Preludio di Primavera (A Cottagecore Tale)

 

” L’inverno è nella mia testa ma una eterna primavera è nel mio cuore. “
(Victor Hugo)

 

Una donna, alcune donne, immortalate durante l’affascinante transizione tra Inverno e Primavera. La location? Nel cuore della natura, che esalta con la dovuta meraviglia la metamorfosi stagionale: dal candore della neve al verde dell’erba tenera, dalle distese di ghiaccio ai colori sorprendenti dei primi fiori. Sullo sfondo, un tipico cottage inglese. E’ l’ emblema dello stile “Cottagecore” (leggi questo post per saperne di più), che fa da fil rouge all’ intero racconto. Perchè di racconto si tratta, sebbene sia un racconto per immagini: una photostory suggestiva e coinvolgente. Ammirate ogni singolo scatto, godetevela dal primo fino all’ ultimo, e sappiate che ritroverete questa formula sempre più spesso su VALIUM: rappresenta una novità, una rubrica che ho deciso di inaugurare con il nuovo anno. Un anno che conferisce alle immagini un’ importanza cruciale e che concepisce il lifestyle come un perno attorno al quale ruota la quasi totalità dei settori. Buona visione!

 

Photo credits: Svetlana, Jasmin Chew, Yaroslav Shuraev, Anastasia Shuraeva, Nida, Gary Barnes, Saliha, via Pexels

Ella de Kross via Unsplash

La colazione di oggi: il torrone, tra storia e leggenda

 

 

Il torrone è un altro cult natalizio che va tassativamente approfondito. Anche perchè pare che il suo consumo, durante le feste, raggiunga la ragguardevole proporzione del 74% rispetto agli altri dolci del periodo. Parlando di torrone, tuttavia, in molti tendono a soffermarsi solo sul suo alto contenuto calorico; ma questo alimento è anche estremamente ricco di proprietà e benefici. Innanzitutto, il torrone è una vera e propria miniera di proteine: basti pensare alle mandorle e alle uova che include tra i suoi ingredienti. Le mandorle sono dei potenti energizzanti e abbondano di minerali quali il potassio, il ferro e il magnesio. Ma non solo. Contribuiscono a diminuire i livelli del colesterolo LDL (il cosiddetto “colesterolo cattivo”) incrementando quelli degli antiossidanti, fondamentali nei contrastare i danni dei radicali liberi. La presenza dei carboidrati, degli acidi grassi essenziali e di sette amminoacidi essenziali costituisce un ulteriore punto di forza del torrone. Un gran numero di benefici si associa a tutte le versioni del dolce. Il torrone alle noci o alle nocciole, ad esempio, protegge dalle patologie cardiovascolari; il torrone al cioccolato, grazie alla massiccia presenza di polifenoli antiossidanti, svolge la stessa funzione limitando l’ ossidazione del colesterolo “cattivo”.

 

 

Va ricordato che il torrone viene preparato con uno squisito impasto di mandorle tostate, zucchero, miele e albume d’uovo; le differenti tipologie del dolce includono l’aggiunta di frutta secca come le noci, i pistacchi, le nocciole…Due, invece, sono le sue versioni classiche: il torrone bianco alle mandorle, friabile o duro, e quello alle nocciole, a base di cioccolato o cioccolato gianduia, solitamente dalla consistenza morbida. Esiste poi anche un mix dei due, il torrone bianco completamente ricoperto di cioccolato fondente. Il tasso di golosità, insomma, rimane inviariato. Non variano neppure i due strati di ostia applicati sopra e sotto il prodotto, un’ altra caratteristica di questo amatissimo dolce. Per godere appieno delle sue proprietà, l’ ideale sarebbe gustare un buon torrone artigianale: gli ingredienti naturali e l’assenza di prodotti chimici sono le sue principali virtù, un binomio che esalta le doti nutrienti dell’ alimento senza alterarne il gusto e mantenendolo salutare. Consumare il torrone a colazione è un ottimo modo per affrontare la giornata con una sferzata di energia, ma non esagerare nelle porzioni (una regola applicabile a tutti i dolci) rimane un must fondamentale. 

 

 

Ma qual è la storia del torrone? A quali leggende rimandano le sue origini? Tanto per cominciare, il nome “torrone” proviene dal latino “torrēre”, ovvero “abbrustolire”; questo verbo, com’è facilmente intuibile, si riferisce alla tostatura della frutta secca che troviamo tra i suoi ingredienti. Alcuni ipotizzano anche una derivazione dallo spagnolo “turròn”, da “turrar” che significa “arrostire”. Quel che è certo è che il torrone ha radici antichissime e che molte regioni italiane se lo contendono in qualità di “dolce tipico”. Il fatto che fosse diffuso in tutta la penisola ha dato adito alla tesi secondo cui gli antichi romani ne avessero divulgato la ricetta: in effetti, Marco Terenzio Varrone detto “Il Reatino” citò il “cuppedo” in uno dei suoi scritti  (e “cupeto” è il nome dato al torrone nella zona tra Benevento e Avellino) già nel 116 a.C.. Il letterato sosteneva che i creatori del dolce fossero i Sanniti, e che i Romani avessero appreso proprio durante le guerre sannitiche della sua esistenza; quella leccornia a base di miele, albume e semi oleosi li conquistò immediatamente. Il gastronomo Apicio, non a caso, descrisse un dolce romano chiamato “nucatum” poco tempo dopo. I suoi ingredienti? Miele, albume d’uovo e noci, una delle tipiche ricette del torrone odierno. Ma c’è chi sostiene che il torrone, in realtà, abbia radici arabe. A Baghdad e nella Spagna Islamica medievale, illustri studiosi solevano menzionare un dolce di frutta secca molto simile al torrone. Il celebre torrone siciliano potrebbe derivare da quel tipo di dolce, che senza dubbio approdò sull’ isola ai tempi del dominio arabo. Nei primi anni del 1100, Gherardo da Cremona tradusse il libro “De medicinis et cibis semplicibus” di Abenguefith Abdul Mutarrif, medico e farmacista ismaelita residente a Cordova. Nel libro si parlava del “turun”, un prelibato dessert arabo, e venivano lodate le proprietà del miele da cui era composto. In molti attribuiscono a Gherardo da Cremona il merito di aver reso celebre il torrone nell’ Italia del Nord, mentre secondo altri fu Giambonino da Cremona a scrivere per primo del dolce: quest’ ultimo era infatti descritto in due testi bagadesi che stava traducendo. Verosimilmente, però, colui che divulgò la ricetta del torrone nel settentrione fu Federico II di Svevia. L’ Imperatore aveva assimilato la cultura araba nella sua corte palermitana, e durante le lotte contro i Comuni dell’ Italia del Nord aveva stabilito il suo quartier generale a Cremona. La leggenda, invece, narra che il torrone giunse a Cremona in occasione delle nozze tra Francesco Sforza e Bianca Maria Visconti. Era il 25 Ottobre del 1441, e i cuochi pensarono di omaggiare gli sposi con un delizioso dolce a base di mandorle, albume e miele che raffigurava il Torrazzo cremonese. Il dessert riscosse un successo tale da diventare una tipicità di Cremona; veniva impastato durante le feste e offerto in dono alle autorità che arrivavano in città. Testimonianze varie, tuttavia, fissano la nascita del torrone a una data anteriore al XV secolo: è quasi certo, quindi, che fu Federico II di Svevia a diffondere la ricetta. Tra i torroni più famosi d’Italia rientrano, oltre a quello di Cremona, la “cubbaita” di Caltanisetta, il torrone sardo di Tonara, il torrone prodotto tra Avellino e Benevento, il torrone tenero aquilano, il torrone di Bagnara Calabra IGP e il mandorlato di Cologna Veneta.

 

 

Un albero di Natale

” Sono stato a osservare, questa sera, un’ allegra brigata di bambini riunita attorno a quel bel gioco tedesco, un Albero di Natale. L’ albero era piantato al centro di un gran tavolo tondo, e torreggiava alto sopra le loro teste. Era splendidamente illuminato da una miriade di candeline; e ogni dove riluceva e scintillava di oggetti sfavillanti. C’erano bambole dalla rosee guance, nascoste tra le verdi foglie; e c’erano orologi veri (con lancette mobili, quantomeno, e con un’ infinita capacità di caricarsi) penzolanti da innumerevoli ramoscelli; c’erano tavoli francesi lucidati, sedie, letti, armadi, pendole a carica settimanale, e altri vari articoli di mobilio domestico (mirabilmente creati, in latta, a Wolverhampton), appollaiati fra i rami, come in attesa di arredare qualche casa di fate; c’erano grassi ometti dal faccione largo, assai più piacevoli a vedersi di tanti uomini in carne e ossa…e lo credo bene, perchè staccando le loro teste, mostravano che erano pieni di caramelle; c’erano violini e tamburi; c’erano tamburelli, libri, cassette degli attrezzi, scatole di colori, scatole di dolciumi, scatole di lanterne magiche, e ogni sorta di scatole; c’erano ninnoli per le ragazzine più grandi, assai più splendenti di tutto l’ oro o di tutti i gioielli per adulti; c’erano cestini e puntaspilli di ogni foggia; c’erano fucili, spade e stendardi; c’erano fattucchiere in mezzo a cerchi magici di cartone , a predire la sorte; c’erano dadi rotanti e trottole fischianti, agorai, nettapenne, boccette di sali profumati, carte da conversazione, portafiori; frutta vera, rivestita artificialmente da una sfoglia dorata; mele, pere e noci finte, zeppe di sorprese; (…). Questa variopinta collezione di oggetti di ogni sorta, i quali erano raggruppati sull’ albero come grappoli di bacche miracolose, e che riflettevano gli sguardi brillanti su esso puntati da ogni lato (…) formava un quadro vivente delle fantasie infantili, e mi ha indotto a pensare che tutti gli alberi che crescono e tutte le cose che esistono sulla Terra, possiedano i loro addobbi fantastici in quel memorabile periodo. “

 

Charles Dickens, da “Un albero di Natale”

 

 

Foto “Children with Christmas Tree” di The Texas Collection, Baylor University, via Flickr, CC BY-NC 2.0

 

 

Le storie del cielo

 

” La neve cadeva pesante, approfondiva il silenzio, veniva immediatamente dal cielo e portava con sé un mistero inesplicabile. Qualche fiocco restava appeso alla finestra e sembrava una piccola stella piena di luce. Altri cadevano sul davanzale e coprivano lentamente le briciole che aspettavano gli uccelli. Una volta pregai la nonna: «Nonna, raccontami anche una storia del cielo». Allora la nonna domandò: «Perché anche?». «Perché la neve viene di lassù e dice sicuramente che in cielo è tutto bianco». Allora la nonna raccontò storie del cielo; ma raccontava anche molto dei suoi ricordi di gioventù e le storie del vecchio mulino e delle magiche foreste. “

 

Adrienne Von Speyr, da “Dalla mia vita – Autobiografia dell’ età giovanile”

 

 

 

 

 

Il luogo

Un locale accogliente dove degustare una cioccolata calda, magari al tepore del focolare. Novembre non è ancora terminato, ma il freddo si fa già sentire. Il maltempo impazza, le temperature sono calate a picco e la neve incombe…per la gioia di chi, come me, adora l’ Inverno e le sue meraviglie. Mentre Yule, il giorno del Solstizio, si avvicina a grandi passi, nelle città si accendono le prime luminarie; l’ atmosfera natalizia – seppur guastata dalla presenza sempre più opprimente del Covid – inizia a fare capolino e tenta di farci dimenticare, con i suoi bagliori sfavillanti, una realtà in cui le restrizioni persistono e argomenti quali il Super Green Pass, il lockdown, i vaccini e il numero dei contagi la fanno da padroni. Il bisogno di una pausa si fa pressante: per ritrovare il piacere di vivere l’ intimità e il calore, la gioia quasi infantile che la stagione fredda porta con sè. Una tazza di cioccolata calda potrebbe essere l’ emblema di questo break, definendone il sapore e l’ atmosfera. Quando la gustiamo non pensiamo altro che a perderci nella sua delizia. Il fumo che sprigiona la tazza bollente favorisce il relax, è una dolce coltrina di vapore che ci distende e dà adito alle chiacchiere in compagnia. Magari, con un piacevole sottofondo musicale. Nel periodo che precede il Solstizio d’Inverno, certi locali diventano oasi in cui rifugiarsi insieme agli amici più cari. Guardare la neve che fuori cade mentre si gusta la “bevanda degli Dei” è un momento di gioia incomparabile: sapevate che i Maya e gli Aztechi chiamavano proprio così il cioccolato in tazza? Per le civilità pre-colombiane, la mescolanza di acqua, fave di cacao e peperoncino dava origine al Xocoatl, una bibita/dessert dai connotati mitici. In parte perchè i chicchi di cacao venivano considerati talmente pregiati da essere utilizzati persino come valuta, in parte perchè il cacao contiene feniletilamina, un neurotrasmettitore naturale anche detto “ormone dell’amore”. Il nostro cervello lo rilascia, non a caso, quando siamo innamorati, ed è lo stesso che ci dona quella sensazione di benessere imperniata su tutte le nuance dell’euforia. Oltre ad evocare scenari di intima convivialità, dunque, la cioccolata calda è un vero toccasana per l’ umore. Conviene approfittarne, soprattutto di questi tempi…E se non avete il Green Pass? Sostituite il locale con casa vostra o la casa di qualche amico, l’ atmosfera è sempre assicurata.

 

Ottobre e il popolo dell’ Autunno

 

” In primo luogo era ottobre, un mese eccezionale per i ragazzi. Non che tutti i mesi non siano eccezionali. Ma ce ne sono di buoni e di cattivi; come dicono i pirati. Prendete settembre, un mese cattivo: cominciano le scuole. Considerate agosto, un mese buono: le scuole non sono ancora incominciate. Luglio, ecco, luglio è veramente splendido: niente scuola. Giugno, senza dubbio, giugno è il migliore di tutti, perchè le porte delle scuole si spalancano e settembre è lontano un miliardo di anni. Ma adesso guardate ottobre. Le scuole sono cominciate da un mese, e voi ve la prendete più calma, tirate avanti. Avete il tempo di pensare all’ immondizia che scaricherete sul portico del vecchio Prickett, o al costume da scimmia che indosserete alla festa dell’ YMCA l’ ultima sera del mese. E se è già il 20 ottobre e tutto odora di fumo e il cielo è color arancio e grigio cenere al crepuscolo, sembra che Halloween non verrà mai, in una pioggia di manici di scopa e in un fiottare sommesso di lenzuola agli angoli delle strade. Ma in un anno strano, buio, lungo e assurdo, Halloween venne in anticipo. Un anno Halloween venne il 24 ottobre, tre ore dopo mezzanotte. A quell’ epoca, James Nightshade, che abitava al 97 di Oak Street, aveva tredici anni, undici mesi e ventitrè giorni. Il ragazzo che abitava alla porta accanto, William Halloway, aveva tredici anni, undici mesi e ventiquattro giorni. Entrambi stavano per raggiungere i quattordici anni: già i quattordici anni tremavano nelle loro mani. E poi vi fu quella settimana d’ottobre in cui divennero adulti di colpo e non furono mai più giovani…”

 

Ray Bradbury, da “Il popolo dell’ autunno”

 

 

 

 

Sulle tracce del Principe Maurice – Un Autunno di rinascita

 

 

L’ Autunno del Principe Maurice ha avuto inizio nella magica atmosfera del circo. Dal 23 al 27 Settembre, infatti, Maurizio Agosti Montenaro Durazzo (il suo nome all’ anagrafe) ha funto da Gran Cerimoniere di un evento unico nel suo genere, l’ International Salieri Circus Award: coniugando arte circense e musica classica, la prima edizione di questo festival ha addentrato il pubblico in un mondo incantato, onirico, grondante di fascino. Un mondo, al di là del puro intrattenimento a cui mira, permeato di vera e propria arte; di talento e sacrificio. Non è un caso che al Teatro Salieri di Legnago, in provincia di Verona, sia stato celebrato con un contest a cui hanno partecipato i più geniali artisti circensi. A proposito di circo, sapevate che anche Maurice è un professionista del settore? Nei panni del Clown Bianco da lui stesso ideato, “Il Principe”, ha preso parte a spettacoli allestiti sotto tendoni autorevoli quali quello del Circus Roncalli. E non stupisce, perchè come ben sapete l’ ironia è insita nel suo DNA! Lo ha dimostrato anche in TV, di recente, quando su Canale 5 è apparso tra i “diabolici” protagonisti di una burla ai danni di Antonio Zequila nel programma “Scherzi a Parte” (se ve lo siete perso, guardatelo a questo link). Ebbene sì, il nostro eroe sta cominciando a muovere i primi passi nell’ universo televisivo: un traguardo meritatissimo, per la leggendaria icona del Teatro Notturno. La nuova stagione, insomma, ha portato innumerevoli novità nella vita professionale del Principe. Ce le racconterà in questa intervista, alternando l’ entusiasmo per il ritorno a una quasi-normalità dopo l’ incubo Covid al disappunto per le riaperture contingentate dei club.

Ci ritroviamo dopo un’ Estate per te particolarmente rovente. Intanto è già arrivato l’ Autunno e l’Equinozio, il 22 Settembre scorso, ha sancito il suo ingresso. Per molti è un periodo di svolta, di nuovi progetti…un giro di boa. Che rappresenta, per te, questa stagione?   

L’ Autunno, innanzitutto, mi piace molto: è sontuoso – penso ai suoi colori – e anche misterioso per quello che porta con sé, Halloween in particolare…Tra l’altro, per me è stato foriero di cose meravigliose che mi sono accadute e che mi stanno accadendo. Dò il benvenuto a questo Autunno che spero sia di rinascita, anche se normalmente viene visto come un periodo che conduce al freddo e alla “morte” dell’Inverno. Per me, invece, è una sorta di Primavera dell’anima! Inoltre compio gli anni in novembre… E poi bisogna dire che l’Autunno, per il mondo dello spettacolo, corrisponde al preludio della stagione più importante: quella invernale. Evidentemente non è un caso che io lo adori.

 

Il Principe nelle vesti del suo Clown Bianco “Il Principe” a Vienna, con il Circus Roncalli

 

Su VALIUM, le tue ultime news risalgono alla serata degli Amen Spiritual Awards tenutasi alla Terrazza Biennale del Lido di Venezia. Cosa ci racconti dell’evento “I say a little prayer…for me”, che hai dedicato alle donne vittime di sofferenza fisica e morale? Pensi che possa diventare un appuntamento a cadenza fissa?     

Non solo diventerà un appuntamento a cadenza fissa, ma con il patron di Amen, Giovanni Licastro, abbiamo pensato di dedicare una docufiction, un film o una serie a queste storie. Vorremmo dar voce alle donne che normalmente pregano da sole e in silenzio, vorremmo che riuscissero a raccontarsi e a trovare sostegno nel loro sfogo, che al tempo stesso è anche una denuncia. Bisogna che le donne imparino a riportare le violenze subite, a proteggersi e ad affiancarsi a persone che le stimano – quindi le aiutano e le rispettano – come noi. Nell’ aria non c’è solo l’intenzione di ripetere gli Amen Spiritual Awards: il nostro gruppo si renderà promotore di un’iniziativa mainstream che darà risalto in tutto e per tutto a queste problematiche. Come ti accennavo, le storie che raccoglieremo verranno riprodotte in una sorta di fiction che le drammatizzerà e “illustrerà” i racconti delle donne. Starà a loro decidere se rimanere anonime o meno. Alcune situazioni sono molto pericolose, per cui suppongo che dovranno scegliere l’anonimato. Mentre casi come quello di Micol Rossi, che lotta con coraggio contro il morbo di Crohn, vanno sicuramente considerati esemplari e quindi divulgati senza vincoli di sorta: ha appena fondato con persone che vivono il suo stesso problema (non solo donne) un movimento che si chiama “Guerrieri Invisibili”, che si può contattare e coadiuvare sui social.

 

Alcuni scatti tratti dal Red Carpet e dal Gala dell’ evento “I say a little prayer…for me – Amen Spiritual Awards”. Nella foto qui sopra, da sinistra: Giovanni Licastro, Matilde Brandi, Micol Rossi e Christophe Mourey insieme al Principe

Come ci avevi preannunciato qualche mese fa, hai rivestito il ruolo di Gran Cerimoniere del prestigioso International Salieri Circus Award di Legnago: un festival (alla sua prima edizione) che celebra le arti circensi nella città natia di Antonio Salieri. Come hai vissuto quella straordinaria esperienza?

E’ stato pazzesco! E’ stato bellissimo innanzitutto perché la casa di produzione di questo evento, la ProEventi, è super efficiente e ha rappresentato una garanzia dal punto di vista organizzativo. Il festival è stato un esperimento nuovissimo: c’era una giuria prestigiosa, gli artisti erano pazzeschi, ma soprattutto c’erano dei giovani davvero entusiasti, che avevano voglia di mettersi alla prova e magari eseguivano per la prima volta le loro performance con composizioni classiche in sottofondo…L’ esperimento è riuscito in pieno. Abbiamo potuto conoscere meglio il personaggio di Antonio Salieri, che era stato, come dire?,  un po’ “travisato” dal film su Mozart, e da questa esperienza scaturirà senz’altro una voglia di recupero della cultura classica legata a Salieri, un grande del suo tempo. Era molto più conosciuto e di successo di Mozart, poi però è stato dimenticato: la sua era essenzialmente una musica di corte che rimaneva a corte. Ma quando le corti si sono estinte, l’interesse attorno a lui si è spento. Ora merita di essere rivalutato. In questa prima edizione del festival, per problemi di sicurezza associati al Covid, ci siamo dovuti privare di un’orchestra dal vivo. Dalla prossima edizione, tuttavia, potremo avvalerci della presenza di una nota orchestra; al momento non posso anticiparvi più di tanto. Secondo Antonio Giarola, lo stratosferico Direttore Artistico del festival e uno dei massimi esperti mondiali di Arte Circense, il fatto che la musica verrà eseguita dal vivo sarà molto importante. L’intento è proprio di elevare il circo a un’Arte vera e propria accompagnata dalla Musica d’Arte, facendo sì che entrambe si valorizzino reciprocamente e che si crei una commistione nell’ interpretazione davvero sentita, autentica. Della giuria facevano parte personaggi autorevoli: il Direttore di Palcoscenico del Moulin Rouge Thierry Outrilla, il Direttore del Casting del Cirque du Soleil Pavel Kotov, il Ministro della Cultura Ungherese Péter Fekete, che è anche il direttore e fondatore del Circo Stabile di Budapest, e poi Joseph Bouglione, Direttore del Cirque d’Hiver di Parigi…per farvi solo qualche nome. Il “parterre de roi” della nostra giuria, quindi, ha conferito subito grande importanza e dignità al festival. Anche gli artisti coinvolti erano di fama internazionale: 31 in tutto provenienti da 13 paesi, persino d’oltreoceano. E’ stata un’esperienza incredibile, non ultimo, per il loro slancio nell’ affrontarla! In apertura e in chiusura, il mio intervento artistico era affiancato da una performance del Piccolo Circo dei Sogni di Paride Orfei e Sneja Nedeva. Ha sede a Milano e oltre ad essere un’Accademia che divulga l’arte circense propone anche corsi di danza e di recitazione.

 

Maurice insieme a Arturo Brachetti, Presidente della Giuria dell’ International Salieri Circus Award

Act circensi all’ evento del Teatro Salieri di Legnago

Che rapporto hai con il mondo del circo? Immagino che tu sia molto attratto dalla sua magia e dalle atmosfere felliniane che lo permeano…

Ci hai proprio azzeccato! (ride, ndr.). Ho sempre subito la magia del circo e, se devo essere sincero, anche del fatto di poter vedere da vicino molti animali esotici (oggi una sensibilità diversa ci porta ad accantonare la visione negativa di un animale che si esibisce). Però devo dire che la sfida che gli artisti circensi lanciano ai loro corpi, quando con il sorriso sulle labbra eseguono evoluzioni che richiedono un sacrificio abnorme, mi affascina immensamente. La figura che io ho interpretato più volte, anche per circhi prestigiosi come il Roncalli o il Togni, è quella del Clown Bianco. Ti dò una notizia esclusiva che è conosciuta solo negli ambienti del circo: sono un clown ufficialmente, ho creato un nuovo clown che si distingue da qualsiasi altro pagliaccio non solo per il costume ma anche per il trucco. L’ho battezzato “Il Principe”. (ride, ndr) E’ un personaggio a sé stante nel mondo del circo, formalmente riconosciuto. Sono anche un po’ circense, come vedete! Una volta ho avuto l’occasione di intervistare Moira Orfei e lei mi raccontò degli aneddoti, delle cose talmente meravigliose sul circo da farmelo apparire ancora più affascinante…E’ un universo straordinario fatto di gente straordinaria. E poi ho conosciuto tanti altri personaggi, tra i quali il fondatore del Cirque du Soleil Guy Lalibertè che ha rivoluzionato il circo rendendolo più teatrale. Adoro anche il circo equestre, lo trovo molto elegante: i cavalli sono animali abituati a stare con l’uomo, la loro presenza è più compatibile con gli spettacoli circensi rispetto a quella delle bestie feroci.

 

Un’ altra immagine del clown “Il Principe” a Vienna

Con Elena Grossule, regista dell’ International Salieri Circus Award

Dalla provincia di Verona passiamo a Londra, dove a Settembre sei volato per raggiungere uno dei più grandi amori della tua vita: Grace Jones. Di questa eccezionale trasferta devi raccontarci proprio tutto…

Avevo tanta voglia di rivedere Grace, che dalla Giamaica si è trasferita temporaneamente a Londra. Era lì per ultimare un nuovo disco ma anche per stare vicino al fratello Chris, che aveva dei problemi di salute molto gravi. Siamo andati a trovarlo negli ultimi giorni della sua vita e questo fatto, seppur tristissimo, mi ha rincuorato perché sono riuscito a rivederlo e a stare al suo fianco. Chris Jones è mancato proprio in quei giorni, mentre eravamo a Londra. Per Grace era una sorta di fratello gemello, era molto attaccata a lui…Ma nella capitale inglese era volata anche per partecipare a una serata di gala destinata alla raccolta fondi per bambini bisognosi voluta da una Fondazione Reale, che ha organizzato uno spettacolo durante la London Fashion Week. Alla serata hanno preso parte molti stilisti, tra cui Philip Treacy; è stato un bellissimo evento. Chris era una persona carissima, dolcissima, che è stata di grande aiuto per Grace perché pur essendo anche lui un artista, in realtà ha dedicato la sua vita ad assistere la sorella. Lo porterò sempre nel cuore. L’ultima immagine che ho di lui risale a quando gli ho fatto visita prima che se ne andasse. Sono riuscito ad abbracciarlo, e lui ha poggiato la testa sulla mia spalla facendomi capire che era pronto… La prima volta che sono andato a trovarlo in ospedale, invece, non appena mi ha visto ha aperto le braccia e in italiano mi ha detto “Mauri, anche tu qui? Grazie, grazie!” Il fatto di avergli regalato un sorriso nella situazione in cui si trovava mi dà conforto.

 

Foto di gruppo a Londra. Al centro, tra il Principe e Grace Jones, c’è Paulo, il figlio che la diva ha avuto da Jean-Paul Goude

Una bella immagine di Chris Jones in Giamaica, prima che un male incurabile lo aggredisse

Toglimi una curiosità: com’è la “vera” Grace Jones? Al pubblico si mostra aggressiva, grintosa, seduttiva, fiera…una vera pantera, insomma. Ma a riflettori spenti è realmente così?

Grace Jones è una persona oltre ad essere un’artista, e ha tutte le sfumature emotive di una donna estremamente sensibile. L’ho vista così materna, così dolce nei confronti del fratello, e la ricordo molto affettuosa anche nei miei confronti. Certo, è una pantera: bisogna sapere come accarezzarle il pelo, perché se sbagli verso può darsi che ti tagli a fette con gli artigli! (ride, ndr.) E’ passionale, ma anche portatrice di un’umanità straordinaria e di una sensibilità incredibile…perché è una persona speciale. Quando stavamo insieme, spesso congedavamo il personale di servizio; lei cucinava per me e io lavavo i piatti. (ride, ndr.) I piatti li ha lavati molto raramente, Grace, però cucina benissimo: soprattutto le pietanze giamaicane! A Londra le ho procurato un piccolo barbecue, perché ogni tanto facevamo il barbecue in terrazza come una vecchia coppietta. E’ bello vivere questi Vip anche in una dimensione così pulita, semplice e serena. Penso di aver regalato a Grace tanta tranquillità, perché sono una persona pacifica e lei si lasciava piacevolmente contagiare dalla mia serenità. Poterle essere di conforto anche nel triste momento della scomparsa di Chris, per me è stato molto importante. Il nostro rapporto è di grande vicinanza: siamo rimasti i migliori amici l’uno dell’altra.

 

Grace Jones con il modista Philip Treacy, autore del copricapo che ha sfoggiato all’ evento “This is Icon” inserito nella London Fashion Week

Altri scatti dal charity show londinese “This is Icon”

Passo ora a una domanda clou. La sera del 4 Ottobre ti abbiamo visto in TV, precisamente su “Scherzi a parte”, dove eri impegnato nell’ investitura a conte di Antonio Zequila. E ti “dilettavi” sadicamente nel bacchettarlo, peraltro, mentre gli insegnavi il galateo della tavola! Potresti raccontarci qualche aneddoto, qualche dettaglio intrigante sul backstage dello scherzo?

(ride, ndr.) Voi avete visto solo un brevissimo estratto di quello che è successo con Zequila, perché noi con lui siamo stati in ballo dal primo pomeriggio fino a tarda notte. “Scherzi a parte” aveva bisogno di un personaggio come me: dovete sapere che, quando vengono fatti gli scherzi, tutti i protagonisti vanno a cercare su Google con chi hanno a che fare. Quindi, quando sono stato presentato c’è stata immediatamente una ricerca…Io sono un uomo di spettacolo, ma sono anche Principe, per cui mi hanno presentato col mio nome. L’ intera situazione era grottesca! Non so come si possa cadere in un tranello del genere, perché tutto era estremamente surreale. Faccio i complimenti a me stesso perché sono stato bravissimo, e me lo dico da solo! Ma anche tutti gli altri attori, soprattutto l’attrice che ha interagito con Zequila “in notturna”…Devo dirvi che su “Scherzi a parte” è tutto improvvisato (a parte il soggetto, molto particolareggiato), perciò non avevamo un “copione”. Certo, a volte gli autori ci davano ulteriori input da dietro le quinte con gli auricolari, soprattutto per rendere più credibile la vicenda. Per me è stata veramente una bella prova dal punto di vista professionale, mentre dal punto di vista umano…A Zequila è dispiaciuto moltissimo non essere diventato conte: non tanto per la ricchezza, quanto per il titolo. Perché lui ci credeva! A un certo punto ha chiamato al telefono sua madre, Ivana Trump, Barbara D’Urso e chi più ne ha più ne metta per dare la notizia: era davvero convinto di essere entrato a far parte dell’ aristocrazia. Poi, quando ha scoperto che era tutto uno scherzo, è rimasto delusissimo. Ed è dispiaciuto tanto anche a me, non sapevo come confortarlo…mi è venuto il magone. Zequila aveva proprio la velleità di diventare nobile. Ma che risate, quando lo redarguivo! Io la bacchettavo davvero, tant’è che mi diceva che gli stavo facendo male! Quello scherzo è stato troppo divertente…

Sul piccolo schermo ti vediamo sempre più di frequente. Diventare un volto fisso della TV ti piacerebbe?

Mi piacerebbe avere un salotto nel quale poter ospitare i miei amici artisti e raccontare un po’ di storie, oltre a organizzare il format incentrato sulle donne in difficoltà. Diciamo di sì! E’ arrivato anche per me il momento di cominciare a fare televisione, sempre che trovi uno spazio dove io abbia la possibilità di gestire me stesso. Dovrei avere il controllo della redazione, altrimenti non so se mi troverei davvero a mio agio. Oppure, potrei intervenire come opinionista nei settori di mia competenza. Sì, lavorare in TV mi piacerebbe molto! Adorerei condurre un talk show dove farei intervenire sia personaggi famosi che tutti coloro che hanno qualcosa da raccontare, perché secondo me abbiamo bisogno di ascoltarci, scambiare opinioni, dialogare…

 

Il Principe sul Red Carpet di “I say a little prayer…for me” con Alberto Barbera, direttore della 78. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia

Matilde Brandi, Emma Mach e Flavia Cavalcanti al Gala degli Amen Spiritual Awards

Cambiando argomento ed affrontandone uno molto attuale: cosa pensi della riapertura delle discoteche con capienze contingentate?

Sono felice che finalmente il Governo si sia degnato di prendere in considerazione il nostro settore. Del resto, ormai, si ballava ovunque tranne che nei luoghi deputati. Lo scorso weekend è stato il primo di “semilibertà” al ballo. Il contingentamento è assurdamente prudente e denota la confusione scientifica, e anche politica, che ancora domina la scena. Speriamo che l’effettivo miglioramento riguardo contagi e ricoveri dia adito ad uniformare le capienze con gli altri luoghi cosiddetti di assembramento. Giovedì 21 Ottobre faremo un punto della situazione con il Presidente del Silb Maurizio Pasca, esponenti politici ed esperti del settore. Penso che comunque sarà una gran bella festa soprattutto per i giovani, che meritano di divertirsi in luoghi adatti e belli con la musica che a loro più piace e di essere coccolati all’ infinito dopo tutto il sacrificio e il delirio degli ultimi tempi. Viva la musica, che è vita!

 

Maurice bacia Micol Rossi, una delle donne premiate con l’Amen Spiritual Award

Concludo questa serie di domande con il consueto focus sui tuoi progetti e su tutti quegli impegni che, essendo incalcolabili, ho tralasciato involontariamente (mea culpa!) nelle domande…A te la parola!

La mia più grande soddisfazione è che il 23 Ottobre sarò impegnato nei panni di Casanova a Monte Carlo. In collaborazione con Delia Grace Noble, all’ Hotel de Paris, sotto il patrocinio dell’Ambasciata Italiana nel Principato di Monaco e del Principe Alberto II, con le finalità di sempre, allestiremo il mio primo ballo in maschera: un’anticipazione del Carnevale di Venezia che speriamo di riuscire a fare in presenza l’anno prossimo e a cui si sta già lavorando con la partecipazione di VELA, la società partecipata che si occupa di tutti i grandi eventi veneziani. Anche il direttore di Rai Veneto, Giovanni de Luca, si è detto entusiasta di mettere a disposizione lo splendido Palazzo Labia per poter proporre una programmazione di classe, ma divertente, in vista del Carnevale. E dato che rientreremo ancora nelle celebrazioni del 1600simo di Venezia, verrà omaggiata anche la storia del Carnevale. Oltre a questo ho in previsione innumerevoli altri impegni, ma ve ne parlerò più avanti! Sostanzialmente percepisco una gran voglia, un gran fermento…Il desiderio di ricominciare a vivere e a godere dell’arte dell’intrattenimento e della bellezza in generale. 

 

Un annuncio da fare col megafono: sabato 23 Ottobre, a Monte Carlo, il Principe Maurice sarà il Maestro di Cerimonia del Gran Masked Ball!

 

Photo courtesy of Maurizio Agosti

 

 

 

La colazione di oggi: il croissant, per iniziare la giornata in dolcezza anche in vacanza

 

Accantoniamo per un attimo gli alimenti tipicamente estivi (tipo il gelato, approfondito nell’ ultima puntata di questa rubrica) accendendo i riflettori su uno degli storici protagonisti della prima colazione: il croissant. In realtà, anche il cornetto può essere considerato un basic dei mesi caldi. Soprattutto in vacanza, quando lo ritrovate puntualmente nel buffet breakfast del vostro Hotel o lo assaporate nel baretto sulla spiaggia. Che dire, poi, delle albe a base di croissants e bomboloni dopo aver folleggiato tutta la notte? Il gusto delizioso dei cornetti appena sfornati è senza dubbio uno dei motivi in più per attendere il sorgere del sole. E a ragione, perchè questo celeberrimo dolce da forno  – che i francesi chiamarono “croissant” per la forma che richiama la luna crescente – è un concentrato di ingredienti semplici ma squisiti: burro, uova, zucchero e farina con l’ aggiunta del tuorlo d’uovo per realizzare la tipica doratura esterna. Internamente, invece, può contenere un ripieno di marmellata, cioccolata o crema. E’ chiaro che, parlando del croissant, le virtù salutari vanno di pari passo con il gusto. Essendo un dolce non difetta di calorie (soprattutto se farcito con uno dei golosi ripieni di cui sopra), anche perchè contiene un’ alta quantità di carboidrati. In un’ ipotetica classifica dei suoi componenti, subito dopo i carboidrati troviamo i grassi e le proteine, ma anche le fibre, i sali minerali e le vitamine: il croissant, particolarmente ricco di potassio, magnesio, sodio, calcio e fosforo, fornisce un buon apporto di vitamina  A, E e B9.

 

 

Il fatto che non sia privo di grassi e carboidrati, comunque, non deve sembrare una sorta di “alert”. Certo, il croissant va evitato se si è a dieta, ma i carboidrati costituiscono un’ ottima fonte di energia e l’ideale è consumarli di mattina, proprio con la prima colazione; vi daranno tutto lo sprint necessario per iniziare la giornata  e rifarvi dal digiuno delle ore di sonno. Via libera al cornetto, quindi…e senza sensi di colpa!

 

 

Passiamo ora a qualche cenno storico e alle curiosità su questo bestseller di pasticceria. In primo luogo va detto che, nonostante sia considerato tradizionalmente francese, il croissant ha origini austriache: veniva chiamato kipferl e pare che esistesse già intorno al 1200. A farlo conoscere in Francia fu Maria Antonietta, che dopo il matrimonio con Luigi XVI fece arrivare dall’ Austria la ricetta del suo dolce preferito, ma la vera e propria diffusione del kipferl avvenne nel 1837 circa con l’ apertura della Boulangerie Viennoise a Parigi. Questa pasticceria proponeva prodotti tipicamente viennesi, e il cornetto che Maria Antonietta aveva tanto amato riscontrò un incredibile successo. I francesi lo reinterpretarono a modo loro ribattezzandolo “croissant”: nei primi anni del XX secolo divenne un must della prima colazione in tutto il paese. Ben presto, avendo raggiunto un’iconicità pari a quella della Tour Eiffel, fu assurto ad emblema dolciario della Francia, dove negli anni ’70 veniva consumato e venduto in apposite “croissanteries”. A contraddistinguerlo da sempre, tuttavia, è il burro in dosi massicce che gli conferisce sapore e consistenza.

 

 

L’ Austria rispunta in una leggenda che coinvolge direttamente il croissant. Si narra che nel XVII secolo, durante un assedio turco a Vienna, un pasticciere notò una galleria che i Turchi, nottetempo, stavano furtivamente scavando nel sottosuolo. Avvertì subito chi di dovere e come ricompensa gli fu offerto di produrre in esclusiva dei dolci a mezzaluna che inneggiavano alla sconfitta degli Ottomani. A livello storico, tuttavia, questi fatti non sono stati mai documentati.

 

 

 

 

 

La colazione di oggi: il tempo delle fragole

 

Ricordate “Il tempo delle mele”, la pellicola che lanciò Sophie Marceau? Bene: parafrasando quel titolo, Aprile potrebbe essere definito “il tempo delle fragole”. E’ in questo periodo, infatti, che il “falso frutto” più goloso della Primavera matura al punto giusto. “Falso frutto” perchè si origina da un fiore con molteplici pistilli; ognuno di essi dà vita agli acheni, i semini sparsi sulla superficie della fragola. Sono gli acheni i frutti veri e propri, mentre la parte rossa e succosa che tanto ci attira non è che il ricettacolo del fiore. Ciò che conta, comunque, è che a livello nutrizionale la fragola possieda tutti i requisiti per essere definita “frutto” a pieno titolo. Anche il suo aspetto è altamente invogliante: rutilante, polposa e soffice, la protagonista della nostra colazione di oggi sprigiona delizia al solo sguardo. Sfido chiunque a non aver desiderato di comprare un cestino di fragole quando il fruttivendolo comincia a metterle in mostra! Se le acquistasse farebbe benissimo, perchè la Fragaria vesca (questo il suo nome botanico) è iper versatile e salutare.

 

 

Con le fragole si possono decorare dolci e dessert, preparare marmellate, sciroppi, macedonie…Come gusto di gelato o dello yogurt sono richiestissime. Ma anche assaporate da sole, con zucchero e limone, in una coppetta, risultano squisite. Andiamo a scoprire le loro proprietà e i loro benefici: c’è da dire, innanzitutto, che vantano un gran numero di elementi nutritivi. Minerali quali il calcio, il potassio e il magnesio, insieme alla vitamina C e ai flavonoidi, compongono un connubio dalle plurime virtù. Non è un caso che l’ USDA (United States Department of Agriculture) abbia collocato le fragole al top della classifica degli alimenti antietà proprio per l’ alto contenuto di antiossidanti. Oltre a ritardare l’ invecchiamento, la Fragaria vesca favorisce la perdita di peso. Gli antiossidanti di cui è ricca, infatti, stimolano il rilascio dell’ ormone adiponectina che a sua volta accelera il metabolismo e tiene a bada l’ appetito. Questo succosissimo “frutto/non frutto”, inoltre, ha la capacità di equilibrare il livello di glucosio nel sangue contrastando l’ insorgenza del diabete. Ma non finisce qui. Un regolare consumo di fragole incentiva l’ eliminazione di scorie e tossine che intaccano pericolosamente le funzioni cerebrali. Contribuisce, cioè, a “purificare” il cervello prevenendo malattie degenerative come il Parkinson e l’ Alzheimer. La vitamina C racchiusa nel frutto è un’ altra miniera di benefici. Oltre a rinforzare il sistema immunitario, a combattere l’ anemia e lo stress, incrementa la produzione di collagene mantenendo elastici i tessuti connettivi – vale a dire la pelle, le ossa, i denti e le cartilagini. A proposito di denti, pare che lo xilitolo contenuto nelle fragole sia un potente antidoto contro la formazione della placca. In più, la Fragaria vesca riduce la ritenzione idrica: una dote che la presenza di potassio accentua in modo ottimale. Le fragole, insomma, si rivelano un concentrato di proprietà salutari.

 

 

Elenco dei benefici a parte, c’è qualcos’ altro che le rende molto intriganti. Il patrimonio di leggende che le circonda è notevole: secondo gli antichi Romani, le fragole erano state originate dalle lacrime, tramutatesi in cuori rossi, che Venere versò dopo la morte di Adone. Durante le celebrazioni in onore del bellissimo dio, quindi, a Roma se ne consumavano in abbondanza. Nel Medioevo, sul rutilante frutto si diffusero le dicerie più svariate. Se per alcuni aveva il potere di trasformare l’ uomo in un mostro, altri lo associavano alla tentazione ed altri ancora, la notte di San Giovanni, raccoglievano cesti interi di fragole per poi cucirle insieme in una cintura che – a loro dire – proteggeva dal veleno dei serpenti. A partire dal 1600 si cominciò ad attribuire alla Fragaria vesca delle virtù terapeutiche: si pensava che curasse la lebbra, le ferite (il suo colore rosso era, in un modo o nell’altro, il motivo di queste convinzioni). Madame Tallien, un’ affascinante aristocratica che visse a cavallo tra il ‘700 e l’800, era invece solita utilizzare ben dieci chili di fragole ogni volta che faceva il bagno: asseriva che fossero fondamentali per il benessere della pelle, e come abbiamo visto…non aveva tutti i torti.

 

 

Andy, Morgan & The White Dukes: tributo veneziano a David Bowie insieme al Principe Maurice

 

Chi segue la rubrica “Sulle tracce del Principe Maurice” avrà già preso nota di questo straordinario evento anticipato dal Principe in occasione dei suoi Auguri di Buone Feste ai lettori. Oggi, il countdown è agli sgoccioli e VALIUM ritiene imprescindibile dedicare un approfondimento extra alla serata Andy, Morgan & The White Dukes eseguono David Bowie” in programma il 9 Gennaio presso il Teatro Goldoni di Venezia. Si tratta di un tributo d’eccezione a David Bowie che vedrà protagonisti Andy e Morgan, entrambi ex Bluvertigo, insieme alla band dei White Dukes e con la presenza speciale del Principe Maurice nelle vesti di narratore: uno show imperdibile, un autentico must per iniziare il nuovo anno all’ insegna della suggestività pura. A partire dalla location – il più antico teatro tuttora attivo dell’ incantevole Venezia – proseguendo con i prestigiosi nomi degli artisti coinvolti, infatti, il tributo a Bowie si configura come un evento spettacolare ed impregnato di magia. Per conferirgli  la solennità che merita riporto quindi il comunicato stampa ufficiale, dove le info relative allo show si intrecciano ad un’ affascinante descrizione del concept da cui prende vita.

 

Il Teatro Goldoni, inaugurato a Venezia nel 1622

Eseguire la musica di David Bowie a Venezia ha un senso, è quasi dovuto. Li accomunano la bellezza immortale, la “creatività libera ed estrema”, la teatralità intrinseca e quell’essenza tra Eros e Thanatos che li mitizza. Lo sanno bene Andy e Morgan, sin dai tempi dei Bluvertigo, che con i White Dukes mercoledì 9 gennaio interpreteranno al Teatro Carlo Goldoni il repertorio tratto dal periodo più fecondo e poliedrico: 1971 – 1997. Bowie amava questa città così surreale e unica, potente eppure fragile, decadente e sperimentale; la capiva, la godeva, la assorbiva. L’esibizione di Andy, Morgan e i White Dukes vuole essere un suo ritorno, una condivisione da parte di due artisti che si riconoscono con lui in una forma d’arte contaminata che si può definire “teatro del rock”. A sottolineare questa visione particolare, Il Principe Maurice, visionario e qualificato narratore, accompagnerà il viaggio musicale attraverso le tante anime di uno degli artisti più iconici, controversi e affascinanti degli ultimi 50 anni: David (Jones) Bowie.

“Andy, Morgan & The White Dukes eseguono David Bowie” –  9 Gennaio ore 21 al Teatro Goldoni (San Marco, 4650/B) di Venezia

Per ulteriori informazioni, potete far riferimento al sito web del Teatro Stabile del Veneto: www.teatrostabileveneto.it

 

 

 

Immagini del Teatro Goldoni, dall’ alto:

Foto di giomodica [CC BY 3.0 (https://creativecommons.org/licenses/by/3.0)] via Wikimedia Commons

Foto di Andrzej Otrębski [CC BY-SA 3.0 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0)], da Wikimedia Commons