Riscoprire il verde in occasione del St.Patrick’s Day

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Riscoprire il verde in occasione della festa più verde dell’anno, la festa di San Patrizio: verde come l’Irlanda, “isola di smeraldo”, verde come il trifoglio, ricco di significati simbolici per gli antichi Celti ma anche per lo stesso patrono d’Irlanda, che si servì di questa pianta erbacea per spiegare al popolo il mistero della Trinità. Le collezioni Primavera Estate 2024 abbondano di verde in svariate sfumature: ho scelto quelle che più si avvicinano alla nuance associata al St.Patrick’s Day, la festa che gli irlandesi e le comunità irlandesi americane celebrano ogni 17 Marzo.

 

Lola Casademunt

Lebor Gabala

Germanier

Melke

Pierre Cardin

Balmain

Max Mara

Elie Saab

Area

Dawei

Nathalie Chandler

Givenchy

Amlul

 

29 Febbraio, il giorno che “spunta” con l’anno bisestile

 

29 Febbraio: quest’ anno, come per magia, Febbraio ha un giorno in più. Ciò accade perchè il 2024 è un anno bisestile e, in quanto tale, si avvale dell’aggiunta di un giorno affinchè il calendario collimi con il moto della Terra attorno al Sole; il nostro pianeta, infatti, impiega 365,2422 giorni per descrivere la sua orbita attorno all’astro infuocato, e non 365 come erroneamente si pensa. Queste sei ore di differenza vengono colmate sommando un giorno al mese di Febbraio, un evento che si verifica ogni quattro anni. Era il 46 a.C. quando Giulio Cesare introdusse l’anno bisestile, dal latino “bis sextus die” ovvero “due volte sesto giorno”. Nel calendario romano, però, il giorno aggiunto ogni quattro anni coincideva con quello successivo al 24 Febbraio, poichè in questa data l’anno terminava: il giorno in più degli antichi romani veniva chiamato esattamente, quindi, “bis sexto die ante Calendas Martias”,  il sesto giorno “ripetuto” prima delle Calende di Marzo. Il calendario gregoriano, che Papa Gregorio VIII promulgò nel 1582, manteneva il giorno aggiunto pur associandolo ad un calcolo diverso e più complicato. Ma quando e dove nacque la nefasta fama dell’anno bisestile? Fu proprio nell’antica Roma che  ebbe origine il detto “anno bisesto, anno funesto”: i romani dedicavano il mese di Febbraio ai riti in onore dei defunti. Con il passare dei secoli, la negatività che il popolo associava all’anno bisestile non venne mai meno. Nel Medioevo era opinione comune che l’anno 1000 coincidesse con la fine nel mondo, mentre durante il Rinascimento l’anno bisestile veniva considerato foriero di epidemie, sciagure per le greggi e per il raccolto. Tornando alla nostra epoca, nel 2020, molti hanno addirittura congetturato un nesso tra l’anno bisestile e lo scoppio della pandemia di Covid. Nei paesi anglosassoni, invece, il 29 Febbraio ha sempre avuto una valenza positiva: nel Regno Unito e in Irlanda è stato ribattezzato “leap day”, mentre l’anno bisestile è il “leap year”. In Irlanda esiste addirittura una tradizione che prevede che le donne facciano una proposta di matrimonio al proprio compagno, con tutto il corredo romantico ad hoc per l’ occasione.

 

 

Attenzione, però! Secondo l’antica usanza, se l’uomo rifiuta sarà tenuto a donare dodici paia di guanti a colei che si dichiara: dovrà indossarne uno al mese per evitare di mostrarsi priva dell’anello di fidanzamento. Vuole la leggenda che la tradizione del Bachelor’s day, ossia della proposta di matrimonio al femminile, sia stata inaugurata da San Patrizio e Santa Brigida di Kildare; pare che la Santa confidò con rammarico a San Patrizio che le giovani donne rimanevano in attesa per troppo tempo della dichiarazione d’amore dei loro fidanzati. San Patrizio, allora, decretò che ogni 29 Febbraio i ruoli si sarebbero invertiti. Sarebbero state, cioè, le donne a dichiararsi agli uomini. L’idea, decisamente innovativa per l’epoca, fu accolta con entusiasmo da Santa Brigida e da tutta la popolazione femminile dell’Irlanda e della Scozia, dove l’usanza si diffuse.

Foto via Unsplash

 

Happy St.Patrick’s Day

 

Buon San Patrizio! Ormai, complice anche la massiccia diffusione dei Pub a livello internazionale, il 17 Marzo si festeggia in molti paesi del mondo e non solo in Irlanda o dove la comunità irlandese è numericamente rilevante (come negli Stati Uniti). Prova ne è il fatto che ognuno di noi conosce, più o meno, gli emblemi del St.Patrick’s Day: in primis la supremazia del verde, il colore che simboleggia l’ Irlanda (non a caso definita “la verde Irlanda”). Oggi è d’obbligo indossare qualcosa di verde, la tonalità prediletta dalle fate ma anche quella della natura e del suo risveglio. Il verde, poi, si ricollega direttamente al trifoglio, un altro elemento ricco di significato. In Irlanda il suo nome è shamrock, dal gaelico “seamrog”, “giovane trifoglio”; per la botanica è il Trifolium Repens, e da Aprile ad Ottobre dà vita a un tripudio di minuscoli fiori bianchi. Gli antichi Celti, in particolare i Druidi, conferivano al trifoglio una potente valenza mistica. Le sue foglie, essendo tre, rimandavano al numero sacro della “Triplice Dea”; in più, veniva utilizzato come pianta curativa, per tenere a distanza le entità maligne e prevedere il futuro. Ad esempio, se le sue foglie si posizionavano verso l’alto si riteneva che il brutto tempo fosse in agguato. Ma il trifoglio è soprattutto legato alla figura di San Patrizio: pare che il Santo si servì delle sue foglie per spiegare il mistero della Trinità quando evangelizzò l’Irlanda.

 

 

La prima testimonianza del cospicuo utilizzo del trifoglio nell’ “isola di Smeraldo” risale al 1681: l’antiquario inglese Thomas Dineley ne parlò nel suo diario, “The Journal of Thomas Dineley”, un resoconto del viaggio in Irlanda che aveva effettuato. Dineley notò che il giorno di San Patrizio gli irlandesi indossavano croci e trifogli al tempo stesso. Due secoli dopo, sotto il regno della Regina Vittoria, il trifoglio divenne il simbolo per eccellenza della ribellione. In realtà lo era già da molto tempo prima, precisamente dal 1798, quando la United Irishmen Rebellion tentò di tramutare l’ Irlanda in una repubblica indipendente. La Regina Vittoria, in seguito, stabilì che tutti coloro che indossavano il trifoglio sulla propria divisa militare sarebbero stati puniti con la morte, il che probabilmente rafforzò la valenza sovversiva a cui gli irlandesi associavano la pianta. A tal proposito esiste una canzone, “Wearing of the green”, che ribadisce l’ orgoglio nazionale dell’ isola: il trifoglio divenne un simbolo di cui andare fieri, la rappresentazione di un supremo ideale.

 

 

La croce celtica è, senza dubbio, un’altra icona irlandese. Anche in questo caso, a fare da protagonista è la figura di San Patrizio. La leggenda narra che quando Papa Celestino I incaricò il Santo di evangelizzare le isole britanniche, l’ Irlanda in particolare, egli ottenne un immenso successo nel perseguire la sua missione. L’apostolato di San Patrizio nell’ Eire ebbe inizio tra il 431 e il 432. Dopo gli anni trascorsi in cattività sulla Slemish Mountain, il futuro patrono dell’ Irlanda poteva considerarsi un profondo conoscitore della cultura, della lingua e del credo locali. Ciò che rese straordinaria l’evangelizzazione di San Patrizio fu il rispetto dimostrato dal Santo nei confronti del paganesimo di matrice celtica imperante nell’ isola: non tentò di demolirlo in alcun modo, decise anzi di combinarne molti elementi con la fede cristiana per favorire l’assimilazione di quest’ ultima presso il popolo d’Irlanda. All’utilizzo del trifoglio come metafora della Trinità seguì un episodio altrettanto incisivo: San Patrizio fuse l’icona della croce cristiana con il sole, un simbolo di estrema importanza per i Celti. Il risultato fu la Croce Celtica, nel paganesimo strettamente connessa al ciclo di morte e rinascita delle stagioni.

 

 

Per concludere, un emblema giocoso e onnipresente in tutte le celebrazioni del giorno di San Patrizio: il Leprechaun. Le origini di questo nome sono controverse, si pensa che derivino dal gaelico moderno “leipreachàn”, ovvero “piccolo spirito”. Quel che è certo è che il Leprechaun è un popolarissimo folletto, o gnomo, irlandese. Appartiene al popolo delle fate e pare che vivesse sull’isola ancor prima ancora che vi si stabilissero i Celti. Il Leprechaun è un ciabattino – particolare che ha fatto risalire il suo nome a “leath bhrògan” (in irlandese, appunto, “ciabattino”) – e un gran burlone al tempo stesso. Prende di mira gli avari e i ladri, ma la sua scaltrezza si dimostra soprattutto quando deve difendere il tesoro che possiede: eh già, questo folletto solitario e imprendibile (se lo si vuole trattenere, però, basta guardarlo fisso negli occhi) nasconde smisurate ricchezze nei posti più impensati. Addirittura, pare che possieda un’enorme pentola piena di monete d’oro collocata alla fine dell’arcobaleno. Tutti coloro che tentano di estorcergli il nascondiglio del suo tesoro, tuttavia, rimangono con un palmo di naso. In queste circostanze, il Leprechaun rivela una grande astuzia e uno spiccato senso della beffa. Il giorno di San Patrizio decreta il trionfo del folletto burlone: la sua maschera inaugura tutte le parate, il suo ritratto campeggia in tutti i negozi. Come vuole la tradizione, inoltre, gli irlandesi sono soliti offrire al Leprechaun un bicchiere di latte posato sul davanzale della finestra.

 

 

 

Imbolc, la festività celtica del 1 Febbraio

 

Il freddo è polare, la neve spadroneggia in diverse regioni. Ma lo spiraglio di luce che ha iniziato a manifestarsi dal 21 Dicembre, ormai è evidente: le giornate si sono allungate, il sole comincia a fare capolino e i bucaneve fioriscono, generando un’ illusione di Primavera in mezzo al gelo. A livello temporale ed astronomico ci troviamo nel punto intermedio tra il Solstizio d’Inverno e l’Equinozio di Primavera. Non è un caso che il 1 Febbraio gli antichi Celti festeggiassero Imbolc, una ricorrenza che sanciva il culmine dell’ Inverno o, in paesi come l’Irlanda, il principio della Primavera. Il nome della festa ha molteplici varianti e significati: “Imbolc”, letteralmente “grande pioggia”, sta ad indicare il periodo di transizione stagionale, ma in senso figurato designa la purificazione dalle “scorie” invernali. “Oimelc”, un’altra denominazione della festa, è sinonimo di “lattazione degli ovini”. “Imbolg”, che testualmente si traduce con “nel sacco”, ha l’accezione di “in grembo”. La Natura, infatti, si prepara a rinascere nel grembo di Madre Terra, e con essa gli agnelli che vedono la luce all’ inizio della bella stagione. Il latte di pecora rappresentava all’ epoca un’ importante fonte nutrizionale: era (ed è) la materia prima per la produzione del burro, del siero di latte e di svariati formaggi, ma conteneva anche una grande quantità di calcio, proteine e vitamine. Dei dettagli di rilievo, ai tempi in cui il sostentamento costituiva la linea di confine che separava la vita dalla morte.

 

 

Un’ altra caratteristica di Imbolc è la sua valenza di “festa della Luce”. Era d’uso accendere lanterne, falò e candele per simboleggiare l’ allungamento delle giornate e propiziare un rapido arrivo della bella stagione. I Celti onoravano Brigid, dea della fertilità, della Primavera ma anche del triplice Fuoco che risplende sui poeti, sui fabbri e sui guaritori, categorie di cui la dea è la protettrice: esiste un fil rouge costante che connette il sacro fuoco dell’ ispirazione, la fucina del fabbro e l’ energia che purifica e guarisce. Il motivo della purificazione è legato al fuoco a doppio filo; per Brigid, il primo dei quattro elementi si associa inoltre alla propulsione vitale, una forza che dalle più profonde viscere della Terra si irradia alle entità naturali e interrompe il loro lungo sonno invernale. Brigid è la giovane dea, nell’ Irlanda celtica veniva considerata anche la patrona dei pozzi e delle sorgenti. La leggenda vuole che sia nata all’ alba di Imbolc (l’alba, collocata a metà tra notte e giorno, era uno dei “luoghi di mezzo” venerati dai Celti); una fiamma arde sulla sua fronte, il cigno è il suo animale totem poichè simboleggia il candore, la regalità e il mutamento. Quando arrivava Imbolc, all’aurora, i Celti accendevano falò in onore di Brigid, ed è sempre la dea del triplice Fuoco che invocavano le partorienti. Le celebrazioni del 1 Febbraio iniziavano immancabilmente al tramonto del giorno prima, perchè per il calendario celtico ogni giornata cominciava al calar del sole.

 

 

Con l’ avvento del Cristianesimo, la festività pagana di Imbolc venne sostituita dalla Candelora, che celebra la presentazione di Gesù Bambino al Tempio di Gerusalemme; durante la messa, la tradizionale benedizione delle candele omaggia la luce di Cristo. La ricorrenza di Santa Brigida, invece, prese il posto dell’adorazione della dea Brigid: la santa, una badessa irlandese, insieme a San Patrizio fu attivissima nell’ evangelizzazione del suo paese.

 

Brigid in un dipinto di John Duncan, “The coming of bride”, del 1917