Mocha Mousse, Colore dell’Anno Pantone per il 2025: il lusso della semplicità

 

Pantone ha fatto la sua scelta: il colore del 2025 sarà Mocha Mousse (il cui nome completo è Pantone 17-1230 Mocha Mousse), una nuance di marrone caldo che ha già raccolto consensi unanimi. Come ogni Colore dell’Anno eletto da Pantone, Mocha Mousse intercetta lo spirito del tempo, il mood e le atmosfere che respireremo nei dodici mesi a venire. Ispirata a delizie quali il cioccolato e il caffè, due piccoli piaceri quotidiani,  questa tonalità si associa a un’idea di armonia, comfort e semplicità; fa riferimento alla serenità, al benessere interiore, alla condivisione delle gioie e dei momenti da assaporare nel “qui e ora”. Mocha Mousse è una cromia avvolgente, raffinata senza essere vistosa nè sgargiante. La sua ricchezza risiede nella genuinità, in quel colore “autentico” così presente nella vita di tutti i giorni, oltre che nella natura. Basti pensare alle foglie morte, alle sfumature della terra nuda…Ritornando alle radici, nella contemplazione di ciò che ci circonda, ritroviamo noi stessi, ci riconnettiamo con la nostra essenza più pura. Stabilire una sintonia con il proprio io interiore è stabilire una sintonia con il mondo all’insegna delle vibrazioni armoniche che attraversano l’universo: in questo senso, Mocha Mousse si configura come un colore estremamente lussuoso che trae linfa dalla sua apparente umiltà.

 

Foto via Pexels e Unsplash

 

“Vi è un incanto nei boschi”, una poesia di Lord Byron

 

Vi è un incanto nei boschi senza sentiero.
Vi è un estasi sulla spiaggia solitaria.
Vi è un asilo dove nessun importuno penetra
in riva alle acque del mare profondo,
e vi è un armonia nel frangersi delle onde.
Non amo meno gli uomini, ma più la natura
e in questi miei colloqui con lei io mi libero
da tutto quello che sono e da quello che ero prima,
per confondermi con l’universo
e sento ciò che non so esprimere
e che pure non so del tutto nascondere.

Lord Byron

 

 

Betelgeuse, il tributo di In Astra alla luminosissima “supergigante rossa” della costellazione di Orione

 

Betelgeuse: un nome che vi ricorda qualcosa? Esatto, è proprio lei…una delle stelle più splendenti della volta celeste, precisamente la decima. La brillantezza della cosiddetta “supergigante rossa” è tale da farla scorgere persino a occhio nudo. Anche perchè appartiene alla costellazione di Orione, famosissima, che per gli antichi era in grado di replicare la luminosità del giorno. E all’interno della nebulosa di Orione, così chiamata poichè rappresentava l’ascesa al cielo dell’omonimo gigante cacciatore della mitologia greca, Betelgeuse si piazza al secondo posto in un’ipotetica classifica del fulgore. La sua luce color rosso vivo appare a Oriente proprio in questo periodo dell’anno, tra Novembre e Dicembre, per poi regnare sulle notti di Gennaio e Febbraio. Betelgeuse è una stella invernale, maestosa e inconfondibile. Risplende di una tonalità vibrante, incastonandosi come un rubino nel firmamento impreziosito da bagliori siderali di diamante. In Astra, la Maison di profumeria artistica fondata dalle sorelle Sofia e Fabiola Bardelli (rileggi qui l’articolo in cui VALIUM parla del brand), non poteva che dedicarle un tributo: il marchio made in Italy, ispirato dall’eterna meraviglia delle stelle, in onore di Betelgeuse ha creato una fragranza che porta lo stesso nome.

 

 

Ogni dettaglio del jus rievoca lo splendore infuocato dell’astro nel gelido cielo d’Inverno. Betelgeuse esordisce con note speziate di coriandolo esaltate da un cuore di iris e osmanto. Il fondo, composto da accordi di muschio di quercia e caffè, avvolge la fragranza in un alone ipnotico. La scia floreale inebria l’olfatto rievocando un tripudio di accenti cipriati: il risultato è una Eau de Parfum seducente, magnetica. Un’ode alla stella che avvampa nell’Universo e lo pervade di tutta la sua magia.

 

 

Betelgeuse è disponibile in versione Eau de Parfum nell’unico formato da 50 ml.

 

 

Photo courtesy of In Astra

 

La Luna e la scoperta di Galileo

 

“In cima al campanile di San Marco, nell’agosto 1609 Galileo Galilei mostrò ai consiglieri del doge un nuovo strumento all’avanguardia. Si trattava di un tubo portatile: bastava guardarci dentro e sembrava che gli oggetti ti venissero incontro. Ciò che si trovava lontano diventava apparentemente a portata di mano.  (…) Il campanile di San Marco, ornato dalla statua dorata dell’arcangelo Gabriele, gli sembrò il luogo ideale per mostrare ai notabili veneziani il funzionamento di questo “cannocchiale olandese”. Sotto la cella campanaria si trova una loggia dove lo sguardo spazia a 360 gradi. (…) Proprio sotto la cella campanaria (“è proibito suonare le campane”) è collocata una targa commemorativa: GALILEO GALILEI CON IL SUO CANNOCCHIALE DA QUI IL 21 AGOSTO 1609 ALLARGAVA GLI ORIZZONTI DELL’UOMO. E’ proprio così, ma non perchè il suo tubo con le due lenti una dietro l’altra lo puntò verso il mare! L’importante è che abbia puntato il cannocchiale verso l’alto. Di notte. Sulla Luna, tanto per cominciare. Galileo l’avvicina a sè di venti volte. Cosa vede? Pieghe. Nervature. Margini rialzati dei crateri. Montagne. La faccia della Luna non è uniforme e liscia, ma crepata e ammaccata. Si riconoscono le sagome delle catene montuose delle ombre, che hanno un profilo frastagliato, non diverso da quello degli Appennini o delle Dolomiti al calar del sole. Galileo fa le sue osservazioni per la metà di un ciclo lunare (mezzo mese). I suoi disegni a penna della ruvida superficie della Luna mettono la parola fine all’idea ecclesiastica del cosmo. Secondo la dottrina dominante, l’universo è diviso in un regno divino e uno diabolico. La crosta terrestre è un’area grigia brulicante di bipedi, che dopo la loro morte hanno due possibilità: sprofondare nelle viscere dell’inferno o ascendere al paradiso celeste. I due poli hanno lo stesso scopo, guidare gli esseri umani attraverso la vita. La cima dell’ Olimpo e le nuvole appartengono ancora al peccaminoso mondo “sublunare”; dalle vette della Luna hanno inizio le pure “sfere celesti” cantate all’inizio del 1300 da Dante Alighieri nel Paradiso. Tre secoli dopo Dante, Galileo vede che ben poco di questa rappresentazione delle cose corrisponde a verità. Il dogma del (magnifico) cielo perfetto e la (grinzosa) Terra imperfetta va in frantumi. E’ come se Galileo con il suo cannocchiale avesse mandato in pezzi la cristallina cupola celeste. “

Frank Westerman, da “La Commedia Cosmica” (Iperborea Edizioni)

 

 

Tina

 

“Sono convinta che ciascuno di noi sia nato con una missione unica, uno scopo che solo noi possiamo realizzare. Siamo tutti legati da una responsabilità comune: aiutare la famiglia umana a diventare più gentile e più felice. Le prime lezioni sul funzionamento dell’ Universo le ho ricavate dalla mia esperienza quotidiana durante l’infanzia a Nutbush, un paese rurale del Tennessee. Mi piaceva passare il tempo all’ aperto, correre nei campi, alzare lo sguardo verso i corpi celesti nel cielo, stare con gli animali – domestici e selvatici – e ascoltare i suoni della natura. Già a quei tempi percepivo una forza universale invisibile quando camminavo in mezzo ai pascoli sconfinati, giorno dopo giorno. Essere in comunione con la natura mi ha aiutato a credere nel mio intuito, che sembrava conoscere sempre la strada di casa quando mi smarrivo, il ramo migliore a cui appendermi e dondolare, il punto in cui un ruscello celava un sasso pericoloso. Ho imparato ad ascoltare il mio cuore, ed esso mi ha insegnato che io e te siamo connessi, non solo tra noi, ma con ogni altra cosa sul pianeta. Siamo collegati dalla misteriosa natura della vita stessa, dall’ energia creativa fondamentale dell’ Universo. In questo nostro mondo complicato in cui le contraddizioni abbondano, si scopre una bellezza mozzafiato nei luoghi meno probabili. L’arcobaleno più luminoso appare dopo il più violento dei temporali. Magnifiche farfalle emergono da bozzoli scialbi. E i più splendidi fiori di loto nascono dal fango denso e profondo. Secondo te perchè la vita agisce così? Forse quegli arcobaleni, quelle farfalle e quei fiori di loto sono lì per ricordarci che il nostro mondo è un’opera d’arte mistica, una tela universale che tutti noi dipingiamo con le nostre storie, giorno dopo giorno, con le pennellate dei nostri pensieri, delle nostre parole e azioni. “

Tina Turner, da “Diventare felicità. Diario spirituale per una vita migliore.”

 

Fai buon viaggio, Tina. Non ti dico “riposa in pace”, perchè vulcanica come sei tu non riposerai mai. E non ti dico neanche “addio”, perchè la morte è solamente un nuovo inizio. Con questo post voglio omaggiarti, esprimere la stima che ho sempre avuto per te. Hai saputo superare le avversità dell’esistenza semplicemente guardandoti dentro, riannodando il contatto con la tua anima e la tua vita spirituale, e questo ti rende un modello per tutti noi. Quando ti ho conosciuta artisticamente, ero solo una bambina: “A fool in love” è stato uno dei primi album che hanno comprato i miei genitori. Allora eri in coppia con Ike, e mi hanno subito colpito la tua voce potente, la tua grinta inesauribile, il tuo saperti connettere con l’istinto. Continua a brillare, Regina. Sei immortale, un’icona destinata a rimanere perennemente impressa nell’ immaginario collettivo.

(Foto: Jay Bernstein Public Relation Los Angeles via Wikimedia Commons)

 

Beatitudine

 

” Una meravigliosa serenità, simile a questo dolce mattino di primavera, mi è scesa nell’anima e io ne godo con tutto il mio cuore. Sono solo e sono lieto di essere vivo in questo luogo creato per anime come la mia. Sono così felice, mio caro, così perduto nel senso di questa serena esistenza che la mia arte ne soffre. Ora non saprei disegnare nemmeno una linea, eppure non sono mai stato un pittore così grande come in questi momenti. Quando la bella valle effonde intorno a me i suoi vapori e il sole alto investe l’impenetrabile tenebra di questo bosco e solo qua e là qualche raggio riesce a penetrare in questo sacrario, e io mi stendo nell’erba alta accanto al torrente e, così vicino alla terra, scopro le piante più diverse e più singolari; quando sento vicino al mio cuore il brulichio del piccolo mondo in mezzo agli steli, le innumerevoli, incomprensibili figure dei bruchi e degli insetti e sento la presenza dell’Onnipotente che ci ha creati secondo la Sua immagine, l’alito del Supremo Amore che ci porta e ci sostiene in un’eterna beatitudine; quando, oh, amico mio!, i miei occhi si smarriscono in questa vertigine e l’universo e il cielo riposano nella mia anima come la figura di una donna amata, io provo allora l’angoscia di un desiderio e penso: oh, se tu potessi esprimere tutto questo, se potessi effondere sulla carta lo spirito di ciò che in te vive con tanta pienezza e con tanto calore, in modo da farne lo specchio della tua anima, come la tua anima è lo specchio del Dio infinito! Amico mio, io mi sento morire e soccombo alla forza e alla magnificenza di queste immagini! “

Johann Wolfgang von Goethe, da “I dolori del giovane Werther”

 

 

Le Frasi

 

“Quelle stelle che nel Nord, nelle notti chiare, sono lacrime ghiacciate tra miliardi di altre, la via lattea di gennaio come caramelle d’argento, veli di gelo nell’immobilità, che lampeggiano, pulsando al ritmo lento del tempo e del sangue dell’universo.”

(Jack Kerouac, da “Maggie Cassidy”)

 

 

 

Fate

 

“Le fate tengono i loro grandiosi balli all’aria aperta, in quelli che vengono chiamati Cerchi delle Fate. Dopo, per settimane, è possibile vedere i cerchi impressi sull’erba.”
(James Matthew Barrie)

 

Manca poco più di un mese a Yule, il Solstizio d’Inverno, e qualcosa di fatato aleggia nell’ aria. Il freddo è pungente, il cielo si fa maestoso: tingendosi di nuance che alternano il grigio perla, il grigio piombo e il rosso del tramonto, instaura una perfetta armonia con la solennità dell’universo. Il fuoco crepita nel camino, il fumo svolazza dai comignoli sospinto da folate di vento. Nel bosco, dove l’odore della terra umida si mescola a quello della resina e degli aghi delle conifere, vagano presenze affascinanti e misteriose. Sono le Fate, creature del “Piccolo Popolo” (“Sidhe” in lingua gaelica) che include anche i Folletti, gli Elfi, gli Gnomi e i Goblin. Il termine latino “fatae”, in italiano antico “dame fatate”, designava coloro che dirigono il Fato; da esso derivarono il francese “faie” e l’ inglese “fairy”, che alcuni fanno però risalire a “faierie”, vale a dire “incantamento”. Le Fate usano i propri poteri a scopo benefico, si dice che proteggano i bambini. Sono magnanime, ma al tempo stesso vanitose ed egocentriche. La permalosità che le contraddistingue può spingerle a gesti inconsulti e a tramutare le benedizioni che elargiscono in terribili maledizioni. Fisicamente hanno sembianze femminili e lineamenti delicati, pressochè perfetti. Tuttavia, sono in grado di trasformarsi e di assumere qualsiasi aspetto. La leggenda vuole che dimorino in splendidi palazzi sotterranei e che qui permangano persino dopo la loro morte, sebbene vantino una vita secolare. Sono proprio le Fate ad accompagnarci lungo il percorso verso Yule, un tragitto costellato di potenti vibrazioni cosmiche e di ammalianti incantesimi: seguitele in questa nuova photostory (da notare il motivo ricorrente del fuoco, emblema di rigenerazione, purificazione e metamorfosi).

 

 

Foto via Unsplash e Pixabay

 

Il Palazzo Imperiale di piazza Mignanelli

 

” Mancava solo il ponte levatoio. Per il resto, non difettava nulla al palazzo che domina piazza Mignanelli – a Roma – per sembrare un castello inespugnabile. Le tracce di Propaganda Fide incastonate tra i mattoni, una sala del trono con decine di mappamondi a simboleggiare le terre conquistate, gli interventi degli artisti più notevoli di questo tempo disseminati un po’ ovunque. Come dirimpettaio, l’ Ambasciata di Spagna. Bastava chiudere gli occhi, e la magia si avvera: il palazzo diventa un Palazzo Imperiale – ma a Roma è sufficiente distrarsi un attimo per illudersi che stia ancora lampeggiando il Seicento o per credere che il Medioevo sia in pieno svolgimento.  Dall’ ingresso del Palazzo al numero 22, dal portone su cui svetta imperiosa una V dorata, si ha l’ impressione di dominare l’ universo: l’ ex proprietario del palazzo, oggi lontano in un romitaggio cosmopolita e sofisticato, ci è riuscito. Nel corso di mezzo secolo, Valentino Garavani ha conquistato le donne  (e gli uomini) di ogni continente senza spade nè dardi infuocati. Meglio qualche metro di chiffon, preferibilmente scarlatto. “

 

Tony Di Corcia, da “Valentino. Ritratto a più voci dell’ ultimo Imperatore della Moda”

 

 

 

 

Foto di Lalupa, CC BY-SA 3.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0>, via Wikimedia Commons

Danza

 

” La danza è, tra le nostre funzioni, quella che si può più logicamente qualificare come divina. La danza è come la messa di tutti i popoli primitivi e può essere un omaggio istintivo…all’ordine dell’universo. “
(Elie Faure)

La danza: il volteggio, il volo, l’armonia. La leggerezza che si coniuga con la forza, la grazia che si accompagna al sacrificio e alla disciplina. La passione, la vocazione, un sogno che si libra sulle ali della musica. La danza è “un omaggio istintivo all’ ordine dell’ universo”, dice Elie Faure. E proprio la danza, oggi, è il soggetto di un post che esalta il connubio di soavità e potenza insite nei virtuosismi sulle punte. Per inneggiare all’ anelito mistico, ai valori, agli equilibri che il mondo sembra a poco a poco aver smarrito. 

 

 

Foto: Cottonbro via Pexels