A tu per tu con Emma Nitti, l’ altro volto di Grace Hall

(Photo Effemmedi)

Attrice, Burlesque performer, conduttrice e, da qualche mese, anche regista e produttrice: non si può certo negare che Emma Nitti sia uno spirito eclettico. Nata e cresciuta a Roma, ha debuttato a teatro giovanissima nell’ “Ippolito” di Euripide e si è suddivisa, da allora, tra palcoscenico e set cinematografico senza disdegnare la TV. Prossimamente apparirà sul grande schermo ne “La banda dei tre” di Francesco Maria Dominedò, ultima prova recitativa in ordine di tempo di una carriera che l’ha vista lavorare al fianco di registi e attori del calibro di Abel Ferrara, Lamberto Bava, Paolo Virzì, Gabriele Muccino, Gigi Proietti, Juliette Binoche, Luciano Melchionna e Luca Miniero, per citarne solo alcuni. Sempre diretta da Dominedò, nel 2010 ha vinto il premio come migliore attrice al Circeo Film Festival per la sua interpretazione di Paola in “5 (Cinque)”, un ruolo che le è valso un ulteriore riconoscimento per la Versatilità Artistica al Mompeo Film Fest. L’ ascesa di Emma Nitti è proseguita inarrestabile fino all’ esordio nella regia e nella produzione con “Burlesque Extravaganza”, il documentario sul Burlesque che ha girato tra Stati Uniti e Europa. Che c’entra, con Emma, l’arte del teasing? C’entra eccome: il grande pubblico la conosce infatti nelle vesti di Grace Hall, l’ammaliante Burlesque Queen che ha condotto, per ben tre volte, il Summer Jamboree di Senigallia. Adesso che il suo “road movie” è procinto di uscire in DVD, la poliedrica star romana si avvia a consolidare l’avventura come produttrice con la ZED Film Srl. Ma dove “inizia” Emma, e dove “finisce” Grace? Soprattutto, cosa le unisce? La risposta arriva semplicemente osservandola: caschetto castano scuro dello stesso colore degli occhi, vivaci e intensi, un entusiasmo travolgente che è il suo maggiore atout. E’ proprio quell’ entusiasmo a fare da trait d’union tra Emma e Grace, denominatore comune di tutte le imprese in cui si lancia, ogni volta, con la stessa sfolgorante passione.

Quando e come si è rivelato il tuo talento per la recitazione?

Fin da piccola ho sempre avuto la passione di travestirmi, “di entrare nei panni di un altro”. Passavo i pomeriggi davanti allo specchio a ballare e a  cantare… Poi, a 19 anni ho debuttato con il primo spettacolo che era una tragedia di Euripide, l’“Ippolito”, ad Ostia Antica e da lì è partito tutto. Contemporaneamente ho frequentato il Conservatorio Teatrale dove ho avuto la possibilità di avere degli ottimi maestri tra cui Tonino Pierfederici che è stato un grande del teatro italiano, e con lui ho avuto il privilegio di fare anche altri lavori. Ho frequentato il Conservatorio Teatrale Giovan Battista Diotajiuti, e contemporaneamente ho fatto l’ Università (La Sapienza) laureandomi poi in Lettere Moderne, nello specifico in Storia e critica del cinema, con una tesi su su Fellini. Ho avuto la fortuna di frequentare dei laboratori , corsi e  workshop organizzati dal mio professore del corso di Storia del Teatro all’Ateneo dell’Università e anche in quel caso ho avuto il grandissimo privilegio di studiare con dei grandi, di approfondire diversi tipi di insegnamento: la Commedia dell’Arte con Carlo Boso, l’Euritmia di Rudolf Steiner, le Danze Sacre di  Georges Ivanovic Gurdjieff, il Metodo Mimico  di  Orazio Costa, il Living Theatre con Judith Malina e Cathy Marchand e Il Teatro della spontaneità con Ferruccio Di Cori. Successivamente ho  studiato anche con Doris Hicks, membro dell’Actor Studio e allieva di Susan Batson.La  mia formazione ha spaziato dallo studio dei grandi del teatro come Stanislavskj e Strasberg alla biomeccanica di Mejerch’old e Artaud.  Parallelamente, ho sempre studiato canto e  danza.

 

(Photo Effemmedi)

Teatro o cinema? Preferisci esprimerti sul palco oppure su un set? E quale personaggio femminile da te interpretato è riuscito a lasciarti qualcosa “dentro”?

Teatro e cinema sono completamente diversi. Amo interagire con un pubblico vivo davanti a me e la “sacralità” del  palcoscenico che ti mette a nudo e non nasconde nulla. Il cinema non offre la stessa immediatezza che ti dà il teatro , almeno per un attore.Mentre reciti devi tenere conto di tanti aspetti tecnici di cui “devi essere a servizio”. Sì, un personaggio c’è ma non è femminile, bensì maschile. Ho interpretato, in una rivisitazione molto stravagante di “Racconto d’inverno” di Shakespeare per la regia di Roberto Pacini, il ruolo del re Leonte. E’stato il personaggio che ho amato di più perché era molto ricco di sfumature e con una grande evoluzione. Dolcezza, gelosia, pazzia. Mi ha consentito di usare tanti registri, tante emozioni. Ero per 2 ore e mezza sempre in scena, questo mi ha consentito di lavorare sull’energia che doveva essere sempre trainante, e mai scemare. Per quanto riguarda il cinema citerei, anche se può sembrare a prima vista un personaggio marginale, quello  di Joanna che ho interpretato nel film “Mary” di Abel Ferrara. Joanna era una discepola  di Maria Maddalena, impersonata da Juliette Binoche, ed ero sempre al suo fianco. Ho avuto l’opportunità di recitare con lei e di guardare, di “assorbire”, di imparare molto. La Binoche è una persona molto generosa, come lo  sono sempre i grandi attori,  ed è stata una bellissima esperienza perché ho appreso moltissimo. Mi consigliava, mi indirizzava, mi teneva per mano.Per non parlare del resto del cast : 3 premi Oscar!E stato un percorso formativo accellerato.  Sicuramente, questi due sono i personaggi che ho amato maggiormente del mio percorso attoriale.

 

Una scena del film “Mary” di Abel Ferrara

(Photo Effemmedi)

Sartre ha detto: “Non si recita per guadagnarsi la vita: si recita per mentire, per essere quello che non si può essere, e perché si è stufi di essere quello che si è.” Come commenteresti queste parole?

Più che mentire , direi evadere. Un’evasione preziosa che ti consente di riconnetterti con te stesso. Attraverso la ricerca di un personaggio, in realtà, trovi molte parti di te e puoi conoscerti. E’ un mestiere che ti offre un grande privilegio.

Poi, nel 2009, la svolta Burlesque. Come ha preso vita l’idea di diventare una performer?

Ho sempre amato essere indipendente e avere libertà di esprimermi. Il Burlesque è una branca del mio lavoro e mi ha dato l’opportunità di crearmi un mondo a 360° che gestisco ed amministro con le mie modalità. Infatti sono io a curare la regia, la coreografia, i costumi, le musiche, le luci . Sono sempre  io ad organizzare i miei tour, i miei spettacoli. Sono manager di me stessa. E poi posso cantare , ballare, recitare. Insomma, una libertà a tutto tondo.

 

Grace Hall (photo by Piergiorgio Pirrone)

Emma Nitti l’attrice, Grace Hall la regina del Burlesque. Due nomi per due carriere diverse, ma con un’unica interprete: te stessa. Perché questa “demarcazione netta”? Cos’hanno in comune e cosa, invece, separa Emma e Grace?

Emma e Grace sono due facce della stessa medaglia. L’una è il motore dell’altra. Grace si nutre dell’esperienza ventennale di Emma, ed Emma della consapevolezza di Grace.

Nei panni di Grace Hall appari di frequente in passerella: ricordo, ad esempio, quando hai preso parte alla spettacolare sfilata-performance Le Theatre des Funambules di Giada Falstaffi per AltaRoma. Che rapporto hai con la moda?

Credo assolutamente equilibrato. Mi ritengo piuttosto ossessionata dallo stile. Lo stile trascende il tempo e come un archetipo, comunica a tutti. Anche a culture molto diverse. La moda ha bisogno di sovrastrutture. Di comprensione. Lo stile no. E’ immediato.

 

(Photo by Piergiorgio Pirrone)

L’ anno scorso hai debuttato come regista e produttrice con “Burlesque Extravaganza”, un documentario sul Burlesque. Che mi racconti di questa esperienza?

E’ stata una bella prova per me.  “Burlesque Extravaganza” è il diario di un viaggio, un road movie rocambolesco nello scintillante mondo del Burlesque  – dove la fantasia si miscela alla realtà – da me raccontato, scoperto e vissuto. Una tournèe partita da Roma passando per molte città d’Europa per poi toccare buona parte degli Stati Uniti. Il film vuole essere, come il vero Burlesque suggerisce, un contenitore di fantasticherie e abilità varie che passano dal ballo, al canto, al circo, alla magia, al trasformismo e a tutto ciò che esalta l’unicità che ogni interprete incarna. Il progetto vuole rendere ed estendere anche una riflessione sul mondo contemporaneo e sulla figura della donna in particolare, sempre più vittima di stereotipi. Il Burlesque è la celebrazione del corpo in tutte le sue forme, taglie e misure; diviene dunque una speciale terapia per cominciare ad accettarsi e ad amarsi. Per molte, è un vero e proprio viaggio alla scoperta di sé e del proprio potenziale. Fra circa un mese uscirà il DVD e ci saranno proiezioni con spettacoli live nelle grandi città italiane.

 

La locandina di “Burlesque Extravaganza”

Per lavoro ti capita spesso di fare la spola tra Roma e Los Angeles. Che differenze noti oltreoceano, rispetto al Bel Paese, nella percezione della figura dell’attore?

All’attore negli Stati Uniti si dà più opportunità di crescita, di preparazione e studio.  I tempi di produzione sono infatti più dilatati rispetto ai nostri.Si hanno molte più opportunità di casting e di fare audizioni. A Los Angeles puoi fare anche 5 provini al giorno. In Italia, se sei fortunato, li fai nell’arco di un anno. Sono realtà imparagonabili.

Prevedi di spostarti di nuovo dietro la macchina da presa, magari per dirigere un vero e proprio film? In quali avventure ti lancerai con la tua ZED Film Srl?

Siamo già a lavoro, stiamo producendo una storia molto bella. Il film sarà diretto da Francesco Maria Dominedò. Non posso, per il momento, dire nulla di più. Stiamo inoltre valutando moltissimi progetti tra film, documentari e videoclip.La Zed Film vuole essere una factory a capitale intellettuale, siamo convinti che le idee e le sinergie siano la nuova moneta del futuro.Per quanto mi riguarda, sto scrivendo un altro documentario ma anche su questo non posso dirti nulla.

“Non c’è due senza tre”: a colloquio con Eve La Plume, Grace Hall e Jackson Sloan, i presentatori del Summer Jamboree 2017

Eve La Plume e Grace Hall (photo by Davide Bona)

“Non c’è due senza tre”: un proverbio inconfutabile, se pensiamo che il “tre” è un po’ il leitmotiv che lega i conduttori del Summer Jamboree 2017 e la loro attività sul palco. “Tre”, innanzitutto, come il loro numero. All’ acclamato duo formato da Eve La Plume e Jackson Sloan è andata infatti a aggiungersi, per la 18ma edizione del Festival, la spumeggiante Grace Hall. Che i fan della kermesse conoscono bene: sia lei che Eve La Plume sono al loro tris – “non c’è due senza tre”, appunto – come presentatrici dell’ evento che è valso a Senigallia l’ appellativo di “Città del Summer Jamboree”. Eve e Grace, portatrici di un carisma declinato in sfumature diversissime, hanno stregato il pubblico con il loro glamour da Regine del Burlesque. Lunare ed evanescente la prima, pimpante ed esplosiva la seconda, per le madrine del Festival è stata la consacrazione definitiva. Ma “non c’è due senza tre”, dicevamo: e veniamo all’ elemento maschile del terzetto. A Jackson Sloan, effervescente frontman britannico, sono spettati i compiti di galvanizzare il pubblico e fare da trait d’union linguistico con l’ audience internazionale. Innamorato del rhythm’n blues, del rock’n roll, del boogie woogie e del jive, Sloan ha militato in diverse band ed ha riscosso incredibili successi con i suoi tour mondiali. Al Summer Jamboree, è la seconda volta che veste i panni di conduttore: un ruolo che ha confermato le sue doti travolgenti di entertainer. E siccome “non c’è due senza tre”, non possiamo che augurargli un tris sul palco del Festival come è già accaduto alle sue due fascinose colleghe. Ecco l’ intervista che ho realizzato con Eve, Grace e Jackson nel corso di un Summer Jamboree rovente (a cominciare dalle temperature!) ed arrivato alla sua 18ma edizione.

Jackson Sloan (photo by Gianluca Rossetti)

Jackson il “frontman”, Eve e Grace le “Burlesque Queen”. Qual è il collante che unisce il vostro trio e quali sono i vostri rispettivi punti di forza?

GRACE: L’entusiasmo, la voglia di condividere. Il punto di forza di Jackson è l’amore per la vita che trasmette benissimo dal palco. Il punto di forza di Eve è la sua grazia, il suo candore, la sua eleganza…

EVE: Siamo tutti e 3 innamorati del Summer Jamboree, il collante credo sia proprio l’amore per questa bellissima festa. Sono molto contenta che ci sia Grace perché è una presenza femminile grintosa, coinvolgente. Io sono più timida, lei è estroversa e espansiva: questo connubio mi piace! Jackson, invece, è un grandissimo uomo da palcoscenico.

JACKSON: Siamo un team, sappiamo come far fronte agli imprevisti e ci aiutiamo a vicenda. Tra noi c’è divertimento, collaborazione, supporto. Il mio punto di forza? Mi piace lavorare con la gente, far parte di una squadra. E comunicare in modo molto chiaro e semplice, in un inglese senza accenti, con il pubblico internazionale. Eve e Grace portano la bellezza, la luminosità. Io porto l’allegria e incito il pubblico a partecipare allo show.

Eve La Plume e Jackson Sloan (photo by Claudio Paolinelli)

Ognuno di voi ha dei “precedenti” come presentatore del Festival. Quale pensate che sia la vostra marcia in più, rispetto alle scorse edizioni?

EVE: Ogni anno io cerco di fare meglio dell’anno prima. Il primo anno ero veramente spaventata, il secondo meno, questo sta scorrendo abbastanza fluido. Per esempio, sul palco non osavo fare a meno della cartellina perché avevo paura di dimenticare i nomi degli ospiti. Quest’ anno, invece, sono riuscita a “buttarla via” e ti dirò che mi sento più spontanea senza avere sempre il copione davanti!

GRACE: Se nella mia prima edizione avevo l’ansia da prestazione, quest’ anno ho una strana rilassatezza che, a volte, è quella che ti fa commettere delle imprecisioni. Per cui non ti so dire se sto dando il meglio o se sono troppo rilassata.

JACKSON: La mia marcia in più è l’esperienza. Il nostro team, grazie all’ esperienza, diventa ogni anno più forte.

Grace Hall (photo by Salvatore Liotti)

Il vostro stile individuale è inconfondibile. Funziona di più un mix fondato sulle affinità o sulle complementarietà?

GRACE: Io sono per la complementarietà, credo che sia un valore aggiunto. Ognuno di noi ha uno stile inimitabile: è il bello del nostro lavoro.

EVE:  Credo che mettere insieme personalità diverse, caratteri diversi, sia dar risalto all’ unicità…E non la penso così solo perchè dobbiamo parlar bene di noi e del Festival.

JACKSON: Preferisco la complementarietà, le differenze. Eve è come una bella bambola cinese, Grace sembra una diva dei film noir ed io sono lo showman che porta entusiasmo, ama la gente e vuole che la gente ami il Summer Jamboree.

Eve La Plume (photo by Claudio Paolinelli)

Cosa vi lega maggiormente al Summer Jamboree?

EVE: Io ho dei bei ricordi legati al Festival. Sono tantissimi anni che vengo qui, ho cominciato nel 2005. Al Summer Jamboree sono molto grata anche perché mi ha sostenuta in un percorso per me importante: il lancio che ho avuto come Burlesque performer ha dato una svolta decisiva alla mia carriera.

GRACE: Ho tantissimi ricordi degli artisti che ho avuto la possibilità di conoscere qui. Ad esempio, Ben King: quando ha intonato “Stand by me” ero in lacrime, tutto il pubblico era in lacrime…E’ stato sicuramente un momento unico. Per quanto riguarda l’aspetto professionale, invece, sono molto grata al Summer Jamboree perché è stata la primissima occasione in cui ho avuto la possibilità di presentare davanti a un’audience così vasta.

JACKSON: Credo che il Summer Jamboree sia un Festival “di famiglia”, e io mi sento parte di questa meravigliosa famiglia. Mi sento molto amato da Angelo, Marco, Grace, Eve…E da tutto il nostro fantastico staff!

 

Jackson Sloan

 

Se doveste definire il mood con cui quest’ anno affrontate il Festival, come lo descrivereste?

GRACE: Divertimento è forse parola giusta…Entusiasmo!

EVE: Condivido in pieno. Essendo meno tesa rispetto agli anni scorsi, ho anche più voglia di fare amicizia.  Definirei il mio mood “conviviale”…

JACKSON: Il mio mood è la felicità: sono felice e conosco tanta gente di tutto il mondo. Una poesia di Fran Landesman, “Photographs”, a un certo punto recita: “if you ever find my house on fire/Leave the silver, save the photographs”. I momenti speciali sono la cosa più importante.

Eve La Plume (photo by Salvatore Liotti)

Una domanda incentrata sul look è d’obbligo. Che mi raccontate delle vostre “mise”?

EVE: Quest’ anno sono rimasta china per circa 2 mesi su tessuti, passamanerie, rocche e rocchette di filo e ho cucito abiti “importanti”, che avevo in mente da un po’ di tempo. Alcuni sono ispirati agli anni ’50, altri agli anni ’30 e c’è qualche traccia di Belle Epoque, che a me piace tanto.  Anche i colori sono diversissimi tra loro: ho alternato il rosso scuro a nuance tono su tono e polverose come il cipria e l’azzurro slavato.

GRACE: Il mio look si rifà agli anni ’40 e ‘50 e i miei colori “alchemici” sono il nero, il bianco e il rosso. Amo il nero perché mette in risalto la pelle bianca. Ma il bianco può riguardare anche le profilature degli abiti e gli accessori. Adoro accostare borse, occhiali e cappellini eccentrici a vestiti non troppo “barocchi”!

JACKSON: Amo lo stile anni ‘40 e ’50. Mi piace indossare dei bei pantaloni, una t-shirt, un completo e avere un’immagine nitida e essenziale, ma non dò un’importanza eccessiva al look.

Grace Hall (photo by Guido Calamosca)

A vostro parere, quali motivi contribuiscono a mantenere il Summer Jamboree al top dopo quasi 20 anni dall’ esordio?

GRACE: Credo che dietro tutta questa festa si nasconda il lavoro di un’equipe meravigliosa. L’organizzazione è davvero incredibile! Si lavora sodo pur mantenendo una facciata di puro divertimento: un binomio vincente.

EVE: Concordo con Grace e aggiungo che gli organizzatori fondatori, Angelo e Alessandro (Di Liberto e Piccinini, ndr), hanno mantenuto lo spirito fanciullesco di due ragazzi che organizzano una festa per il loro piacere anche oggi che la festa è diventata enorme. Questo spirito viene trasmesso a tutto lo staff: non assistiamo mai a litigi, a scene di tensione…Lo scopo degli organizzatori è fare le cose in tutta serenità, divertendosi, con la stessa gioia e lo stesso amore che hanno dato vita al Festival.

GRACE: Dovremmo mantenere tutti la nostra componente fanciullesca. Quando l’entusiasmo va a scemare, si entra in un meccanismo vizioso che non porta da nessuna parte.  “Qualcuno” molto più autorevole di me ha detto: “l’amor che move il sol e l’altre stelle”…

JACKSON: Il motivo principale penso sia l’organizzazione. Angelo (Di Liberto, ndr) crede nella musica, nel Festival, nel concetto di accoglienza. E poi, c’è questa città splendida: quando hai il mare hai energia, che qui si coniuga anche con una bella architettura. Tra me e Senigallia è stato amore a prima vista, l’amerò per sempre. Infine, il Festival sta crescendo: quest’ anno il gospel ha emozionato il pubblico fino alle lacrime e molti concerti si sono tenuti in piazza Garibaldi, restaurata di recente…E’ come aggiungere ogni volta un colore in più a questa magnifica tela.

Eve La Plume (photo by Guido Calamosca)

Festival a parte, in che direzione vanno le vostre carriere?

GRACE: Io non sto mai ferma e devo mettermi in gioco su tanti aspetti, sono così da sempre. Quindi ho iniziato un’avventura da regista con un documentario (“Burlesque Extravaganza”) sul mondo del Burlesque,  che ho diretto e prodotto: un’ impresa titanica, tre anni di lavoro che ho presentato l’ 8 Maggio a Roma. Nel frattempo ho aperto una società di produzione cinematografica, la ZED Film, e ho attivato il mio primo progetto sotto forma di film vero e proprio. Poi continuo ad insegnare Burlesque nella mia scuola, Il Tempio del Burlesque, un’altra cosa a cui tengo moltissimo perché ho scoperto che il Burlesque, inteso come disciplina, può essere una terapia che permette a molte donne di entrare in connessione con il proprio corpo. Intanto, recito e curo la direzione artistica degli spettacoli che porto in tour. A Ottobre tornerò a Los Angeles, dove ho dei progetti come attrice.

EVE: Io ho avuto un bell’ anno in cui ho fatto delle cose interessanti. Ho aperto la sfilata di Luisa Beccaria e Tiffany & Co. alla settimana della moda di Milano e per me è stato un sogno che si è realizzato: una location allestita come una fiaba, un giardino fatiscente ricostruito in un meraviglioso salone antico…E’ qualcosa di cui vado orgogliosa. Al Carnevale di Venezia ho preparato uno show lavorando sul nuovo soggetto del Ballo del Doge e ho portato in scena “Ultimo Spettacolo” nei teatri d’ Italia. Tra i progetti che non c’entrano con il lavoro, ce n’è uno che riguarda il mio inglese: partirò per Malta per un mese e mezzo di full immersion linguistica.

JACKSON: Il Summer Jamboree mi ha aperto molte porte: arrivano promoters dalla Svizzera, dalla Germania, dall’ America. Sono stato già stato al Viva Las Vegas Festival perché qualcuno mi ha notato qui. Tornerò a Las Vegas l’anno prossimo, ma andrò anche in Sudamerica e girerò l’Europa. In moltissimi mi hanno visto per la prima volta al Festival: sono piaciuto sia come musicista che come persona.

Jackson Sloan

 

Eve La Plume (Photo by Claudio Paolinelli)

 

Grace Hall (photo by Turi Avola)

 

Photo: courtesy of Summer Jamboree Press Office, Eve La Plume, Grace Hall, Jackson Sloan

Eve La Plume, eterea diva

Photo by Bostjan Tacol

Di lei colpiscono immediatamente l’ allure sofisticata, l’ incarnato diafano a contrasto con la chioma color rame. I fiori intrecciati tra i capelli pettinati a ondine richiamano la nuance vibrante del suo lipstick: lo stile è anni ’30 DOC, con incursioni ad ampio spettro nel rétro enfatizzate da abiti scenografici e preziosi. Eterea, fascinosa, garbatamente seduttiva, Eve La Plume è una Burlesque performer che si distanzia in toto dallo stereotipo della pin up. Al Summer Jamboree – dove, per il secondo anno consecutivo, è stata confermata conduttrice – ha sfoggiato creazioni di Luisa Beccaria con una grazia innata, donando risalto ad evening dress che erano un trionfo di pizzo e tulle. Fotografatissima, al Festival senigalliese Eve è ormai una diva. Ma non perde mai di vista l’ ironia, né un entusiasmo genuino, nel raccontarsi e nel raccontare passioni, tappe e progetti che tracciano il percorso della sua poliedrica carriera.

Sei al bis come presentatrice del Summer Jamboree. Qual è il tuo bilancio di queste due edizioni?

Rimango sempre sbalordita da questo Festival, organizzato da due persone che su un grande amore personale per gli anni ’50 hanno imbastito un evento meraviglioso che attira pubblico da tutto il mondo. Venire qui è per me, ogni volta, un’ iniezione di felicità. E’ davvero impressionante! Non si può essere tristi, al Summer Jamboree. Il mio bilancio, quindi, è superpositivo.

Puoi raccontarci qualche aneddoto relativo alla kermesse?

Al Summer Jamboree girano moltissimi fotografi, ufficiali e non. Il risultato è che si è fotografati a qualsiasi ora del giorno e della notte. Ci ho fatto l’abitudine, ma è impegnativo! Un giorno al mio fidanzato ho detto “Basta, oggi ci prendiamo una giornata liberatoria lontani dalle macchine fotografiche e dalle telecamere”, e siamo andati in spiaggia vicino alla Rotonda. Mi sono tolta il copricostume, mi sono slegata i capelli, sono entrata in acqua e ho sentito una signora che mi diceva ‘”Mi scusi signorina, la stanno chiamando da lassù!”: mi sono girata, ho guardato la Rotonda e ho visto tre teleobiettivi giganteschi, quattro macchine fotografiche, tutta l’organizzazione del Summer Jamboree  – che si trovava lì per caso, in realtà, ma vista Eve in acqua senza tutti i suoi artifici…Sono impazzita dal ridere, mi sentivo come le dive anni ‘50 paparazzate ovunque! E’ stato davvero comico. E gli scatti che ne son venuti fuori sono molto belli perché spontanei. Incredibile: persino in mezzo al mare sono riusciti a trovarmi!

Perché hai scelto di chiamarti Eve La Plume?

È una storia un po’ complicata, però posso semplificarla. Adoro il nome Eve perché è palindromo, cioè si legge anche al contrario. Ha tre lettere e a me piacciono i nomi brevi, e poi è il nome di una primadonna come Eva. “La Plume” perché fin da ragazzina mi hanno associata al concetto di leggerezza, quindi volevo un nome che contenesse un elemento leggero, delicato. In più, quando si pensa alla piuma, si pensa sempre alla piuma bianca, che svolazza. Nell’ immaginario collettivo la piuma è leggera e bianca. Dunque, Eve La Plume: un nome che è come una piccola poesia, molto fonetico.

Photo by Bostjan Tacol

Il tuo sofisticato stile d’antan è inconfondibile. Quali sono le tue epoche preferite?

Sono appassionata del periodo che va dalla fine dell’800 agli anni ’30 e ’40 del ‘900: il periodo della Belle Epoque, del Liberty, dell’ Art Déco. Di quell’ epoca amo l’estetica in toto: architettura, arredamento, abbigliamento…

Hai icone di riferimento a cui ti ispiri?

La Marchesa Luisa Casati è stata per me un innamoramento a prima vista, una folgorazione: era una donna coraggiosa, molto moderna, una performer di inizio ‘900. Con la cura, con lo studio, ha fatto di sé un’opera d’arte. Per un periodo mi è piaciuta Kiki de Montparnasse, una sorta di groupie di fine ‘800, e poi tante altre…Ammiro le donne audaci e “fuori dal loro tempo”, che hanno condotto una vita ben diversa rispetto a quella, costrittiva, delle donne dell’epoca.

Il Burlesque inneggia al glamour e all’ arte della seduzione. Che cos’è, per te, la femminilità?

Io non associo il Burlesque all’ arte della seduzione: per me è una ricerca estetica. Anche se, in generale, è sempre collegato alla sensualità femminile. Di sicuro la bellezza ha un suo lato sensuale. Il Burlesque va comunque alla ricerca di una bellezza del passato, dell’immagine di una donna che fu. Per me femminilità è la cura di sé, una cura estetica a 360° che comprende l’atteggiamento, la parola, il modo di muoversi, il modo di porsi…E’ questo che mi interessa. Perché oggi si guarda spesso a una bellezza molto più immediata e non alla cura che si costruisce nel tempo con i gesti, le parole, l’educazione.

Photo by Bostjan Tacol

Una domanda a bruciapelo: cosa voleva fare, da grande, Eve La Plume?

Da ragazzina, intorno agli 11 anni, volevo fare l’insegnante di pattinaggio artistico. Pattinavo tutti i giorni, era la mia missione di vita, e poi l’ ho fatto. Quando sono diventata più grande insegnavo pattinaggio artistico e mi sono resa conto che faceva così freddo, ma così freddo, che ho abbandonato l’ idea dopo 2- 3 anni! Poi volevo fare la stilista e quindi ho aperto un laboratorio di sartoria in cui si facevano abiti ed accessori per i negozi, per gli artisti che calcavano i palchi. E’ durata 10 anni. Infine, volevo diventare la regina del Burlesque! Ed è andata abbastanza bene, devo dire. Quando mi metto in testa di fare qualcosa, in qualche modo ci riesco. Non sempre con lo stesso successo, però i miei sogni li concretizzo. E riesco a non avere rimpianti.

Quali sono i tuoi progetti più immediati?

Tra i miei progetti più immediati di sicuro c’è “Ultimo Spettacolo”, uno spettacolo teatrale che gira l’ Italia da un paio d’anni e il 12 novembre prossimo sarà a Bologna: spero che decolli perché ne sono molto orgogliosa. E poi ci sarà Venezia, perché sono già 6-7 anni che faccio parte del cast del Ballo del Doge e di altri eventi del Carnevale Veneziano. In più,ho in programma tante date e feste private in giro per l’ Italia.

Photo by Bostjan Tacol (https://www.facebook.com/PhotobillyPhotography/)

L’ abito blu e l’ abito in pizzo bianco che Eve indossa sono firmati Luisa Beccaria

Summer Jamboree: arrivederci al 2013!

(Photo by Alberto Polonara)

E anche quest’ anno è calato il ‘the end’, sul sipario del Summer Jamboree di Senigallia. Ultimi concerti, ultimi eventi, ultimi sprazzi di swing mood per la grande festa dedicata alla musica e cultura americane degli anni ’40 e ’50: un’ affollatissima domenica di metà agosto in cui i colori profusi degli stand del Vintage Market regalavano, ancora, frammenti di sogni di un’epoca lontana ma viva, amata, celebrata da un pubblico appartenente ad ogni fascia di età. Tra le numerose novità del Festival, quest’ anno alla sua tredicesima edizione, personaggi inediti come Miss Dorothy, presentatrice dallo squisito stile rétro e dalla frizzante personalità. Ma chi è  Miss Dorothy? Un’ ingresso ad appena 10 anni di età nel Disney Channel dove lavora per 9 anni,  diverse esperienze nello show-biz come un film, Marameo, con Enzo Iacchetti, pubblicità e teatro  formano parte del suo CV fino al saliente giro di boa, 4 anni fa: l’ inizio dell’ attività di performer con una delle più importanti agenzie di Burlesque italiane. Come lei afferma in un’ intervista, qualità, difetti e pregi della sua identità originaria si sono trasferiti nel suo “nuovo personaggio” donandogli quel tocco di freschezza, di fascino pulito e disarmante che fa la differenza. Quale potrebbe essere il nome di questo nuovo personaggio? ‘Signorina Dorothy’, è la proposta della diretta interessata, che ci auguriamo di vedere come protagonista di un sempre più variegato Summer Jamboree per molte altre edizioni ancora. In bocca al lupo Miss Dorothy, e che il rock’n roll sia con te!

Buon lunedì.