L’estate cala sulla Sicilia

 

” L’estate cala sulla Sicilia come un falco giallo sulla gialla distesa del feudo coperta di stoppe. La luce si moltiplica in una continua esplosione e pare riveli e apra le forme bizzarre dei monti e renda compatti e durissimi il cielo, la terra e il mare, un solo muro ininterrotto di metallo colorato. Sotto il peso infinito di quella luce gli uomini e gli animali si muovono in silenzio, attori forse di un dramma remoto, di cui non giungono alle orecchie le parole: ma i gesti stanno nell’aria luminosa come voci mutevoli e pietrificate, come tronchi di fichi d’India, fronde contorte di ulivo, rocce mostruose, nere grotte senza fondo. “

Carlo Levi, da “Le parole sono pietre” (Giulio Einaudi Editore)

 

 

“Vi è un incanto nei boschi”, una poesia di Lord Byron

 

Vi è un incanto nei boschi senza sentiero.
Vi è un estasi sulla spiaggia solitaria.
Vi è un asilo dove nessun importuno penetra
in riva alle acque del mare profondo,
e vi è un armonia nel frangersi delle onde.
Non amo meno gli uomini, ma più la natura
e in questi miei colloqui con lei io mi libero
da tutto quello che sono e da quello che ero prima,
per confondermi con l’universo
e sento ciò che non so esprimere
e che pure non so del tutto nascondere.

Lord Byron

 

 

Svegliarsi a Firenze

 

” Era piacevole svegliarsi a Firenze, aprire gli occhi su una camera nuda e luminosa, con il pavimento di piastrelle rosse che parevano pulite e non lo erano, con il soffitto dipinto, dove grifoni rosa e amorini azzurri si svagavano in una foresta di violini e fagotti gialli. Era piacevole anche spalancare le finestre, ferendosi le dita con chiavistelli non familiari, affacciarsi nel sole con le colline, gli alberi e le chiese di marmo di fronte, e sotto, non lontano, l’Arno, che gorgogliava contro il terrapieno della strada. Sul greto sabbioso alcuni uomini erano al lavoro, con vanghe e setacci, e sul fiume c’era una barca, a sua volta adibita a qualche fine misterioso. Un tram elettrico passò di corsa sotto la finestra. Non c’era nessuno, dentro, tranne un turista. Ma le piattaforme traboccavano di italiani che preferivano viaggiare in piedi.  Alcuni bambini tentavano di attaccarsi alla parte posteriore del veicolo, e il conducente, senza alcuna cattiveria, sputava loro in faccia, per costringerli a staccarsi. Poi apparvero dei soldati – uomini piccoli ma di bell’aspetto – ciascuno col suo zaino ricoperto di pelliccia malconcia, e il cappotto di taglia troppo grande. Accanto a loro marciavano gli ufficiali, con aria stupida e feroce, e davanti a tutti altri bambini, che facevano le capriole al ritmo della banda. Il tram restò intrappolato tra i ranghi, e continuò ad avanzare faticosamente, come un bruco in uno sciame di formiche. Uno dei bambini cadde a terra, e da un’arcata sbucarono alcuni manzi bianchi. In effetti, se non fosse stato per l’intervento di un vecchio che vendeva gancetti, la strada non si sarebbe più sgombrata. Si possono passare ore preziose a contemplare trivialità del genere, e il viaggiatore venuto in Italia per studiare i valori tattili di Giotto (…) corre il rischio di tornare in patria senza altri ricordi se non quello del cielo azzurro e degli uomini e delle donne che vivono sotto di esso. Fu quindi un bene che Miss Bartlett bussasse alla porta, entrasse in camera di Lucy e, dopo qualche commento sul fatto che la ragazza non avesse chiuso la porta a chiave e si fosse affacciata alla finestra prima di aver finito di vestirsi di tutto punto, la invitasse ad affrettarsi, se non voleva sprecare così la parte migliore della giornata. “

Edward Morgan Forster, da “Camera con vista” (Garzanti Libri)

 

29 Febbraio, il giorno che “spunta” con l’anno bisestile

 

29 Febbraio: quest’ anno, come per magia, Febbraio ha un giorno in più. Ciò accade perchè il 2024 è un anno bisestile e, in quanto tale, si avvale dell’aggiunta di un giorno affinchè il calendario collimi con il moto della Terra attorno al Sole; il nostro pianeta, infatti, impiega 365,2422 giorni per descrivere la sua orbita attorno all’astro infuocato, e non 365 come erroneamente si pensa. Queste sei ore di differenza vengono colmate sommando un giorno al mese di Febbraio, un evento che si verifica ogni quattro anni. Era il 46 a.C. quando Giulio Cesare introdusse l’anno bisestile, dal latino “bis sextus die” ovvero “due volte sesto giorno”. Nel calendario romano, però, il giorno aggiunto ogni quattro anni coincideva con quello successivo al 24 Febbraio, poichè in questa data l’anno terminava: il giorno in più degli antichi romani veniva chiamato esattamente, quindi, “bis sexto die ante Calendas Martias”,  il sesto giorno “ripetuto” prima delle Calende di Marzo. Il calendario gregoriano, che Papa Gregorio VIII promulgò nel 1582, manteneva il giorno aggiunto pur associandolo ad un calcolo diverso e più complicato. Ma quando e dove nacque la nefasta fama dell’anno bisestile? Fu proprio nell’antica Roma che  ebbe origine il detto “anno bisesto, anno funesto”: i romani dedicavano il mese di Febbraio ai riti in onore dei defunti. Con il passare dei secoli, la negatività che il popolo associava all’anno bisestile non venne mai meno. Nel Medioevo era opinione comune che l’anno 1000 coincidesse con la fine nel mondo, mentre durante il Rinascimento l’anno bisestile veniva considerato foriero di epidemie, sciagure per le greggi e per il raccolto. Tornando alla nostra epoca, nel 2020, molti hanno addirittura congetturato un nesso tra l’anno bisestile e lo scoppio della pandemia di Covid. Nei paesi anglosassoni, invece, il 29 Febbraio ha sempre avuto una valenza positiva: nel Regno Unito e in Irlanda è stato ribattezzato “leap day”, mentre l’anno bisestile è il “leap year”. In Irlanda esiste addirittura una tradizione che prevede che le donne facciano una proposta di matrimonio al proprio compagno, con tutto il corredo romantico ad hoc per l’ occasione.

 

 

Attenzione, però! Secondo l’antica usanza, se l’uomo rifiuta sarà tenuto a donare dodici paia di guanti a colei che si dichiara: dovrà indossarne uno al mese per evitare di mostrarsi priva dell’anello di fidanzamento. Vuole la leggenda che la tradizione del Bachelor’s day, ossia della proposta di matrimonio al femminile, sia stata inaugurata da San Patrizio e Santa Brigida di Kildare; pare che la Santa confidò con rammarico a San Patrizio che le giovani donne rimanevano in attesa per troppo tempo della dichiarazione d’amore dei loro fidanzati. San Patrizio, allora, decretò che ogni 29 Febbraio i ruoli si sarebbero invertiti. Sarebbero state, cioè, le donne a dichiararsi agli uomini. L’idea, decisamente innovativa per l’epoca, fu accolta con entusiasmo da Santa Brigida e da tutta la popolazione femminile dell’Irlanda e della Scozia, dove l’usanza si diffuse.

Foto via Unsplash

 

Le Isole delle Piume

 

“Al centro del Golfo di Botnia, quasi a metà strada tra la Finlandia e la Svezia, si trovano delle isolette verdeggianti, le Isole delle Piume. Sono un vero splendore! Nessuno crederebbe mai che nel bel mezzo del mare inospitale, dove nelle notti d’autunno le onde sono alte come case e le navi rischiano il naufragio, ci siano delle isole così belle, verdi e soleggiate a offrire un riparo sicuro al navigante stanco. Lì non imperversano tempeste, non si frangono le onde, nè i gabbiani levano i loro gridi monotoni. Lì tutto respira pace e serenità: il vento si placa, le onde sonnecchiano, gli uccelli cantano in sordina e il chiaro di luna sparge i suoi riflessi dorati sugli alberi e sui fiori profumati che si dissetano alla rugiada nel fresco della sera. Ah che sollievo, che conforto, per chi su una barchetta lotta tra i flutti della vita, trovare riparo su un lido bello e propizio come le Isole delle Piume. Molti però le cercano invano: vengono sballottati dai flutti giorno e notte senza mai avvistarle. Altri per scovarle darebbero mari e montagne d’oro, eppure per loro quelle isole felici restano immerse negli abissi marini. Perchè le Isole delle Piume sono un luogo strano e misterioso. Non c’è marinaio abbastanza abile ed esperto, avesse pure fatto il giro del mondo, da trovarle alla luce del giorno, quando splende il sole e uomini e bestie lavorano di buona lena. Se invece è stanco per la fatica e la lunga veglia e si corica nella sua barchetta dopo aver recitato le preghiere della sera, ci arriva di sicuro, come guidato dalla bussola e dalle carte nautiche. Perchè alle Isole delle Piume ci si arriva solo attraverso tre rotte imperscrutabili, chiamate lavoro sodo, buona salute e coscienza tranquilla.”

Zacharias Topelius, da “Le Isole delle Piume”, in “Castelli d’Aria e altre fiabe finlandesi” (Edizioni Iperborea, 2023)

 

11 Novembre: San Martino, ma anche “festa dei cornuti”

Cesare Breveglieri, “San Martino” (1932)

 

“Da San Martino l’inverno è in cammino”, “Per San Martino si buca la botte del miglior vino”, “A San Martino il grano va al mulino”, “Chi vuol far buon vino zappi e poti a San Martino”, “A San Martino si sposa la figlia del contadino”…I proverbi sulla festa di San Martino, solennità che ricorre l’11 Novembre (VALIUM ne ha parlato qui), sono innumerevoli. Questa data, in effetti, ha sempre assunto un’importante valenza simbolica nel folklore italiano ed europeo: a San Martino venivano rinnovati i contratti agricoli, se ciò non avveniva i mezzadri erano costretti a traslocare; l’11 Novembre era una sorta di “Capodanno contadino”, poichè sanciva un decisivo passaggio stagionale. Non bisogna dimenticare, poi, che gli antichi Celti si erano insediati in molti paesi europei (tra cui la Francia, dove a Tours venne seppellito il corpo di San Martino), e festeggiavano il Capodanno proprio a cavallo tra Ottobre e Novembre. Con l’avvento del Cristianesimo, la Chiesa conferì il massimo risalto alla festa in onore del Santo, e finì per soppiantare i riti e le tradizioni celtiche del periodo. Tuttavia, soprattutto nell’ ambito della cultura agreste, quella data rimase perennemente associata a una fase di transizione: al Capodanno Celtico si sostituivano le celebrazioni commemorative di San Martino, nel Medioevo popolarissimo in tutto l’Occidente, ma la valenza rimaneva pressochè invariata. Con il passar del tempo, tuttavia, dalle tradizioni popolari è scaturita una nuova definizione per l’11 Novembre: festa dei cornuti. Ma cos’ha a che vedere tutto questo con il Santo? Assolutamente nulla.

 

 

Il nesso tra la “festa dei cornuti” e quella di San Martino è tuttora avvolto nel più fitto mistero. Alcune teorie, però, rimandano alle antiche fiere del bestiame che si tenevano proprio intorno all’11 Novembre: buoi, caproni e montoni sono dotati di corna, non a caso dire “becco” è come dire “cornuto”. Durante quelle fiere, il tradimento diventava una possibilità reale; gli uomini si allontanavano da casa e – tra caldarroste e vino novello – non mancava l’occasione di fare bisboccia, magari in compagnia di qualche gentil donzella. Le donne, rimaste a casa sole, cedevano facilmente alla tentazione di una scappatella. Le fiere duravano diversi giorni e permettevano di concedersi al mezzadro o a qualsivoglia spasimante. Il vino dell’ ultima vendemmia  fungeva da potente euforizzante: l’ebbrezza alcolica favoriva la spregiudicatezza, rendeva tutti più audaci. E spuntavano le corna…Una metafora ispirata, appunto, dalle corna del bestiame. Altre ipotesi riguardano il Capodanno Celtico e la Cabala ebraica. Partiamo subito dalla prima. Le celebrazioni dei Celti si concludevano attorno all’ 11 Novembre, e alcuni ritengono che durante quei festeggiamenti abbondassero la promiscuità e i rituali licenziosi. A tutto ciò si aggiunge l’utilizzo del corno potorio, un corno di bovide dal quale si beveva vino a fiumi: riappare l’associazione tra ebbrezza alcolica e spudoratezza, un’equazione che dà come risultato il tradimento. Nella Cabala ebraica, invece, il numero 11 viene collegato alle corna. Ma l’11 è altresi connesso con due termini che potremmo definire evocativi: “Dibah”, ovvero “maldicenza”, e “Zad”, che significa più o meno “impertinente”. E’ una spiegazione piuttosto nebulosa, ma rientra tra le ipotesi relative alle origini della “festa dei cornuti”. La teoria riguardante le fiere del bestiame risulta, tutto sommato, la più plausibile. Eppure, non c’è nessuna certezza. Quel che è certo è che in cittadine italiane come Roccagorga (in provincia di Latina), Santarcangelo di Romagna (in provincia di Rimini), Grottammare (in provincia di Ascoli Piceno) e Ruviano (in provincia di Caserta), la “festa dei cornuti” viene a tutt’oggi celebrata in un tripudio di giocosità e goliardia: un modo per mantenere vivo il legame con il mondo agreste e le sue tradizioni ancestrali.

 

Immagine di copertina: Fondazione Cariplo, CC BY-SA 3.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0>, via Wikimedia Commons

Foto del bestiame via Unsplash

 

Le discrepanze del tempo

 

Rimasi a lungo davanti all’Ottica e Orologi di Österberg: su un letto di argentei fili natalizi e neve sintetica, tra piccoli babbonatale che mi pareva di riconoscere dalla mia infanzia, era adagiata una quantità di orologi: sveglie, orologi da polso, graziose pendole, un orologio della nonna, all’antica, cipolloni da tasca e orologini da signora, su cui era impossibile leggere le ore. Contai ventisette diversi misuratori del tempo, e tutti erano in funzione. E nessuno segnava la stessa ora. Uno le due e un quarto, un altro le quattro e venti, un terzo era quasi sulla mezzanotte, o mezzogiorno. Instancabilmente continuavano a ticchettare, ognuno seguendo il proprio tempo, incuranti gli uni degli altri. Nessuno era sbagliato, nessuno era giusto, non c’era né un prima né un dopo. Tutti erano rivolti a se stessi, al proprio meccanismo. Fuori dalla vetrina era lo stesso. Nella neve che cadeva fitta, gli uomini s’incrociavano, scivolavano l’uno verso l’altro senza nessuna vera contemporaneità. Quando uno si risvegliava dai suoi incubi, un altro s’immobilizzava nel ricordo di un giorno d’estate. La neve mi costringeva a socchiudere gli occhi e mi serrai più stretto il collo del cappotto, mi feci un’insenatura di calma all’interno della stoffa e mi ritrovai nel confuso labirinto del mio proprio tempo, mentre procedevo per quella via in cui, una volta, avevo dato il nome a tante cose. Camminavo con il mio passo da adulto e contemporaneamente, con un’altra parte di me, avevo tre anni. La mano che stringeva la borsa teneva al tempo stesso la mano di mia madre, indicava un cono gelato, si liberava da una mischia in Grecia, seguiva le meraviglie di una partitura. Ogni azione del passato generava mille altre possibilità, scorreva a rivoli verso suoi propri futuri. Ed essi proseguono, sempre più numerosi, nelle terre vergini della coscienza, ombre che t’inseguono e vengono inseguite. Non c’è mai requie. “

Göran Tunström, da “L’oratorio di Natale”

 

 

Le Frasi

 

” Tutti i grandi uomini sono dei sognatori. Vedono cose nella leggera foschia primaverile, o nel fuoco rosso della sera d’un lungo inverno.”
(Thomas Woodrow Wilson)

 

 

Le Frasi

 

” Il giorno è abbagliato; la notte è dei sogni e solo i crepuscoli sono chiaroveggenti per gli uomini. L’alba, per l’avvenire; il tramonto, per il passato. “

(Luigi Pirandello)