Halloween e le sue tradizioni: dalle torte dell’anima al “Trick or Treat”

 

Il conto alla rovescia per Halloween è già iniziato: tutti ne parlano, gli eventi si moltiplicano, negozi e supermercati strabordano di zucche intagliate o da intagliare. Ma le tradizioni associate all’antico Capodanno Celtico non si limitano alla famosissima Jack-o’-lantern. Sapevate, ad esempio, dell’esistenza della soul cake? Questa “torta dell’ anima”, tondeggiante e ricca di spezie, ha le sembianze di un grande biscotto. Una croce la suddivide in quattro parti: può essere incisa sul dolce con il coltello oppure creata con una manciata di uvette, e in entrambi i casi simbolizza la sua valenza mistica. Le soul cakes sono nate nel Medioevo in Gran Bretagna e in Irlanda. Inizialmente le si preparava per i defunti, giacchè si credeva che sarebbero tornati a far visita ai vivi alla vigilia di Ognissanti (quindi ad Halloween o, come lo chiamavano gli antichi Celti, Samhain). Poi, però, prese piede una nuova consuetudine. Le soul cakes vennero destinate ai soulers, i questuanti che a Samhain bussavano di porta in porta cantando e dichiarando che, in cambio di un “dolce dei morti”, avrebbero recitato preghiere per i defunti. I soulers, in genere bambini o persone indigenti, venivano ricompensati con le torte dell’anima: si pensava che ogni torta mangiata avrebbe liberato un’anima dal Purgatorio.

 

 

L’a-souling era una tradizione molto simile al wassailing e ai Christmas Carols, due cardini del folclore britannico. Queste usanze si basavano sui canti natalizi porta a porta: la prima contemplava che i cantori portassero con sè una coppa beneaugurale di wassail (sidro di mele con spezie); la seconda, sorta in età vittoriana, vedeva protagonisti soprattutto i benestanti impegnati nel sociale, che grazie ai loro canti raccoglievano denaro per i poveri. I soulers, invece, in cambio delle torte dell’ anima recitavano preghiere. Ma come si preparavano, le soul cakes? Le loro varianti erano innumerevoli, accomunate però da un abbondante ripieno di spezie: non mancavano la noce moscata, lo zenzero, la cannella, il pimento, lo zafferano, mentre l’uvetta veniva utilizzata per le guarnizioni. La croce che le contraddistingueva era fondamentale, stava ad indicare che i dolci erano opere di bene. Le torte dell’ anima venivano impastate il giorno di Halloween e il 2 Novembre, solennità della commemorazione dei defunti. Il souling, invece, si praticava sia in occasione di queste date che nel periodo natalizio. E’ molto probabile che dall’usanza derivi il contemporaneo “Trick or Treat”, “dolcetto o scherzetto”, la frase pronunciata dai bambini ad Halloween nel corso della loro questa di caramelle. Verso la fine del XIX secolo, la tradizione del souling e delle torte dell’anima andò scemando. Alle porte delle case, ormai, bussavano perlopiù fanciulli ai quali si regalavano delle mele o qualche scellino.

 

 

I canti dei soulers, le cosiddette souling songs, per la loro particolarità e bellezza furono accuratamente trascritti nel corso dei secoli, mantenendo viva una tradizione di spicco del folklore inglese. E le soul cakes? Ho una buona notizia per voi: continuano ad essere preparate. Non sono destinate a una questua, ma con la loro valenza simbolica rendono Halloween ancora più speciale.

 

 

Foto: Yaroslav Shuraev via Pexels

Foto delle Soul Cakes: Samantha from Haarlem, Netherlands, CC BY 2.0 <https://creativecommons.org/licenses/by/2.0>, via Wikimedia Commons

 

Gli odori del Natale

 

” Basta che un rumore, un odore, già udito o respirato un’altra volta, siano di nuovo reali senza essere attuali, ideali senza essere astratti, perché subito l’essenza permanente e ordinariamente nascosta delle cose venga liberata, e perché il nostro vero “IO”, che talvolta sembrava morto, ma che non lo era interamente, si desti, si animi, ricevendo il celeste nutrimento che gli viene offerto. “

(Marcel Proust)

Già oltre un secolo orsono, Proust parlava di potenza evocativa degli odori. Senza entrare in dettagli scientifici, conosciamo ormai bene la valenza che ricoprono i cinque sensi nel far riaffiorare ricordi e sensazioni: l’olfatto gioca un ruolo chiave. Alcuni studi hanno dimostrato che profumi e odori stimolano il riemergere delle memorie che custodiamo da maggior tempo “coordinandole”, inoltre, con ulteriori memorie associate ai sensi. Prendete ad esempio il Natale. E’ un periodo magico che ognuno di noi collega a svariati odori, indimenticabili proprio perchè legati a giorni (e notti) tanto speciali. Vagando per i mercatini natalizi, il profumo “ricco” e corposo del croccante, dello zucchero filato elargito in soffici nuvole agli avventori costituiscono – o meglio costituivano, prima dell’era del Covid – degli indelebili imprinting olfattivi. E come non pensare al Natale della nostra infanzia? Quando gli abeti non erano ancora stati soppiantati dagli alberi sintetici, i loro aghi emanavano un profumo di bosco inconfondibile. Immaginate poi il fuoco che ardeva nel camino: quelle fiamme e le scintille che sprigionavano rappresentavano uno spettacolo per gli occhi, mentre danzavano nel vano del focolare. L’ odore della legna che brucia è quasi indissolubilmente connesso alle festività natalizie, quando aspettavamo con ansia l’arrivo di Babbo Natale e giocavamo a tombola con i genitori e i parenti riunitisi per l’ occasione. Altri profumi memorabili provengono dalla cucina. Alcuni esempi? L’ aroma avvolgente, dolciastro e intenso della cannella, quello aspro delle arance e dei mandarini di stagione o, ancora, quello invitante dello zucchero a velo, delle uvette dei panettoni. Il Natale, insomma, rimanda ad un archivio olfattivo ricco di sentori. Grazie ad essi riviviamo gli attimi più belli, spensierati e felici di feste che, da bambini, attendevamo per un anno intero (con la vana speranza di cogliere in flagrante Babbo Natale o la Befana mentre si introducevano nei nostri camini). I profumi più evocativi delle mie festività rimangono quello dell’ abete – che i miei acquistavano ogni anno al Vivaio Forestale e sceglievano di un’ altezza che sfiorava quasi il soffitto – e quello del focolare acceso: entrambi, emblemi di momenti vissuti all’ insegna di un calore familiare straordinario e irripetibile. Quali sono, invece, i vostri odori del Natale?