E’la bevanda del momento, adorata dalla Generation Z ma non solo: il Dirty Coffee, dopo l’Asia, sta conquistando l’Europa ed è pronto a sbalordire il mondo intero. Nel Vecchio Continente si è inizialmente diffuso nei paesi del Nord per poi approdare in Italia, dove impazza in tutte le caffetterie. Sembra quasi incredibile che a comporlo siano due semplici ingredienti, il latte e il caffè espresso, eppure è proprio così. Ma il Dirty Coffee ha una marcia in più: si prepara versando un espresso molto caldo in un bicchiere di latte freddo, facendo attenzione a non mescolare le due sostanze. Il risultato è una bevanda squisitamente stratificata, dal gusto intenso e particolarissimo. Il nome che porta lo deve proprio a quel connubio: Dirty Coffee si riferisce allo shot di espresso bollente che, una volta versato nel latte freddo, crea un sorprendente “effetto macchia”. Il latte candido sembra sporcarsi con lo strato di caffè che lo ricopre, ma non lo compenetra; si ottiene una bevanda visivamente attraente, che prende le distanze dal caffellatte pur includendo i suoi stessi ingredienti.
Come si prepara il Dirty Coffee
Per gustare il drink di tendenza dell’Autunno, bastano un bicchiere di latte e uno shot di caffè espresso. Ma attenzione: il latte dev’essere rigorosamente vaccino, intero e avere una temperatura glaciale; solo questi requisiti permettono di conferire al Dirty Coffee la caratteristica stratificazione. L’espresso, al contrario, è necessario che sia caldo al punto giusto ed estratto alla perfezione. Per procedere alla preparazione, lo si versa nel bicchiere di latte con estrema lentezza. Il caffè dovrebbe depositarsi sulla superficie del latte senza mai amalgamarsi ad esso. Quel che si ottiene è una bevanda deliziosa, la nuova frontiera del caffellatte: la stratificazione non interferisce nel gusto, ma definisce l’estetica del Dirty Coffee. E’ il dettaglio che lo rende unico e speciale. In Giappone, la sua patria, viene arricchito di spezie, guarnito o combinato con sciroppi aromatici per sperimentare sempre nuove versioni del drink.
Dove è nato il Dirty Coffee?
Come vi ho già accennato, pare che sia nato nel Paese del Sol Levante; la sua paternità viene attribuita a Katsuyuki Tanaka, che fondò la celebre caffetteria Bear Pond Expresso di Tokyo. Secondo quanto riportato da vari siti, nel 2010 un’amica riferì a Tanaka di aver comprato un caffellatte freddo da asporto; lungo la strada di ritorno, però, il ghiaccio si era sciolto e la bevanda si era completamente riempita d’acqua. Tanaka ebbe quindi un’idea: avrebbe preparato un caffellatte senza ghiaccio, versando l’espresso direttamente nel latte a bassissima temperatura. In tutta l’Asia, questa bevanda riscosse un enorme successo. Conquistò persino Pechino, dove i consumatori non erano ancora abituati all’espresso. In Europa cominciò a prendere piede a Varsavia prima di diffondersi a macchia d’olio.
L’importanza dei dettagli
L’aspetto estetico riveste una grande importanza, per il Dirty Coffee, e ha certamente contribuito al suo boom: l’espresso pigramente versato nel latte va a creare un forte contrasto cromatico che caratterizza e rende iconica la bevanda. Anche il bicchiere in vetro non è scelto a caso: permette di distinguere chiaramente la stratificazione, punto di forza del Dirty Coffee. Dulcis in fundo, questo prodotto può essere considerato una bevanda così come un dessert: un dualismo che senza dubbio accresce il suo fascino.
Foto, dall’alto verso il basso:
Pariwat Pannium via Unsplash, Klara Dlouha via Wikipedia Commons (Public Domain), Pariwat Pannium via Unsplash
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