Focus sul look: l’impermeabile

 

Ci sono delle piogge primaverili deliziose in cui il cielo sembra piangere di gioia.
(Paul-Jean Toulet)

Con la pioggia o con il sole, non importa: l’impermeabile rimane il must di Marzo. Il clima più mite, già quasi primaverile, permette di relegare in armadio il cappotto sostituendolo con un trench leggero, che si rivelerà prezioso sia per gli acquazzoni tipici del terzo mese dell’anno, sia per le giornate assolate, o ventose, che rientrano tra i suoi segni distintivi. L’impermeabile è un capo senza tempo, un cardine del guardaroba di mezza stagione. Abbinatelo a un dolcevita minimale e a un paio di anfibi per dargli grinta, sfoggiando un make up imperniato sullo smokey eyes: il risultato sarà un look ricco di accenti seduttivi.

 

Foto: Cottonbro Studio via Pexels

 

Giallo, il colore di Marzo

 

Personalmente non associo il mese di Marzo al giallo, ma dai più viene considerato il suo colore ufficiale. Sicuramente per la luminosità, la vivacità che rievoca il ritorno della luce, perchè emana energia e vitalità. Secondo la psicologia del colore, il giallo simboleggia l’aprirsi alla vita e il dissolvimento di ogni tensione. Questa tonalità viene da sempre connessa alle emozioni positive e alla positività. Nel caso del mese di Marzo, il riferimento al sole è ovvio; ma non dimentichiamo che anche la mimosa, il fiore della Festa della Donna, sfoggia un giallo brillante. Il giallo è un colore che non passa inosservato. Tecnicamente viene annoverato tra i colori primari sottrattivi accanto al magenta e al ciano, e sommato al blu (il suo colore complementare) dà origine a un bianco abbagliante. In natura è molto presente: oltre alla mimosa, fiori come il narciso, il girasole, il narciso e il tarassaco esibiscono petali di un giallo intenso. I frutti gialli sono numerosissimi: basti pensare alla banana, al limone, alla papaya, alla carambola, all’ananas e alle susine gialle, solo per citarne alcuni. Il legame tra Marzo e il giallo si ispira alla potenza della rinascita, all’inizio di un nuovo ciclo generalmente vissuto con ottimismo e speranza. Non va trascurato, tuttavia, che il giallo viene anche associato a connotazioni negative: l’abito che indossa Giuda Iscariota è giallo; la teoria umorale di Ippocrate di Coo, che attribuisce il benessere fisico a una perfetta armonia tra i quattro fluidi corporei, collega il giallo alla bile e quindi alla collera, alla rabbia e all’invidia.

 

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“Marzo”, una poesia di Arturo Onofri

 

Marzo, che mette nuvole a soqquadro
e le ammontagna in alpi di broccati,
per poi disfarle in mammole sui prati,
accende all’improvviso, come un ladro,
un’occhiata di sole
che abbaglia acqua e viole.

Con in bocca un fil d’erba primaticcio,
marzo è un fanciullo in ozio, a cavalcioni
sul vento che separa due stagioni;
e, zufolando, fa, per suo capriccio,
con strafottenti audacie,
il tempo che gli piace…

 

Squarci di sole

 

Approfittare degli squarci di sole di Febbraio per ripristinare uno degli accessori più amati ed esibiti della bella stagione: gli occhiali da sole, meglio ancora se fuori dagli schemi e stravaganti quanto basta. Il Carnevale, d’altronde, impregna l’atmosfera di giocosità. E se, come dice un noto detto latino, “semel in anno licet insanire”…è consentito folleggiare un po’.

 

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La Lapponia e il fenomeno del Crepuscolo Polare

 

Quante sono le ore di buio, in Lapponia, durante l’Inverno? Chiunque stia progettando un viaggio nel Grande Nord, sicuramente se lo sarà chiesto. Alcuni temono che l’oscurità sia presente 24 ore su 24. Il fenomeno della Notte Polare, però, riguarda  solo le zone situate al di sopra del Circolo Polare Artico e al di sotto del Circolo Polare Antartico. Al Polo Nord e nelle isole Svalbard, ad esempio, per tre mesi all’anno le tenebre non hanno mai fine. Per quanto riguarda la Lapponia, che delle lande artiche rappresenta l’area più meridionale, il Sole si mantiene ininterrottamente sotto l’orizzonte con un’angolazione compresa tra 0 gradi e -6 gradi: in questo caso si parla di Crepuscolo Polare, un fenomeno in base al quale l’astro infuocato, pur non essendo visibile, diffonde una luce simile a quella di un crepuscolo che dura una manciata di ore. Il cielo esplora sfumature variabili, spaziando dalle tonalità dell’alba e del tramonto per poi sprofondare nell’azzurro della cosiddetta “ora blu”; in quegli istanti, il paesaggio è avvolto in una luce sospesa. Non è giorno, ma non è neanche notte: ci troviamo di fronte, appunto, a un lungo crepuscolo. La meraviglia è totale.

 

 

La luce irradiata dal Sole negli strati più alti dell’atmosfera, esaltata dal chiarore della Luna e delle stelle,  fa sì che il buio, in Lapponia, non sia mai assoluto. Due ulteriori elementi contribuiscono ad accentuare questa luminosità soffusa: le spettacolari luci dell’aurora boreale e la neve. Già, proprio la neve, che grazie al suo candore riflette e amplifica l’azzurro crepuscolare. Si può ribadire, quindi, che la Notte Polare (che i finlandesi chiamano “Kaamos”) non avvolge mai le terre lapponi nella completa oscurità. Da Novembre a metà Gennaio, certo, le ore di luce sono poche, e diminuiscono andando verso Nord. Il fenomeno è graduale: intorno alla metà di Novembre il Sole è ancora visibile quotidianamente, ma per circa tre ore. Dal 4 Dicembre al 10 Gennaio sparisce sotto l’orizzonte dando origine al Crepuscolo Polare e alle sue incantate atmosfere. Le ore di luce, come ho già accennato, possono variare a seconda della latitudine: si riducono nelle località settentrionali aumentando in quelle situate a Sud.

 

 

Prendendo a riferimento Rovaniemi, capoluogo della Lapponia e città di Babbo Natale, notiamo che le ore di luce ammontano a tre o quattro la prima metà di Gennaio e diventano cinque o sei durante la seconda metà. A Febbraio avremo dalle sei alle otto ore di luce le prime due settimane e dalle otto alle nove nella seconda parte del mese. A Marzo le ore di luce arriveranno a dieci e se ne aggiungeranno tre a fine mese. Per consultare un calendario delle ore di luce in Lapponia, vi rimando ai tanti che potete trovare in rete. Nel frattempo, pensate al Crepuscolo Polare e incominciate a sognare

 

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Yule, Solstizio d’Inverno: la leggenda del Re Quercia e del Re Agrifoglio

 

“Mentre l’anno del calendario Gregoriano volge al termine, le notti si allungano e le ore di luce sono sempre più brevi, fino al giorno del Solstizio invernale. Il respiro della natura è sospeso, e il tempo stesso pare fermarsi: è uno dei passaggi dell’anno dove l’oscurità regna sovrana, ma nel momento del suo trionfo cede alla luce che, lentamente, inizia a prevalere sulle brume invernali. “

(Ossian D’Ambrosio, da “Yule. Riti, tradizioni e spiriti del Natale”, a cura di Davide Marré, di Alessandro Azzoni et al., Phanes Publishing)

 

L’agrifoglio, pianta sacra degli antichi Celti, è un sempreverde che rientra tra i miti di Yule, il Solstizio d’Inverno: simboleggiando la metà più buia e gelida dell’anno si associa al Re Agrifoglio, raffigurato come un anziano perennemente sorridente dalla lunga barba bianca. Si narra che il Re Agrifoglio, ad ogni Solstizio, lottasse contro il Re Quercia, personificazione dei mesi in cui il Sole torna a splendere. L’uno aveva la meglio sull’altro a fasi alterne. Il Solstizio d’Inverno sanciva il trionfo del Re Quercia sul Re Agrifoglio, favorendo il ritorno progressivo della luce. Durante il Solstizio d’Estate, invece, era il Re Agrifoglio a vincere il combattimento: ciò determinava la graduale ricomparsa dell’oscurità e l’assopimento della natura. Le figure del Re Quercia e del Re Agrifoglio sono strettamente connesse, l’una non potrebbe mai fare a meno dell’altra. I due Re si fronteggiano in un equilibrio perfetto, così come perfettamente armonico è il trionfo del primo sul secondo e viceversa.

Oggi, alle 10.21, la stagione fredda ha fatto il suo ingresso ufficiale: buon Solstizio d’Inverno.

 

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Tramonto incendiato d’Ottobre

 

“Il tramonto bruciava come uno di quegli incendi festosi e misteriosi nei quali le cose più comuni evocano, con i loro colori, oggetti preziosi o strani. L’ardesia del tetto splendeva come le penne di un enorme pavone, in ogni misteriosa tonalità di blu e di verde, e i mattoni rossastri del muro ardevano con la stessa forza con cui ottobre tinge di rubino e di bronzo i vini. Il sole sembrava accendere ogni oggetto con una fiamma di colore diversa, come se un uomo accendesse dei fuochi artificiali.”

(Gilbert Keith Chesterton, da “Uomovivo”, Morganti Editori)