Tendenze labbra Autunno Inverno 2024 2025: colori intensi, audaci e decisi

Iceberg

Labbra scure, scurissime: è il nuovo trend dell’Autunno Inverno 2024 2025. I lipstick di tendenza riproducono i colori di frutti di bosco come le more, il ribes, i mirtilli neri, oppure si tingono di un ammaliante rosso mosto. Li abbiamo visti in passerella, intensi e audaci, e ci hanno colpito con le loro tonalità decise. Si accompagnano a un make up pressochè al naturale, anche perchè lo sguardo viene incorniciato dalle sopracciglia: la stagione fredda le vuole folte, ben evidenti ma perfettamente curate.

 

Sara Wong

Bally

Dries Van Noten

Marco Rambaldi

 

Tendenze AI 2023/24 – Un inverno coi fiocchi

Marie Adam-Leenaerdt

Il fiocco, elemento ornamentale per eccellenza dell’Haute Couture, si trasferisce sulle passerelle del ready to wear declinandosi nelle più disparate versioni. Le collezioni dedicate alla stagione fredda lo vedono protagonista sotto molteplici forme: diventa parte integrante dell’outfit, lo decora, sostituisce la sciarpa, la collana e la cintura. Molti look ne contengono più d’uno; questa molteplicità riguarda anche le sue dimensioni, molto grandi, medie oppure decisamente mini, ma sempre rilevanti dal punto di vista della struttura dell’abito. L’Autunno Inverno 2023/24 sancisce il suo trionfo: il fiocco è stato proposto dalle Maison storiche così come dai brand avantgarde. E voi, in quale variante lo preferite?

 

Anel Yaos

Thom Browne

Compte

Noir Kei Ninomiya

Saint Laurent

Buzina

Simorra

Balmain

AZ Factory

Dino Alves

Habey Club

Maison Margiela

Gonçalo Peixoto

Tokyo James

Nina Ricci

Ujoh

 

Tendenze AI 2023/24 – Il cappotto: colori e trend di stagione

Eudon Choi

Il freddo è ormai arrivato, e il cappotto si rivela un capospalla imprescindibile. Ma quali sono i modelli di tendenza? Scopriamoli insieme. In un ipotetico primo posto in classifica troviamo le spalle larghe: dire larghe è un eufemismo, sarebbe meglio definirle oversize. Possono essere squadrate o arrotondate, non ha importanza. Quel che conta è che siano iper-voluminose. Un altro trend è rappresentato dal maxi revers: il bavero, così come le spalle, ha dimensioni rilevanti e non passa inosservato. Infine, la lunghezza: il cappotto dell’Autunno Inverno 2023/24 ha un orlo che arriva come minimo a metà polpaccio o si allunga fino a sfiorare il suolo. Il cappotto colorato “regge” ancora? In linea di massima sì, anche se le collezioni privilegiano una palette in cui predominano i colori neutri: cammello, marrone, beige, panna, grigio, nero e bianco sono le nuance più ricorrenti.

 

Proenza Schouler

Y/Project

Sportmax

Marco Rambaldi

Philipp Plein

KGL

Gucci

Dundas

Dawei

Thom Browne

Ferrari

Max Mara

Anteprima

Blumarine

Off-White

MM6 Maison Margiela

 

Autunno Inverno 2023/24: Accessori Grand Parade

EENK

Gran parata di una serie di accessori tra i più sfiziosi, più cool, più originali ed eccentrici dell’ Autunno Inverno 2023/24. Denominatore comune? L’estro. Non un unica tendenza, bensì fantasia pura profusa a piene mani tra borse, calzature, guanti, copricapi, cinture e gioielli. L’ispirazione si coniuga con la creatività e l’inventiva azzerando il proverbiale grigiore della stagione fredda: è la dimostrazione di come la moda, suscitando stupore e meraviglia, sia tutto fuorchè una celebrazione dell’effimero e riesca perfettamente ad incidere sulla percezione del reale.

 

BUZINA

HABEY CLUB

LOLA CASADEMUNT

LARUICCI

Y/PROJECT

SHIATZY CHEN

ZIMMERMANN

ROKH

DUNDAS

OFF-WHITE

LANVIN

SHUTING QIU

PHILIPP PLEIN

ANNAKIKI

JIL SANDER

VIVETTA

PHILOSOPHY DI LORENZO SERAFINI

ANDREADAMO

BLUMARINE

TOD’S

EMPORIO ARMANI

MARCO RAMBALDI

PRADA

MAX MARA

MOSCHINO

ETRO

ICEBERG

ROBERTO CAVALLI

FENDI

VIVIENNE TAM

DEL CORE

DSQUARED2

SIMKHAI

BIBHU MOHAPATRA

AWAKE MODE

COMME DES GARCONS

NATHALIE CHANDLER

 

La colazione di oggi: la noce, il frutto dell’antico albero di Giove

 

Con loro si preparano biscotti, golose torte, crostate, plumcake, muesli da mettere nel latte o nello yogurt…Di cosa sto parlando? Delle noci, frutti dell’albero il cui nome botanico è “Juglans regia”, diffusissime proprio in questo periodo dell’ anno. Il termine Juglans vanta origini mitologiche: deriva da “Jovis glans”, ovvero “ghianda di Giove”, perchè gli antichi Romani consacrarono l’ albero del noce al re di tutti gli dei. “Regia”, cioè “regale”, si riferisce invece alla storia del noce, portato per la prima volta in Europa dai re di Persia. Non è un caso, infatti, che il Juglans regia sia una pianta originaria del Medio Oriente. Anche i Greci conferirono una valenza sacrale a questo arbusto, che battezzarono Karya Basilica (ossia “noce regale”) e definirono “profetico”. Le noci che tutti conosciamo sono solo una parte del frutto, classificabile come una drupa. L’ involucro, il mallo, è carnoso, profumato e di colore verde; internamente racchiude un nocciolo ovale, dalla consistenza legnosa, suddiviso in due valve. Qui si trova il seme, due cotiledoni chiamati gherigli: è delizioso e saporito, ricco di olio, ma rischia di diventare rancido se non viene consumato in tempi brevi. Potremmo quindi definire la noce un “seme” che appartiene alla categoria della frutta secca.  Le noci vengono raccolte a partire da Settembre fino ad Autunno inoltrato, e sono un toccasana sia per l’energia che forniscono che per il loro elevato valore nutrizionale. Dalla pressatura dei gherigli si ottiene un olio, l’olio di noce, che abbonda di acidi grassi polinsaturi ed è molto salutare per l’organismo. Sempre i gherigli, che rappresentano la parte commestibile del frutto, possono essere gustati freschi oppure disidratati; il loro utilizzo in cucina è vasto ed eterogeneo, ma dato il tema di questa rubrica ci concentreremo sui dessert.

 

 

Valutiamo, innanzitutto, le proprietà delle noci. Sono ricche di elettroliti, oligominerali e sali minerali quali il magnesio, il potassio, il calcio, il fosforo, il rame, il ferro e lo zinco, un immunomodulatore basilare. Gli acidi grassi insaturi e i polinsaturi, in particolare gli acidi grassi omega 3, sono presenti in dosi massicce e apportano innumerevoli benefici all’ organismo: donano energia, favoriscono l’equilibrio ormonale e la sintesi dell’ emoglobina, incrementano la formazione delle membrane cellulari e contribuiscono a veicolare l’ossigeno nel sangue. Gli omega 3, inoltre, contrastano le patologie cardio-circolatorie, regolarizzano il livello degli zuccheri e svolgono un’ efficace azione antitumorale. Alla funzione cardiotonica delle noci si accompagnano altre portentose doti: questi frutti sono un ottimo antidoto contro l’ipercolesterolemia, l’ipertensione e le infiammazioni in generale. Per il sistema nervoso, le noci risultano un toccasana; hanno proprietà sedative e antispastiche, basti pensare che il magnesio è un potente antistress. Gli elettroliti possiedono la virtù di assestare le funzioni nervose e muscolari. Le noci contengono anche una buona quantità di proteine, fibre, antiossidanti e vitamina B1. L’ alto valore energetico e le caratteristiche nutrizionali le rendono un tipico alimento della stagione fredda.

 

 

Come inserire le noci nella prima colazione? Le possibilità sono infinite. Potete aggiungerle nel latte o nello yogurt insieme ad altra frutta secca, al miele e ai cereali, tritarle per preparare una deliziosa crema di noci, utilizzarle per guarnire dolci o cospargerle su una fetta di pane affiancate ad ingredienti vari. Con le noci si possono realizzare dei dessert squisiti: torte e tortine, plumcake, biscotti, brioches cotte al forno, crostate. Anche gli abbinamenti sono molteplici. Il sapore delle noci viene esaltato dal cioccolato, dal miele, dalla ricotta, dalla marmellata, dalle mele…Con il mallo della noce macerato in alcol si ottiene il nocino, un tipico liquore della notte di San Giovanni. In rete troverete un’incredibile quantità di ricette a base del frutto del Juglans regia.

 

 

Veniamo ora a qualche curiosità legata all’ albero del noce. Bisogna premettere, intanto, che gli alberi hanno rappresentato un elemento di interconnessione con il cosmo sin da tempi remotissimi: il sottosuolo era simbolizzato dalle radici, la terra dal tronco e il cielo dalla chioma dell’arbusto. Per i Celti, queste tre dimensioni possedevano accezioni leggermente differenti; le radici simboleggiavano gli inferi, il tronco il mondo terreno e la chioma il divino. Il noce, con le sue origini antichissime, godeva di una considerazione speciale. Nel trattato “Naturalis Historia”, Plinio il Vecchio scriveva che i Greci erano soliti importare noci già nel VII secolo a.C. I Celti inclusero il noce nel loro Oroscopo degli Alberi, che associava ciascun periodo dell’ anno a una pianta diversa. Il noce, l’ albero magico dei Druidi, corrispondeva ai nati tra il 21 e il 30 Aprile e tra il 24 Ottobre al 2 Novembre. La sacralità del noce si ricollegava al mistero: il Juglans regia simboleggiava la terra, l’ oscurità del sottosuolo, quindi era un emblema di saggezza. Mangiare noci durante le feste, per i Celti, costituiva una sorta di rito propiziatorio della fertilità.

 

 

Nella mitologia greca, il noce rivestiva un ruolo chiave in quanto rimandava al dio Dioniso. Narra una leggenda che Dioniso si recò alla corte di Dione, il re della Laconia, e che si innamorò di sua figlia Caria. Le sorelle di quest’ ultima, invidiose del loro amore, misero il padre al corrente della relazione. Dioniso lo venne a sapere e si vendicò tramutando le due donne in roccia. Dopo aver appreso la notizia, Caria ne fu talmente addolorata da perdere la vita. Dioniso, che di Caria era perdutamente innamorato, decise di trasformarla in un albero di noce: avrebbe continuato a vivere attraverso la fecondità dei suoi frutti. In onore di Caria, i Laconi fecero erigere un tempio dove imponenti sculture in legno di noce impreziosivano il suo ingresso: le statue, che riproducevano delle figure femminili, vennero battezzate Cariatidi. E’ interessante anche approfondire la valenza che ricoprì il noce nei secoli successivi. Tra il 1500 e il 1600, per esempio, data la vaga somiglianza del frutto a un cervello umano, la noce era ritenuta un ottimo rimedio contro le patologie cerebrali. Nel Medioevo, l’ albero del noce si ammantò di un alone diabolico: la leggenda vuole che le streghe accorressero a frotte sotto il noce di Benevento per la celebrazione del Sabba della notte di San Giovanni. Il Juglans regia, all’ epoca, era considerato l’albero delle streghe in tutta Italia. A Roma si narrava che la Chiesa di Santa Maria del Popolo venne fatta costruire dove sorgeva un noce attorno al quale i demoni si scatenavano in balli sfrenati; ovunque si credeva che le “lamie” organizzassero i loro convegni presso questa pianta. Ma perchè da albero sacro il noce divenne “l’albero del male”? In realtà, già nella Bibbia ci si riferiva al Juglans regia come all’albero che fu escluso dal Paradiso Terrestre. Il Vangelo, dal canto suo, riporta che la croce su cui venne inchiodato Cristo era fatta di legno di noce.

 

 

 

 

Buon Equinozio di Autunno

 

Prendi un filare di aceri in questa luce leggera e vedrai l’autunno incandescente attraverso le foglie …. La promessa di oro e cremisi è tra i rami, anche se per adesso si è realizzata solo su un ramo solitario, un cespuglio impaziente o un timido piccolo albero che non ha ancora imparato a cronometrare i suoi cambiamenti.

(Hal Borland)

Benvenuto, Autunno. Oggi, con l’Equinozio (dal latino “aequa nox” perchè le ore di luce e buio sono equivalenti), la nuova stagione fa il suo ingresso ufficiale. Ma perchè il 23 Settembre e non il 21, come si pensa comunemente? E’ presto detto. La durata dell’ anno siderale – il tempo che la Terra impiega, cioè, per compiere il suo giro attorno al Sole –  non combacia alla perfezione con quella dell’anno solare: quest’ ultimo conta 365 giorni, mentre l’anno siderale vanta circa sei ore in più. Si è cercato di ovviare alla disparità introducendo gli anni bisestili; le date in cui cadono gli Equinozi, tuttavia, non risultano sempre le stesse. Di conseguenza, quest’ anno l’ Autunno arriva con “due giorni di ritardo” rispetto alla data stabilita convenzionalmente. Il semestre oscuro ha avuto inizio alle 3.03 di stamattina. La natura si prepara al riposo invernale: il ciclo produttivo è giunto al termine, il fogliame si tinge di splendidi colori prima di staccarsi dai rami, gli animali cominciano ad accumulare provviste per sopravvivere al grande freddo. Nella mitologia greca, al principio dell’ Autunno Persefone scendeva nell’ Ade per ricongiungersi con il re degli Inferi. La terra iniziava ad assopirsi in attesa di rifiorire in Primavera, quando la dea riabbracciava la madre Demetra nel mondo dei vivi. I Misteri Eleusini, riti mistici segreti celebrati nella Grecia antica, erano incentrati proprio sul mito di Persefone e sul suo rapimento a opera di Ade. L’ Equinozio d’Autunno è un’ importante data di transizione. Secoli orsono, fu battezzato Mabon dai popoli pagani: così viene chiamato anche il Sabbat che lo rappresenta nella Ruota dell’ Anno.

 

 

Mabon è un condottiero della mitologia gallese; impersonifica il dio della caccia, della giovinezza e del raccolto. Secondo un’ antica leggenda, sua madre Modron lo rapì tre giorni dopo averlo partorito e lo racchiuse nel suo grembo: a causa di ciò, Mabon rimase eternamente giovane e fu soggetto a una costante rinascita. Riguardo a chi lo salvò dalla “clausura”,  le voci sono discordanti. Vengono citati di volta in volta Re Artù o suo cugino Cuhlwch, un’ aquila, un gufo e un salmone. Quando fu liberato, il figlio di Modron diffuse il suo alone di luce nel mondo. Mabon è il seme che feconda, che dà origine a una nuova vita. Durante l’ Equinozio d’Autunno, gli antichi popoli ringraziavano il dio per i doni della terra: non a caso,  i frutti del tardo raccolto costituivano le pietanze tradizionali di quella data. Esprimere gratitudine a Mabon e invocare la sua clemenza in vista del gelido Inverno erano azioni che implicavano una rigorosa condivisione del cibo.

 

 

Le caratteristiche dell’ Equinozio di Autunno si rispecchiano anche nel modo ideale di celebrarlo spiritualmente. Giorno e notte hanno la stessa durata: ciò ci sprona a ricercare un’armonia, a bilanciare gli opposti che convivono in noi.  L’ ultimo raccolto è appena stato effettuato, è il momento di fare bilanci. Analizziamo il nostro raccolto personale, valutiamone i frutti, formuliamo su di essi opinioni e considerazioni. Inizia un nuovo ciclo stagionale, la natura che si assopisce è un invito a fermarci a meditare. L’ Autunno è introspezione, un viaggio all’ interno di noi stessi; l’acquisizione di una consapevolezza scaturita dalle nostre riflessioni. E’ il periodo più adatto per porre fine a situazioni sterili voltando pagina con entusiasmo e propositività. Le vibrazioni cosmiche emanate dall’ Equinozio sono molto intense. Andrebbero assaporate immergendosi nella natura, approfittando di lunghe passeggiate nei boschi per inebriarsi davanti all’ oro e al rosso porpora del fogliame.

 

 

Ma potreste dare il benvenuto all’ Autunno anche tra le vostre quattro mura: adornate le stanze e la tavola con piante secche decorative, castagne, frutta secca, petali essiccati, foglie morte dalle incredibili cromie. Degustate alimenti tipici come i cereali, i legumi, le patate e le zucchine cotte al forno, le mandorle, le mele e le zucche, annaffiandoli con un buon vino; il pane più indicato è quello di semola o di frumento. Bruciate incenso ai petali di rosa, alla salvia, all’ ibisco, e organizzate una cena a lume di candela optando per un décor in tonalità autunnali come il il vinaccia, l’arancio e il marrone.

 

 

 

 

Winter Forest

 

Gufi, volpi, renne, cervi, lupi, cerbiatti, scoiattoli…il bosco invernale, al contrario di quanto si pensa, è animato da una ricca fauna. Sulla neve candida risaltano i piumaggi multicolor dei più disparati volatili, le lepri trotterellano tra gli alberi scheletrici, i gatti selvatici appaiono e scompaiono ribadendo l’ enigmaticità che li contraddistingue. L’ estratto che ho pubblicato ieri su VALIUM, “Passeggiata d’ Inverno” di Henry David Thoreau, mi ha stimolato ad approfondire la meraviglia della natura nella stagione fredda. Lo faccio attraverso queste immagini, potentemente evocative: per esaltare tutto l’incanto che la fauna selvatica è in grado di sprigionare durante i mesi più gelidi dell’anno.

 

 

 

Il luogo

Un locale accogliente dove degustare una cioccolata calda, magari al tepore del focolare. Novembre non è ancora terminato, ma il freddo si fa già sentire. Il maltempo impazza, le temperature sono calate a picco e la neve incombe…per la gioia di chi, come me, adora l’ Inverno e le sue meraviglie. Mentre Yule, il giorno del Solstizio, si avvicina a grandi passi, nelle città si accendono le prime luminarie; l’ atmosfera natalizia – seppur guastata dalla presenza sempre più opprimente del Covid – inizia a fare capolino e tenta di farci dimenticare, con i suoi bagliori sfavillanti, una realtà in cui le restrizioni persistono e argomenti quali il Super Green Pass, il lockdown, i vaccini e il numero dei contagi la fanno da padroni. Il bisogno di una pausa si fa pressante: per ritrovare il piacere di vivere l’ intimità e il calore, la gioia quasi infantile che la stagione fredda porta con sè. Una tazza di cioccolata calda potrebbe essere l’ emblema di questo break, definendone il sapore e l’ atmosfera. Quando la gustiamo non pensiamo altro che a perderci nella sua delizia. Il fumo che sprigiona la tazza bollente favorisce il relax, è una dolce coltrina di vapore che ci distende e dà adito alle chiacchiere in compagnia. Magari, con un piacevole sottofondo musicale. Nel periodo che precede il Solstizio d’Inverno, certi locali diventano oasi in cui rifugiarsi insieme agli amici più cari. Guardare la neve che fuori cade mentre si gusta la “bevanda degli Dei” è un momento di gioia incomparabile: sapevate che i Maya e gli Aztechi chiamavano proprio così il cioccolato in tazza? Per le civilità pre-colombiane, la mescolanza di acqua, fave di cacao e peperoncino dava origine al Xocoatl, una bibita/dessert dai connotati mitici. In parte perchè i chicchi di cacao venivano considerati talmente pregiati da essere utilizzati persino come valuta, in parte perchè il cacao contiene feniletilamina, un neurotrasmettitore naturale anche detto “ormone dell’amore”. Il nostro cervello lo rilascia, non a caso, quando siamo innamorati, ed è lo stesso che ci dona quella sensazione di benessere imperniata su tutte le nuance dell’euforia. Oltre ad evocare scenari di intima convivialità, dunque, la cioccolata calda è un vero toccasana per l’ umore. Conviene approfittarne, soprattutto di questi tempi…E se non avete il Green Pass? Sostituite il locale con casa vostra o la casa di qualche amico, l’ atmosfera è sempre assicurata.