Trasferirsi a vivere in campagna, uno dei buoni propositi tra estate e autunno

 

Ricordate quando abbiamo parlato di svolte, di buoni propositi di fine estate? Bene: tra i desideri sempre più espressi da molti di noi, c’è quello di andare a vivere in campagna. E’ un desiderio che ha preso piede durante l’epoca del Covid, ma da allora non ha fatto che diffondersi a macchia d’olio. Abbandonare la città significa allontanarsi dallo smog, dal sovraffollamento, dal caos urbano. Le metropoli, anche a causa dei cambiamenti climatici, sono sempre più invivibili; le aree di degrado, il rumore proliferano. Si è generata, quindi, un’inversione di tendenza: mentre negli anni del boom economico si abbandonavano le campagne per trasferirsi in massa in città, oggi alla vita rurale si guarda con interesse, viene considerata la dimensione ideale. In campagna l’aria è più salubre, si vive a contatto con la natura. La campagna è rilassante, rigenerante, tranquilla. L’atmosfera è idilliaca. Decidere di dire basta al traffico, ai ritmi frenetici e al pericolo sempre dietro l’angolo (basti pensare che in molte città d’Italia prendere la metro è a rischio borseggio) vuol dire abbracciare un nuovo stile di vita.

 

 

Innanzitutto equivale a prendere le distanze dallo stress, poi a rimettersi in sintonia con il creato. Il sonno torna ad essere sereno, i ritmi rallentano a favore della qualità dell’esistenza. La campagna, inoltre, offre la possibilità di immergersi in uno straordinario scenario naturale: campi, prati, fiumi, laghi, boschi, radure, animali selvatici che molti hanno visto solo nei libri… Avere la natura “a portata di mano” stimola a godere appieno dei suoi benefici. Ad esempio, trascorrendo diverse ore del giorno all’aria aperta o praticando attività sportive come il jogging, le camminate e la pesca. Oppure ancora, dedicandosi alla coltivazione dell’orto (o del terreno) e all’allevamento di svariati animali.

 

 

In campagna si è soli? Niente affatto: i rapporti con i vicini o i proprietari dei poderi confinanti sono sempre molto stretti, perchè si vive in grandi spazi aperti dove scarseggiano le abitazioni. Il senso di appartenenza è più sviluppato, i legami più solidi. Ci si supporta reciprocamente, ci si chiama per nome. Risiedendo in un paese, poi, questo è ancora più evidente. Le dimensioni esigue del villaggio favoriscono la vicinanza fisica, e i rapporti interpersonali ne risentono positivamente. Nei paesini ci si conosce tutti, la nozione di comunità è ben radicata. Instaurare legami stretti influisce beneficamente sulla psiche e incentiva il benessere fisico e mentale.

 

 

Vivere in campagna permette di cibarsi di alimenti sani e salutari. Gli ingredienti, freschi e genuini, sono rigorosamente a chilometro zero o addirittura provengono dai nostri possedimenti. In più, le spese per l’affitto o l‘acquisto della casa risultano molto più accessibili che in città.

 

 

Esistono, però, delle conditio sine qua non ben precise prima di dire addio alla metropoli. In primo luogo, bisogna essere in possesso di un’auto per spostarsi con facilità. Negli ultimi anni, il lavoro da remoto ha offerto a molti di noi la possibilità di lavorare a distanza; chi svolge professioni esclusivamente “in presenza” dovrebbe poter raggiungere il luogo di lavoro con celerità.

 

 

La vita in campagna, a volte, fa sentire alienati dalla “movida” cittadina. Chi ama stare nella mischia, probabilmente non è la persona più adatta per questo tipo di vita. In campagna non ci sono club, concerti, iniziative culturali, mancano i cinema, i pub, le discoteche. Nessuno ci vieta di raggiungerli, però, con la nostra quattroruote: abbineremmo il divertimento e gli eventi mondani a una quotidianità delle più salutari.

 

 

Un altro must per chi vive in campagna è ovviamente una connessione a Internet, essenziale per continuare a sentirsi parte del mondo e usufruirne di tutti i benefici. La tecnologia ha fatto passi da gigante in questo senso, e ha senz’altro contribuito a rafforzare, in molti, il proposito di lasciare la metropoli per dedicarsi alla vita rurale. E voi cosa ne pensate? Potreste mai abbandonare la movimentata quotidianità cittadina per trasferirvi in mezzo al verde?

 

Foto via Unsplash

 

Focus sulla neve (che non cade più): tutti i benefici che apporta al nostro organismo e all’ecosistema

 

Silenziosamente, come i pensieri che vanno e vengono, i fiocchi di neve cadono, ognuno una gemma.
(William Hamilton Gibson)

 

Non so voi, ma io adoro la neve. Certo, sarà scomoda, soprattutto quando si tramuta in ghiaccio, ma tutto ciò per me non rappresenta un ostacolo. Al netto dei disagi, infatti, niente può eguagliare la magia dei fiocchi che cadono fitti, il candore di cui ammanta qualsiasi tipo di paesaggio. Eppure, l’Inverno 2023-2024 sembra proprio non volercela regalare: la neve non cade più, giornate simil-primaverili si susseguono una dietro l’altra mentre le temperature raggiungono una media quotidiana di 15 gradi. Il che non è affatto positivo. Ogni stagione ha le sue caratteristiche, e dovrebbe mantenerle per garantire l’equilibrio dell’ecosistema. Anche la neve, ad esempio, apporta molteplici benefici. Che sono importantissimi e per l’ambiente e per il nostro benessere. Coinvolgono la terra, la vegetazione, la qualità dell’aria…non è un caso che la saggezza popolare li abbia racchiusi in un significativo proverbio: “Sotto la neve pane, sotto la pioggia fame”, come recita un detto della civiltà contadina. Ogni agricoltore, infatti, è concorde nel dire che la neve di stagione è fondamentale per l’abbondanza del raccolto. Quel meraviglioso manto di candidi fiocchi è composto da acqua gelata che, una volta posatasi sul terreno, si scioglie lentamente irrigandolo in profondità e senza creare ristagni. La pioggia, invece, specie quando è scrosciante, non viene trattenuta dal suolo e perde completamente la sua funzione di risorsa idrica, importantissima anche ai fini di favorire la fertilità del suolo. Il rilascio continuo e costante di acqua attuato dalla neve ha il vantaggio di ammorbidire la terra e di prepararla ad accogliere ogni tipo di vegetazione, coltivazione e varietà floreale.

 

 

Sapevate che la neve è fatta anche d’aria? Ciò fa sì che rappresenti una sorta di isolante termico che tiene il ghiaccio a debita distanza: salvaguarda, cioè, la mitezza della temperatura evitando che le gelate danneggino le piante; il gelo non riesce a penetrare nelle loro radici e di questo beneficiano soprattutto gli ortaggi più delicati, quelli che matureranno in Primavera, come le fave, i piselli, le cipolle, l’aglio e via dicendo. Ma non solo. La coltre immacolata che si adagia sui campi allontana i parassiti e gli animali, impedendo che questi ultimi bruchino la vegetazione. Le funzioni più importanti esercitate dalla neve sono, dunque, quella idratante e quella isolante, essenziali per mantenere in equilibrio l’ecosistema boschivo e agricolo. In virtù di risorsa idrica,  la neve scongiura anche l’aridità e l’erosione provocata dallo scorrimento dell’acqua piovana sul terreno.

 

 

Si dice poi che la neve “purifica l’aria”. Ma quanto c’è di vero in tutto questo, e soprattutto, in che modo purifica l’ambiente? Innanzitutto, si tratta di un’affermazione correttissima. I fiocchi si originano nella troposfera, lo strato areiforme situato a contatto con la superficie terrestre, ogni volta che le temperature scendono a circa 5 gradi sottozero. Affinchè i cristalli di ghiaccio si posino sul suolo, l’aria e la superficie del terreno non devono oltrepassare, rispettivamente, gli zero e i due gradi. Mentre volteggiano impalpabili, i fiocchi assorbono azoto e ammoniaca in dosi massicce, ovvero due componenti delle dannosissime polveri sottili. Ne consegue che, ebbene sì, la neve purifica l’aria! In più, mentre nevica non gela (abbiamo già parlato dei requisiti che devono avere le temperature per favorire la discesa dei fiocchi), ma il freddo che ci circonda ha un potente effetto tonificante sulla nostra circolazione e ci aiuta a bruciare calorie: organizzate delle lunghe camminate per usufruire di tutti i benefici che porta con sé la magica coltre bianca.

 

 

Vi farà sicuramente piacere sapere che la neve ritarda l’invecchiamento: le temperature che scendono a picco determinano un rallentamento dell’attività cellulare e, di conseguenza, i tessuti invecchiano con calma. E’ risaputo, inoltre, che quando il clima si attesta intorno allo zero depura l’aria dai virus e dai batteri. Non è un caso che l’influenza “esploda” subito dopo il Solstizio d’Inverno o quando l’Inverno sta volgendo al termine: le temperature, in quei periodi, solitamente sono più alte e i microbi non vengono intaccati dall’azione disinfettante del freddo.

 

 

Al di là della sua bellezza, della meraviglia di cui ci riempie ogni volta che cade (speriamo di non dover dire “che cadeva” a causa dei cambiamenti climatici), la neve ha quindi una funzione fondamentale per preservare gli equilibri della natura e del nostro organismo. Spero che molti di voi, dopo aver letto questo articolo, tornino ad attenderla con gioia scacciando via dalla mente il pensiero che porti con sè solo disagi, scivolate e difficoltà durante gli spostamenti.

 

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Il miele del Vecchio Re

 

” Si inoltrarono all’ interno del bosco. L’acqua che scorreva sulle pietre sembrava cantare. Alice capì dove l’aveva condotta Giuseppe. Si fermarono accanto al massiccio tronco, i rami che si aprivano verso il cielo, le foglie d’argento che brillavano. Un lieve ronzio si univa al canto del ruscello. “E’ meraviglioso.” L’ulivo era immenso. Torreggiava maestoso circondato dalla sua corte di piante e fiori. “Custodisce le api d’oro. Al suo interno ci sono gli sciami originari delle api dell’ isola.” Restarono un istante a contemplare il Vecchio Re, così lo chiamava Giuseppe. Le enormi radici affondavano nel terreno. Le creste erano ricoperte di muschi vellutati e costeggiavano le acque limpide. Dietro di loro le api ronzavano felici. Giuseppe le porse una mano e insieme si avvicinarono alle arnie, allineate ai margini del prato. Mentre lui indossava la tuta, Alice, che invece l’aveva già, sollevò la testa e allora la vide. Volava nella sua direzione. Il cuore prese a batterle forte. La stava cercando, era lì per lei. Alice lo comprese nel momento stesso in cui sollevò la mano e l’ape si posò sul suo palmo. Si guardarono un istante poi l’insetto si alzò in volo. “Che succede?” Giuseppe era al suo fianco, un’ombra nello sguardo. “Sta per accedere qualcosa.” Lo disse così, semplicemente. “Qualcosa di importante.” “Sembri preoccupata.” “Non è nulla. Allora, da dove vuoi iniziare?” Le indicò l’apiario. “Le più urgenti sono quelle. Non so se te l’ho detto, ma il miele dell’albero non si vende.” “No? Come mai?” “E’ troppo prezioso, per questo lo regaliamo.” Lei sorrise, non aveva il minimo senso. Era il più prezioso, e dunque veniva donato. Illogico e insensato. Eppure, c’era un profondo significato in quello che Giuseppe le aveva detto. “Ci sono cose che appartengono a tutti. Ci sono cose talmente preziose che nessuna moneta potrebbe mai acquistare.”

Cristina Caboni, da “La via del miele”