I fiori di campo e la loro bellezza selvaggia

 

Che posto solitario sarebbe un mondo senza fiori di campo!

(Roland R. Kemler)

 

Cominciano a sbocciare già all’inizio della Primavera, e in Estate trionfano in tutto il loro splendore: i fiori di campo sfoggiano una bellezza selvaggia e costellano le distese campestri di una miriade di colori. Nascono spontanei, non hanno bisogno della semina nè della coltivazione, eppure sono meravigliosi. Non è un caso che siano stati immortalati da alcuni degli artisti più celebri di tutti i tempi: ricorrono nei dipinti di Claude Monet, Vincent Van Gogh, Gustave Klimt…Gli Impressionisti, che dipingevano en plein air in mezzo alla natura, li adoravano letteralmente. Anche perchè la loro comparsa nei prati, nei campi e nel sottobosco coincideva con il risveglio della natura. A sbocciare per prime sono le margherite, i cosiddetti occhi della Madonna (fiori di Veronica) e le primule; successivamente spuntano il tarassaco (su VALIUM ho parlato del buon miele che si ottiene da questa pianta) e la camomilla. Quando il clima si fa più caldo, e il sole invade i campi in attesa della mietitura, ecco che i papaveri cominciano a schiudersi; i loro petali rossi e impalpabili vibrano di rutilante splendore. In aree più ombreggiate ed erbacee, invece, le campanule e i muscari non passano inosservati. Questi ultimi, costituiti da raggruppamenti di piccoli fiori color indaco lungo uno stelo tubolare, sono utilizzatissimi anche come pianta ornamentale per la scenograficità della loro nuance. Ma oltre a quelli già citati, quali sono i fiori di campo più conosciuti?

 

 

Il fiordaliso, ad esempio, azzurrissimo e al centro di due affascinanti leggende della mitologia romana. Ma anche l’anemone, detto il fiore del vento, e poi la margherita di mais (glebionis segetum), così soprannominata perchè somiglia a una margherita completamente gialla. E ancora, la viola del pensiero, la viola riviniana, il ranunculo favagello.

 

 

La digitale rossa colpisce per il contrasto tra il suo nome ed i suoi fiori, infiorescenze pendule tipicamente viola, mentre il garofano dei poeti è diventata una nota pianta ornamentale, come d’altronde l’adonide estiva. Tra i fiori di campo troviamo anche il gittaione, la lantana, la dimorphoteca sinuata, con i suoi colori vivaci, il farfaraccio maggiore.

 

 

E infine il tussilago farfara, dai caratteristici petali giallissimi e sottili. A questa pianta venivano attribuite proprietà medicamentose sin dai tempi dell’antica Roma: pare che il suo nome derivi dal latino “tussis”(tosse), una patologia che il tussilago si era rivelato molto efficace nel curare.

 

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La colazione di oggi: il miele di Tarassaco, quando “precocità” fa rima con “pregiatezza”

 

Il miele di Tarassaco è un miele pregiatissimo, molto particolare. Innanzitutto è un miele precoce, perchè il Tarassaco, un fiore più noto come “dente di leone”, inizia a sbocciare tra Marzo e Aprile, quando le api non hanno ancora energia sufficiente per volare in massa a succhiare il nettare. Rispetto al miele di ciliegio, precoce anch’esso, sfoggia una tonalità giallo oro e un profumo inconfondibile, molto intenso, speziato e un po’ pungente. A questo mix si aggiungono accenti di camomilla che per contrasto esaltano la dolcezza del suo sapore. Ma torniamo al fiore da cui si ottiene: il Tarassaco (nome botanico Taraxacum Officinale) è una pianta erbacea selvatica appartenente alla famiglia delle Asteraceae. Diffuso in ogni parte del globo, è riconoscibilissimo grazie all’ infiorescenza color giallo brillante che lo contraddistingue. La sua fioritura, che comincia al principio della Primavera, prosegue fino all’Autunno inoltrato. Quando raggiunge il picco, tra Maggio e Giugno, si espande in ampie distese della stessa gradazione del sole. Una curiosità: il ciclo vitale del Tarassaco ha la durata di un giorno, però per ogni fiore che muore altri ne nascono a decine.

 

 

Le api vengono immediatamente attirate dalla vibrante tonalità del Taraxacum Officinale, e raccolgono il suo nettare in dosi massicce. Quali sono, quindi, le caratteristiche del miele di Tarassaco? Bisogna premettere che è un miele raro e non è semplice reperirlo in commercio. Detto questo, di primo acchito colpiscono senza dubbio la sua nuance giallo vivo, molto luminosa, e la sua consistenza soffice e vellutata: il miele di Tarassaco è facilmente spalmabile, oltremodo denso. Altri mieli, tipo quello di corbezzolo o di castagno, ostentano una colorazione dai toni più scuri. Una particolarità del miele di Tarassico è costituita, poi, dal fatto che cristallizza molto velocemente. Inoltre, presenta un’elevata concentrazione di acqua: l’apicoltore provvede a correggerla durante la produzione per evitare che il miele fermenti. Veniamo ora a sensi quali l’olfatto e il gusto. A livello olfattivo, il miele di Tarassaco risulta aspro, molto forte, intriso di accenti che rievocano l’ammoniaca. Se vi sembra una descrizione poco invitante, quando lo assaggerete cambierete idea: il sapore di questo miele è dolcissimo, ricco di note speziate e vagamente agrumate a cui si aggiunge un delicato gusto di camomilla.

 

 

Molto note sono anche le proprietà salutari del miele di Tarassaco, un autentico toccasana per l’organismo. Tra i suoi benefici va segnalata un’efficace azione diuretica, drenante e depurativa: contrasta la ritenzione idrica ed elimina le tossine. In più purifica i reni, il fegato, e le vitamine che contiene lo dotano di straordinarie proprietà energetiche e ricostituenti. Durante la prima colazione, potrete aggiungere il miele di Tarassaco al porridge o utilizzarlo per dolcificare il , lo yogurt o il caffè; spalmandolo su una fetta di pane godrete appieno della sua consistenza setosa, che apprezzerete anche abbinandolo ad alcuni formaggi per dar vita a degli inediti connubi di sapori.

 

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