici” l’ intera parte visiva del documentario. Risaltano la Sala Dantesca della Biblioteca Classense, la Sala Consiliare e Preconsiliare del Municipio di Ravenna, la Tomba di Dante, il giardino con il Quadrarco di Braccioforte e la Penisola di Boscoforte, paradisiaca e incontaminata, nel Parco del Delta del Po. Le immagini che vedete in questo articolo, da notare, sono tutti frame tratti dal docu-concerto. La parte musicale è stata girata invece nelle luminosissime sale della Tenuta Mara, un relais di vago stampo surrealista che vanta una splendida visuale sui colli riminesi. A fare da trait d’union alle riprese, magnifiche in quanto a cromie e scenari, la voce di Serena Gentilini, che racconta, presenta e recita versi tratti dalla  “somma opera” con tono suadente e trascinante a un tempo. Il risultato complessivo è di immensa suggestività, accentuata ulteriormente dalle performance di Raffaello e Serena. Come vi ho anticipato in un precedente articolo, ci siamo incontrati per una nuova intervista relativa al bilancio e al feedback di questo “viaggio musicale” oltremodo affascinante.

Dopo essere rimasta catturata dalle splendide scene iniziali, ho notato che il concerto non si è tenuto in live streaming, bensì in differita. D’altra parte, alle ore 20 del 15 Aprile il cielo era ancora buio e non sarebbe stato possibile godere del luminoso e sconfinato panorama che, attraverso le vetrate dell’avveniristica Tenuta Mara, faceva da sfondo…

Raffaello e Serena: Il concetto di base era di non fare il tipico concerto in live streaming, ma qualcosa di diverso che potesse catturare ogni fascia di pubblico creando un’esperienza immersiva ed avvincente. Ne è nata l’idea di creare una sorta di film musicale con riprese ad alta definizione ed immersive coinvolgendo i luoghi legati al Sommo Poeta posti all’interno della regione Emilia-Romagna. Tra l’altro, proprio l’alta qualità delle immagini sarebbe stata molto rischiosa da trasmettere in uno streaming vero e proprio, per via del peso veramente alto che avrebbe compromesso i server. Preregistrandolo e trasmettendolo in un secondo momento, abbiamo invece avuto la possibilità di lavorare molto sulla fluidità delle immagini e di comprimerle senza inficiarne la qualità. Così tutte le persone che hanno seguito l’iniziativa ne sono rimaste colpite sia per la qualità delle immagini che per la fluidità di quest’ultime, anche con una connessione relativamente lenta. Ovviamente questa esperienza ci ha fatto riflettere molto sulle possibilità di fruizione culturale attraverso il digitale. Mi permetto di osservare che l’Italia negli anni a venire dovrà subire un profondo percorso di digitalizzazione, nei principali settori produttivi e culturali, per affrontare le sfide future. Sicuramente anche in ambito musicale tutte le conoscenze acquisite durante quest’ anno di pandemia dovranno essere implementate anche quando l’emergenza sanitaria sarà finita o quanto meno domata, in modo da aver dato un significato al tempo speso nonostante le difficoltà dell’ultimo anno e per tutti gli aspetti positivi che la tecnologia può portare per la diffusione della propria arte. In questo caso, personalmente, io e Serena siamo molto interessati all’idea di poter realizzare in futuro dei concerti ibridi, sia con pubblico fisico, che è la vera anima di un concerto, ma anche con la trasmissione di quest’ultimo in digitale, aprendo così l’orizzonte ad eventi che possono avere una risonanza molto ampia.

 

 

“Viaggio musicale verso i luoghi di Dante” ha riscosso un successo incredibile.  A riprova di tutto ciò, spero di non essere indiscreta se vi chiedo: quante visualizzazioni ha ottenuto?

Raffaello e Serena: Come primo esperimento di un concerto documentario con biglietto a pagamento e con un iter sicuramente non semplice, soprattutto per un pubblico abituato alla fruizione dei concerti dal vivo, siamo stati molto soddisfatti del risultato raggiunto. C’è poi un aspetto che non deve essere sottovalutato: ovvero che dietro ad un singolo biglietto acquistato ci sono molte più persone ad assistere all’ evento. Quindi, senza fornire un dato specifico per motivi di riservatezza e contrattuali, posso dire che diverse centinaia di persone hanno seguito l’iniziativa. Una nota che sicuramente ci ha fatto molto piacere, al di là della partecipazione del pubblico svedese, sono stati anche gli accessi da parte di vari paesi europei come l’Ungheria, la Germania, la Francia… grazie anche alla presenza dei sottotitoli in inglese. Tutto ciò sicuramente ha dato la possibilità di internazionalizzare questo nostro programma e di instaurare un ponte culturale ideale non solo con la Svezia, ma con diverse realtà europee creando un messaggio di coesione e di speranza. L’idea è poi quella di replicare questo concerto documentario implementandolo con delle parti aggiuntive che realizzeremo durante l’estate e di trasmetterlo in tutti i paesi del mondo, quest’inverno, nelle vesti di grande evento digitale. L’idea, quindi, non è tanto quella di creare un concerto in streaming; ci proponiamo, piuttosto, di riuscire ad arrivare a tutte le fasce di pubblico con un prodotto culturale da vedere in prima serata invece delle solite trasmissioni che occupano costantemente la televisione. Sicuramente un’idea ambiziosa ma fattibile, che può essere molto interessante e coinvolgente poichè unisce l’alta cultura con un messaggio universale e fruibile da tutti.

 

Il duo circondato dal verde in cui è immersa la Tenuta Biodinamica Mara

 

Sono rimasta piacevolmente sorpresa notando che i registi di un simile chef d’oeuvre visivo siano Raffaello Bellavista e Serena Gentilini: scene mozzafiato, dissolvenze ad hoc, montaggio perfetto e un utilizzo sapiente dei droni inducono a pensare che sia stato girato da un cineasta esperto. Potete dirci qualcosa in più sulla lavorazione del docu-concerto?

Raffaello e Serena: Sicuramente, uno degli aspetti più originali di questo progetto è stato il fatto che oltre ad essere gli artisti siamo stati anche i registi e in gran parte gli esecutori materiali delle riprese. Serena è molto abile con la tecnologia e con il montaggio video, che è senz’ altro un terreno non semplice, ed è riuscita a montare ed elaborare una quantità di materiale immenso. Per le riprese via drone abbiamo potuto contare sull’esperienza di un nostro caro amico, Lauro, che ci ha dato una mano, mentre per la riprese all’interno della Biblioteca Classense abbiamo avuto il supporto di Maurizio, fotografo esperto di Brisighella. Il restante 90% delle riprese sono state eseguite da Serena e da me con una telecamera stabilizzata di ultima tecnologia che ci ha consentito di riprendere le parti musicali e non solo in modo immersivo. Infatti, la sensazione percepita da molti spettatori è stata proprio quella di essere lì con noi. A mio avviso questo tipo di riprese sono il futuro degli spettacoli musicali, perché allo spettatore danno veramente la sensazione di essere lì con l’artista. Non ti nascondiamo che è stata veramente una grande sfida realizzare interamente questo progetto.

 

Un particolare della Sala Dantesca della Biblioteca Classense, a Ravenna

L’ Inferno, il Purgatorio e il Paradiso della “Divina Commedia” sono stati contraddistinti tra tre differenti colori. Potreste spiegare quali fossero a chi non ha assistito all’ evento e perché sono stati scelti?

Serena: Il concerto-documentario, che si è suddiviso musicalmente e visivamente nei tre regni di Dante, è stato caratterizzato da tre colorazioni attraverso gli abiti delle performance da me realizzati. I colori scelti son quelli con cui Dante identifica maggiormente i tre regni: il Rosso per l’Inferno, il Blu per il Purgatorio e il Bianco per il Paradiso.

 

Serena si esibisce indossando l’ abito bianco che ha creato ispirandosi a Beatrice

Le meravigliose panoramiche, i suggestivi scorci storici e i colori incredibili di paesaggi come le Valli di Comacchio sono intramezzati dalla visione ricorrente di un mare al tramonto, una scena che trasuda quiete e stimola a riflettere…Che cosa intende esprimere, realmente?

Raffaello e Serena: Sì, le immagini scelte provengono da luoghi molto suggestivi dell’Emilia-Romagna come la Penisola di Boscoforte, vari luoghi danteschi della magnifica Ravenna, la Tenuta Biodinamica Mara, e per unire questi paesaggi e scenari così magici abbiamo scelto di riprendere in diversi momenti della giornata il mare sia della Romagna che in parte delle Marche. L’ acqua riveste un ruolo fondamentale nella nostra vita, e purtroppo negli anni a venire sarà un tema sempre più discusso, perché è un bene essenziale che rischia di essere compromesso per via dell’inquinamento e di tutte le ripercussioni ad esso correlate. Tuttavia, l’acqua e il mare in generale per noi hanno un significato molto forte associabile al concetto di Panta Rei, “tutto scorre”, e alla sensazione ipnotica che l’acqua suscita. Basti pensare a Venezia, dove la bellezza struggente della città viene ulteriormente amplificata dal risuonare leggero dell’acqua sulle sponde dei Palazzi, una sensazione unica che tutte le volte che mi ritorna in mente mi commuove. Tornando al concerto documentario, quindi, la presenza dell’acqua assume il significato simbolico del Panta Rei ma è anche un elemento simbolo di ipnosi, di rilassatezza e di catarsi. Spesso abbiamo deciso di sovrapporre l’ immagine dell’acqua a quelle dei paesaggi, creando particolari contrasti cromatici che poi si traducono in differenti sensazioni emotive.

 

Due incantevoli immagini della Penisola di Boscoforte, nelle Valli di Comacchio

Serena, hai accentuato la carica emozionale del docu-concerto recitando alcuni versi della “Divina Commedia” e “raccontando” le location delle riprese. Il tuo è un parlato impeccabile, dall’ intonazione perfetta. Una dote naturale o che ha a che fare con la tecnica del canto?

Serena: Mi è sempre piaciuto l’aspetto dialogante, parlato e recitato che talvolta si ritrova anche all’interno dei concerti, dove l’artista introduce un brano con una poesia piuttosto che con una propria considerazione personale. Sicuramente il canto riveste un ruolo fondamentale sia come fonetica che come dizione delle parole. E l’italiano penso che abbia al suo interno una cantabilità ed una poetica unica. C’è poi l’emozione ed il credere fermamente in quello che si sta dicendo. Infatti, a mio avviso, per un artista non può essere possibile trattare argomenti o esprimere emozioni senza sentirle nel profondo. Ed infine gioca un ruolo determinante il fatto di amare diverse altre lingue come l’inglese o lo spagnolo e l’aspetto fonetico di una lingua parlata.

 

 

Mi rivolgo ora a Raffaello. Durante le esibizioni musicali, hai presentato due brani inediti da te composti. A quando un disco che porta interamente la tua firma e cantato dal duo Bellavista-Gentilini?

Raffaello: Sicuramente i vari periodi di lockdown sono stati dei momenti nei quali abbiamo cercato di fare il possibile per valorizzare la nostra arte, che purtroppo era stata penalizzata da scelte politiche sulle quali non mi voglio esprimere che l’avevano “elevata“ (il virgolettato è d’obbligo!) a “bene non essenziale”, e sul fare qualcosa per vivere fino in fondo, anche in un momento così drammatico, la nostra musica. Ne è nata così l’idea di dare vita a un mio linguaggio personale che già da tempo volevo esprimere e che è sfociato nella realizzazione sia di composizioni pianistiche, che di altre per pianoforte e canto. Per quanto riguarda il repertorio pianistico, il concept alla base è quello di creare una nuova musica classica che fonde stilemi colti con altri provenienti dai generi più disparati, creando così quello che potremmo definire un genere neoclassico avente al suo interno diverse contaminazioni. Per quanto concerne le composizioni per pianoforte e voce, sono delle canzoni che fondono la classica con il pop andando in qualche modo a creare un punto di continuità che purtroppo si è interrotto con tutta l’esperienza della canzone genovese rappresentata dal grande Bindi piuttosto che con la tradizione della canzone napoletana resa celebre dal grande Pavarotti. Quindi, sicuramente, entro l’anno è in programma la creazione di diverse composizioni che andranno poi a costituire un disco a sé. Ne approfitto tra l’altro per anticiparti che anche Serena sta scrivendo delle canzoni bellissime, e prossimamente ti anticiperemo alcuni suoi brani.

 

Raffaello al pianoforte in una Tenuta Mara inondata dalla luce

Tu, Serena, hai anche curato i costumi del docu-concerto. Li trovo molto particolari: Raffaello indossa un completo con doppia abbottonatura, adornato da un farfallino rosso, che ricorda vagamente un’antica divisa militare; il tuo è un lungo abito, bianco e impalpabile, che ti identifica con Beatrice. Come è nata l’idea di questi look?

Serena: Nella realizzazione degli abiti ho scelto di legarmi a livello cromatico ai tre regni danteschi. Per il Purgatorio il Blu e per l’Inferno un tocco di Rosso, di cui sono tinti il papillon e le fusciacche indossate da Raffaello sopra l’abito che, come hai giustamente osservato, sposa il tipico suit elegante con alcuni richiami quasi da condottiero. Per il Paradiso ho indossato un abito ispirato alla figura angelica di Beatrice, caratterizzato dal colore Bianco che simboleggia la purezza, adornandolo con due accessori dorati simbolo dell’incorruttibilità. Il tutto utilizzando le pregiate stoffe fornite dall’imprenditore tessile Lucio Marangoni con il quale collaboro. Ne approfitto per sottolineare il fatto di come l’abito sia un aspetto rilevante sia nella comunicazione di un contenuto che nell’espressione artistica, perchè amplifica sicuramente la portata del proprio messaggio.

 

Serena, fashion designer oltre che cantante, si è occupata anche dei look che lei e Raffaello sfoggiano durante il docu-concerto

Personalmente a quale scena, momento o performance di “Viaggio musicale verso i luoghi di Dante” siete più legati?

Raffaello:  Per quanto siamo legati ad ogni aspetto del concerto in maniera direi quasi viscerale, un punto di contatto molto importante è sicuramente quello di “Eden op.2”. Questa composizione per pianoforte e voce da me scritta, oltre ad essere il brano che nel concerto documentario fa da ponte tra la mia parte e quella di Serena racchiude al suo interno un significato molto forte: nozze alchemiche tra l’uomo e la donna che producono un qualcosa di unico al di là di ogni confine materiale e spirituale. E’ un concetto, a mio avviso, sul quale soffermarsi in un momento storico così decadente ed impregnato di materialismo. “Amore che move il sole e le altre stelle“ scrive il Sommo Poeta, che aveva ben compreso questo concetto “alchemico” fondamentale.

 

 

Cosa prevede il periodo successivo all’ evento? Ci saranno sviluppi dal punto di vista dei concerti, trasferte all’ estero (anche in virtù del rapporto instauratosi con l’Associazione Svezia Italia), nuovi progetti relativi a Dante e al 700simo dalla sua morte?

Raffaello e Serena: Sicuramente, nel periodo estivo ma non solo ci saranno degli appuntamenti molto interessanti: dei concerti, dei simposi in vari luoghi, alcuni dei quali esplorati proprio nel concerto documentario. Ci saranno inoltre, se le condizioni sanitarie lo permetteranno, dei concerti in Svezia e in altre località. Oltre ad alcuni appuntamenti che ci vedranno protagonisti e che ci riempiono di orgoglio oltre a ripagarci delle fatiche fatte.

Un’ ultima domanda: chi si è perso l’evento, potrà avere quindi una nuova occasione per vederlo?

Raffaello e Serena: Come annunciato in precedenza, stiamo lavorando ad un evento internazionale per questo autunno/inverno nel quale verrà riproposto il concerto documentario. Oltre al fatto che siamo anche in trattative con importanti palinsesti televisivi digitali, e stiamo valutando se inserire “Viaggio musicale verso i luoghi di Dante” all’interno di questi ultimi per cercare di dare risonanza televisiva al nostro concerto documentario, concepito con l’ intento di andare oltre al concetto di concerto e di evento di nicchia: per noi, la cultura deve riuscire a sdoganarsi in tutte le fasce di pubblico.

 

Quattro ulteriori frame da “Viaggio musicale verso i luoghi di Dante”. Dall’ alto verso il basso: Serena Gentilini, uno scorcio della Tenuta Biodinamica Mara, il soffitto affrescato della Sala Dantesca della Biblioteca Classense di Ravenna, un particolare della penisola di Boscoforte nel Parco del Delta del Po