Lilla, il colore di Aprile

 

Lilla è il colore del mese di Aprile. Forse perchè ad Aprile sboccia il fiore da cui nel 1775 ha preso il nome, il Syringa Vulgaris, comunemente chiamato lillà: la sua è una fioritura spettacolare, pannocchie di piccoli fiori che rapiscono sia lo sguardo che l’olfatto. Ma a quale significato si associa il color lilla? Innanzitutto all’amore, o meglio all’innamoramento giovanile: rievoca un corteggiamento d’altri tempi, ricco di piccoli gesti pregni di significato e di struggenti emozioni. Nella Grecia antica, i ragazzi erano soliti regalare fiori di lillà alle giovani che avrebbero voluto prendere in moglie. Il lilla è gentilezza, nostalgia, sensibilità. Non è un caso che venga collegato alla sfera emotiva, al femminile, ai languori adolescenziali. Ad avvalorare questo nesso c’è un’antica leggenda, quella della ninfa Siringa e del dio Pan. Si narra che Pan, il dio greco delle montagne, della vita agreste e della fertilità, si innamorò a prima vista di Siringa, splendida ninfa dell’acqua e figlia di Ladone, il dio dei fiumi. Quando Pan incontrò Siringa in un bosco, cominciò a corteggiarla pesantemente; ma Siringa, che non gradiva le sue attenzioni, per sfuggirgli si tramutò in un arbusto di lillà. Questa leggenda ispirò anche il nome botanico del lillà, Syringa vulgaris. Durante l’età vittoriana, il lilla venne associato al lutto: le vedove indossavano abiti di questo colore e ricevevano in regalo fiori di lillà per commemorare il caro estinto. La simbologia del lilla si ribaltò completamente nel secondo millennio; gli anni ’20, con il fenomeno delle flapper, videro imporsi una nuova figura femminile, più ribelle e padrona di se stessa. Il lilla, a quell’epoca, divenne un colore di gran moda per il make up. Nel periodo del boom economico, invece, la voga del lilla coinvolse l’architettura d’interni, e più recentemente, soprattutto a partire dagli anni ’80, il lilla cominciò a furoreggiare anche nel mondo della moda. Alcuni tendono a confondere il lilla con il lavanda, che però ha un sottotono più freddo; per avere un’idea precisa di questa nuance, è sufficiente sapere che viene ottenuta da un mix di rosso e blu con l’aggiunta di una pennellata di bianco: è proprio grazie al bianco che il lilla assume la sua caratteristica e inconfondibile tonalità pastello.

 

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Tre fiori primaverili e le loro leggende

 

La Primavera è la stagione dei fiori, uno dei supremi emblemi del risveglio. Di quelli che sbocciano in questo periodo conosciamo più o meno ogni cosa: i loro nomi, i loro colori, i loro profumi, le loro caratteristiche…li utilizziamo in cucina, quando è possibile (rileggi qui l’articolo sui fiori edibili). Non tutti sanno, però, che a molti fiori si associano delle magnifiche leggende. Ve ne racconto tre.

 

Il lillà e la leggenda di Siringa e del dio Pan

 

 

La prima leggenda riguarda il Syringa Vulgaris, nome botanico del lillà. Si narra che Pan, il dio dei monti e della vita agreste, un giorno si imbattè in Siringa, una splendida ninfa delle acque dell’Arcadia. Per Pan fu un colpo di fulmine: con l’intento di sedurla, la riempì subito di mille complimenti. L’aspetto del dio, per metà uomo e per metà con sembianze caprine, fece però inorridire Siringa, che fuggì spaventata. Temendo che Pan potesse raggiungerla, Siringa chiese aiuto a suo padre Ladone, il dio dei fiumi. Ladone, quindi, la trasformò in un arbusto di lillà per impedire a Pan di possederla: il dio caprino era noto per il temperamento selvaggio e per i suoi bagordi orgiastici. Pan, in lacrime, non riuscendo più a trovare Siringa si disperò. A questo punto, la leggenda si dirama in due versioni differenti. Secondo la prima, quando Pan passò davanti al cespuglio di lillà udì il melodioso lamento del vento tra le sue fronde; decise dunque di reciderle e con esse costruì un flauto da cui non si separò mai più. La seconda versione, invece, racconta che Siringa si trasformò nella canna di un canneto per sfuggire a Pan. Il dio se ne accorse ed estrasse dal canneto sette canne che accorciò e unì tra loro realizzando uno strumento musicale. Nacque così il suo celebre flauto, che non a caso porta anche il nome di “siringa”. E il lillà? Da allora, venne per sempre chiamato Syringa Vulgaris.

 

La pratolina e la leggenda di Bellis e del dio della Primavera

 

 

La pratolina è una di quelle margheritine che in Primavera invadono i prati. Scientificamente si chiama Bellis Perennis: un nome che, come nel caso della Syringa Vulgaris, ebbe origine da una leggenda molto antica. Bellis era la bellissima figlia di Belus, il dio celtico della luce. La leggenda vuole che, un bel giorno, Bellis iniziasse a danzare su un prato con il suo fidanzato. Il dio della Primavera la notò immediatamente: perse la testa per lei e si fiondò sulla coppia per strapparla dalle braccia dell’amato. Quest’ultimo, infuriato, reagì all’assalto del dio con estrema violenza. Spaventatissima, Bellis decise quindi di fuggire da entrambi; chiuse gli occhi, si estraniò da quel contesto e si trasformò in una leggiadra margherita. La pratolina, anticamente, era un fiore che riscuoteva grande apprezzamento sia presso i reali che la gente comune. Tra i suoi estimatori annoverava Margherita di Valois, prima moglie di Enrico IV di Francia, San Luigi dei Francesi e Margherita D’Angiò, la consorte di Enrico VI di Lancaster. In inglese, il nome della pratolina è intriso di suggestività: “daisy“, infatti, deriva da “day’s eye”, ovvero “occhio del giorno”.

 

Il giacinto e la leggenda di Giacinto e di Apollo

 

 

Veniamo ora alla leggenda che riguarda lo Hyacintus, una pianta bulbosa dalle infiorescenze coloratissime. Il suo nome deriva da Giacinto, un prestante giovane della mitologia greca. Principe di Sparta, Giacinto era amato dal dio Apollo, ma ad essere affascinati da lui erano anche Zefiro (personificazione del vento dell’ ovest), Borea (personificazione del vento del nord) e Tamiri. La gelosia di Zefiro nei confronti di Apollo, purtroppo, fu fatale al bel principe di Sparta. Apollo era innamoratissimo di Giacinto; un giorno, in previsione delle Olimpiadi a cui quest’ultimo avrebbe preso parte, i due amanti iniziarono una gara di lancio del disco. Apollo lanciò il disco, e osservando quella scena Zefiro impazzì di gelosia: soffiò una forte folata di vento sulla coppia, ma la raffica cambiò la traiettoria del disco. Giacinto fu colpito violentemente dall’attrezzo, che si scagliò contro la sua tempia uccidendolo. Apollo, disperato, tentò in tutti i modi di salvare il suo amante; non ci riuscì, però non permise ad Ade, il dio dell’ oltretomba, di portarlo con sè: trasformò il sangue versato da Giacinto in un fiore profumatissimo e dal colore intenso a cui diede il suo stesso nome. Per celebrare Giacinto, a Sparta tra Maggio e Giugno si tenevano le Giacinzie, una tre giorni composta da riti simboleggianti la morte e la rinascita.