(Henry David Thoreau)
Il blog di Silvia Ragni
“Il tramonto bruciava come uno di quegli incendi festosi e misteriosi nei quali le cose più comuni evocano, con i loro colori, oggetti preziosi o strani. L’ardesia del tetto splendeva come le penne di un enorme pavone, in ogni misteriosa tonalità di blu e di verde, e i mattoni rossastri del muro ardevano con la stessa forza con cui ottobre tinge di rubino e di bronzo i vini. Il sole sembrava accendere ogni oggetto con una fiamma di colore diversa, come se un uomo accendesse dei fuochi artificiali.”
(Gilbert Keith Chesterton, da “Uomovivo”, Morganti Editori)
Ha messo chiome il bosco d’autunno.
Vi dominano buio, sogno e quiete.
Né scoiattoli, né civette o picchi
lo destano dal sogno.
E il sole pei sentieri dell’autunno
entrando dentro quando cala il giorno
si guarda intorno bieco con timore
cercando in esso trappole nascoste.
(Boris Leonidovič Pasternak)
Dopo la Superluna e l’eclissi lunare parziale, il cielo di Settembre è pronto a regalarci un nuovo spettacolo: la cometa del secolo. Così è stata ribattezzata C/2023 A3, chiamata anche Tsuchinshan-Atlas. Si tratta di una cometa che in quanto a luminosità non ha niente da invidiare a Halley, la cui ultima apparizione risale al 1986, e a Neowise, avvistata nel 2020. Ma che tipo di comete sono le C/2023 A3? Composte da rocce, polveri di ghiaccio e gas, si presentano come sfere che compiono un’orbita ellittica intorno al Sole. Esistono due condizioni che determinano la loro straordinarietà. Quando questa tipologia di cometa si avvicina all’astro attorno al quale orbita, la sua coda cresce in lunghezza. Ciò intensifica incredibilmente la luminosità del corpo celeste: l’energia radiante del Sole causa l’evaporazione di buona parte del ghiaccio che compone la cometa, distanziando il gas e la polvere dal nucleo inondato dalla luce dell’astro infuocato. La radiazione solare, quindi, accresce le dimensioni della coda dell’oggetto celeste nel momento in cui quest’ultimo comincia ad approssimarsi all’astro.
La seconda condizione che rende eccezionale C/2023 A3 riguarda la sua chioma. L’energia radiante del Sole, in questo caso, favorisce la formazione di un alone (provocato dalla sublimazione del ghiaccio, che passa direttamente dallo stato solido allo stato gassoso) attorno al nucleo della cometa. Non c’è bisogno di dire che tale fenomeno potenzi al massimo la luminosità del corpo celeste. Quando potremo vedere, dunque, C/2023 A3? Atlas raggiungerà il perielio (cioè il punto più vicino al Sole della sua traiettoria) il 27 Settembre. Ciò significa che nell’emisfero settentrionale sarà visibile da quella data fino a tutto il mese di Ottobre. Al perielio segue sempre un ritorno nei luoghi di origine, lontani dal sistema solare. Pare che il momento in cui Atlas risplenderà di più coinciderà con il 2 Ottobre: vicinissima al Sole, la sua coda ci lascerà senza fiato e brillerà come non mai. Per quanto riguarda il 27 Settembre, potremo ammirarla al meglio tra le 5 e le 7 del mattino. La avvisteremo nei pressi dell’orizzonte, lungo la traiettoria del Sole, prima che sorga l’alba. A Ottobre, Atlas si innalzerà man mano dall’ orizzonte, ma il suo fulgore scemerà progressivamente.
Sicuramente, vale la pena di osservarla: provenendo da un’area molto distante dal sistema solare, precisamente dalla nube di Oort, Atlas non ripasserà dalle nostre parti per chissà quanti altri secoli. Per visualizzarla in modo ideale, sarà meglio osservarla dall’alto e in zone prive di inquinamento luminoso. Dovrebbe essere visibile a occhio nudo, ma è consigliabile utilizzare binocoli, telescopi o macchine fotografiche per ammirarla in tutto il suo splendore. Appuntamento quindi il 27 Settembre, alle 5 alle 7 del mattino, con l’imperdibile cometa del secolo.
Ieri abbiamo parlato di come il termine Solleone stia ad indicare il passaggio del Sole nella Costellazione del Leone. Ma quali sono le carattetistiche di questo segno zodiacale? Il Leone, è risaputo, è il Re dello Zodiaco: ama sfoggiare la propria maestosità, il proprio sfarzo, non si sente secondo a nessuno. Ha un carattere forte, un’elevata autostima, un sano orgoglio. Detesta passare inosservato, ma non adotta mai un atteggiamento prevaricatore nei confronti degli altri. E’ generoso, adora donare e ricevere emozioni ed esprimere i suoi sentimenti platealmente. Non è difficile immaginarlo mentre sfoggia una simbolica corona. Che cosa sappiamo, invece, della Costellazione del Leone? In questi giorni, innanzitutto, sta tramontando sempre più precocemente: un segnale inequivocabile dell’avvicinarsi graduale dell’Autunno. Leo, il nome latino del raggruppamento stellare, è collocato nell’emisfero Nord, lungo l’eclittica, e si inserisce tra la Costellazione del Cancro e quella della Vergine. La struttura che lo contraddistingue è trapezoidale; uno dei suoi vertici, quello posizionato a Sud-Ovest, è costituito da Regolo o alfa Leonis, la stella più brillante dell’intera Costellazione.
Regolo, di un colore azzurrognolo, ha una magnitudine 1,40 e dista dalla Terra 77 anni luce. La classifica delle stelle più luminose del firmamento la vede al ventunesimo posto. In realtà, Regolo è un sistema stellare composto da due coppie di stelle, ed è talmente prossimo all’Equatore Celeste da risultare visibile in ogni angolo della Terra. Grazie alla sua tonalità e al suo splendore, alfa Leonis si distingue con facilità nel cielo serale. Insieme a un gruppo di stelle appartenenti alla Costellazione del Leone, dà vita a un asterismo conosciuto come Falce o Falce Leonina; il nome rimanda alla sua forma, evidenziata da un’intensa luminosità. Se Regolo (o alfa Leonis) si identifica con il vertice collocato a Sud-Ovest, Denebola rappresenta il vertice Sud-Est della Costellazione del Leone. Questa stella, che compone la coda del Leone, si trova a “soli” 36 anni luce di distanza dalla Terra. La sua luce di un bianco abbagliante la dota di una brillantezza straordinaria, superiore ben 17 volte a quella del Sole.
Regolo
Tuttavia, essendo una variabile Delta Scuti, Denebola presenta fluttuazioni nella luminosità dovute a pulsazioni (radiali o non radiali) sulla sua superficie. Alcuni studi hanno dimostrato come Denebola faccia parte di un ammasso stellare che comprende, tra l’altro, Alfa Pictoris, Beta Canis Minoris e IC 2391, un ammasso aperto: un insieme di stelle, cioè, originate da una gigantesca nube molecolare. Ma la Costellazione del Leone non è composta di soli astri. Sono numerose, infatti, anche le galassie che ospita. M65, M66 e NGC3628 sono galassie a spirale che compongono il Tripletto del Leone, (conosciuto anche come Gruppo di M66), distante dalla Terra 35 milioni di anni luce. NGC 2903, la galassia che più risplende rispetto a tutta la Costellazione, è una galassia a spirale barrata. NGC3607 è invece una galassia ellittica di grandi dimensioni.
La Costellazione del Leone comprende, inoltre, un buon numero di pianeti. Due di essi, gioviani, orbitano attorno alla stella HD102272, mentre un pianeta dalla massa che ricorda quella di Nettuno compie la sua orbita intorno a Gliese436, una nanna rossa (cioè una stella piccola e fredda di tipo spettrale) che dista 33 anni luce dal Sole.
Come ogni Costellazione, anche quella del Leone si intreccia a doppio filo con la mitologia. Conosciuta sin dall’epoca dei Babilonesi in quanto coincideva con il Solstizio d’Estate, la Costellazione del Leone è strettamente associata al mito di Ercole. Si narra che Era, divinità greca del matrimonio e del parto oltre che sposa di Zeus, possedesse un leone che terrorizzava gli abitanti di Nemea. Nessuno riusciva ad ucciderlo, poichè la sua folta pelliccia sembrava proteggerlo da ogni attacco. Quando Ercole si cimentò nell’impresa, riuscì a sconfiggere l’animale nonostante la sua ferocia. Si impossessò della pelliccia e la indossò in segno di vittoria. Zeus, tuttavia, volle premiare il coraggio e la forza indomita del leone: lo tramutò in una brillante costellazione che collocò nel firmamento.
Foto
Simbolo del Leone dal Libro delle Ore, 1440-1450 circa, the Fastolf Master, Bodleian Library, Oxford C.160. MS. Auct. D. inf.2, 11, fol 7rm. Public Domain via Wikimedia Commons
Regolo: Scott AnttilaAnttler, CC BY-SA 3.0 <http://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0/>, via Wikimedia Commons
Questa settimana, forse, non segnerà la fine delle ondate di calore di Caronte, ma quella del Solleone certamente sì. “Solleone” è ormai un termine poco usato; si preferisce riferirsi alla canicola, all’anticiclone africano, al caldo torrido. Eppure, ho trovato estremamente affascinante ripristinarlo. Indica il periodo più infuocato dell’anno ed è compreso tra il 23 Luglio e il 22 Agosto, quando il Sole staziona nella costellazione zodiacale del Leone. Fino a qualche anno fa, l’afa e le temperature elevatissime dell’estate si concentravano proprio in quelle settimane, conosciute anche con la denominazione di “canicola” (in latino “piccolo cane”) in quanto Sirio, la stella più splendente della costellazione del Cane Maggiore, si leva e tramonta insieme al Sole dal 24 Luglio al 26 Agosto. Durante il Medioevo, era opinione comune che il calore emanato da Sirio provocasse la canicola, dato che si aggiungeva al bollore del Sole. Quel periodo di caldo atroce veniva considerato portatore di lutti e malattie: queste ultime, secondo le credenze popolari, sarebbero state causate dal surriscaldamento sanguigno. La realtà era ben diversa. Nei giorni di canicola proliferavano infatti le zanzare del genere Anopheles, in grado di trasmettere la malaria. E molto spesso, all’epoca, la malaria conduceva alla morte. Tornando al Solleone, quest’anno si concluderà giovedì prossimo. In teoria, il 22 Agosto dovremmo dire addio all’umidità eccessiva e al calore rovente che hanno contraddistinto le ultime quattro settimane (ma non solo): finalmente, termini come “insolazione”, “colpo di calore”, “disidratazione”, cominceranno a farci meno paura e a concretizzarsi con sempre minor frequenza.
Il nome Solleone si diffuse presumibilmente in epoca Medievale. Già nel 1300, infatti, designava il passaggio del Sole nel segno del Leone dal 23 Luglio al 22 Agosto. Un secolo dopo assunse lo stesso significato che gli attribuiamo oggi, quello di caldo cocente o caldo afoso, a proposito delle ondate di calore dell’estate 2024. Che sia realmente in dirittura d’arrivo o meno, non è nostro compito stabilirlo. Quel che è certo è che il Solleone si concluderà ufficialmente il 22 Agosto: e VALIUM ne celebrerà la chiusura con il nuovo tema della settimana.
Foto: RDNE Stock Project via Pexels
Nei giorni roventi della settimana di Ferragosto, scegliete un look intriso di rimandi esotici e tropicali: treccine di rigore, make up che cattura i bagliori dorati del sole e sfoggia un finish dai riflessi metal. E poi, via libera a colori vivacemente caraibici come il giallo, l’arancio, il rosso, il blu, il viola, l’acquamarina, meglio ancora se con una base abbronzata. L’obiettivo è inneggiare all’estate attraverso nuance inebrianti che rispecchiano la spensieratezza della stagione calda e ne descrivono il mood. Niente di meglio, a tale scopo, che ispirarsi all’atmosfera vibrante dei Tropici appropriandosi delle loro meravigliose cromie.
Ferragosto: vacanze, relax, ma soprattutto sole, tanto sole. Il sole, non a caso, è l’emblema per eccellenza di questa festa. E i rituali pagani, anticamente, lo celebravano con grandi falò che avevano lo scopo di propiziarsi la sua luce per molto tempo ancora. Nel periodo in cui le giornate cominciano ad accorciarsi a poco a poco, onorare il Sole era un modo per esorcizzare il buio dell’inverno, la stagione in cui la natura si assopisce e cessa di elargirci i suoi frutti. I falò, inneggiando al Sole e alla sua potenza, avevano anche una funzione purificatoria e scacciavano gli spiriti maligni. In molte zone d’Italia, questa tradizione è rimasta invariata. Se ci facciamo caso, comunque, anche i fuochi d’artificio di Ferragosto rappresentano un anelito di luce: esplodono nell’oscurità e la accendono di scoppiettanti, luminose e coloratissime scintille. Ed è proprio alla luce, ma a quella del Sole splendente del 15 Agosto, che ho voluto dedicare la nuova photostory di VALIUM.
Inizia il weekend più rovente dell’anno: oggi, milioni di italiani diranno “bye-bye” alla routine quotidiana per imbarcarsi verso i lidi vacanzieri. Ma non ritorneranno, come d’abitudine, domenica sera. Lunedì, infatti, comincerà il periodo delle ferie per eccellenza: la settimana di Ferragosto. Siamo entrati nel cuore dell’estate, il 15 Agosto la stagione calda raggiungerà il suo apice. Le città si preparano a svuotarsi, ma, si spera, a riempirsi di turisti. Il cartello “Chiuso per Ferie” stazionerà in bella vista sulle vetrine di molti negozi. Il caldo, secondo le previsioni meteo, raddoppierà: l’ennesima fiammata dell’anticiclone africano provocherà un ulteriore innalzamento delle temperature, che potranno oltrepassare i 40 gradi. Si preannuncia un Ferragosto più bollente che mai; perciò, se vi accingete a partire, cercate di scegliere delle mete sufficientemente fresche. Il caos di questi giorni, associato al grande esodo estivo, è una delle principali minacce al nostro desiderio di relax. Sulle strade ed autostrade il traffico sarà intenso, si prevede un weekend da bollino nero. Le spiagge, soprattutto quelle più frequentate, registreranno il tutto esaurito. Le infuocate ondate di calore e (probabilmente) i ricordi traumatici delle restrizioni agli spostamenti causate dal Covid, hanno favorito un autentico boom di prenotazioni: prepariamo le valige e godiamoci le meritate vacanze, ma approfittiamo di questo periodo per rigenerarci e staccare la spina davvero. Magari, rifuggendo dalla calca e della troppa confusione. Senza dimenticare, poi, di infilare in valigia un buon libro: ci accompagnerà nelle ore passate a rosolarci sotto il sole creando l’ideale equilibrio tra il relax e il divertimento più sfrenato. Avevate già intuito che sarà proprio Ferragosto il nuovo tema della settimana?
Non c’è un mese in tutto l’anno in cui la natura si adorni di più bella veste come ad agosto.
(Charles Dickens)
Diamo il benvenuto ad Agosto, il mese in cui “estate” diventa sinonimo di “ferie”. Ottavo mese dell’anno nel Calendario Gregoriano, Agosto si avvia a concludere la stagione calda in un tripudio di eccessi, calore ed euforia vacanziera. E’ il mese in cui si “stacca”, ci si prende una pausa dal tran tran giornaliero. Per rappresentarlo ho scelto immagini che lo mostrano “selvaggio” il più possibile, un’ode alla libertà e alla natura. Nel Calendario Romano, che iniziava a Marzo, Agosto era “Sextilis”; a ribattezzarlo Augustus fu il Senato di Roma, che nell’8 a.C. volle dedicare il mese all’imperatore Gaio Giulio Cesare Ottaviano Augusto. Mare, sole, paesaggi esotici e incontaminati…Sono questi gli scenari a cui associamo l’ottavo mese dell’anno. Ma Agosto è fatto anche di città che si svuotano, orde di turisti, albe che ci sorprendono ancora svegli, vivacità ferragostana. E’ l’ultimo periodo dedicato alla baldoria estiva prima di rientrare nei ranghi della quotidianità settembrina. Godiamocelo il più possibile! La ricorrenza principale è senz’altro Ferragosto, che si festeggia il 15 del mese e coincide con la solennità dell’Assunzione di Maria. La notte di San Lorenzo, il 10 Agosto, è invece famosissima per le sue stelle cadenti. I segni zodiacali di Agosto sono il Leone e la Vergine, il colore è il blu, come il mare e il cielo del cuore dell’estate. La pietra portafortuna è il peridoto, una gemma che è in grado di riflettere la luce in due fasci creando un fenomeno di birinfrangenza. Il fascino del peridoto è dato anche dalla sua tonalità, che esplora tutte le nuance tra il verde puro e il giallo intenso.
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