L’Autunno a tavola

 

Uva, castagne, funghi, fichi, zucche, mele, lenticchie, broccoli, frutta secca, cereali integrali, mais, cavoli, melograno…La tavola, in Autunno, si riempie di una miriade di cibi, di sapori e di colori. Sono cibi salutari, che ci aiutano ad affrontare al meglio il cambio di stagione: contengono dosi massicce di vitamine, nutrienti, sali minerali, proteine, antiossidanti, omega 3; rinforzano il sistema immunitario aiutandoci a prevenire i malanni da raffreddamento e donano una sferzata di energia all’organismo. I benefici che apportano sono innumerevoli, impossibile elencarli tutti. Possibilissimo, invece, è includere questi cibi nella nostra dieta per avvalerci di un mirabile connubio di salute e gusto che ci accompagni nella nuova stagione.

 

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Frutta e verdura di stagione: le new entry settembrine

 

Nuova stagione, nuova frutta e verdura da portare a tavola. Ma quali sono le new entry del mese di Settembre? Scopriamolo con una panoramica generale. In primo piano, naturalmente, c’è l’uva, e non poteva essere altrimenti nel periodo della vendemmia. Dolcissima e succosa, l’uva è ricca di zuccheri ma senza eccedere, tant’è che possono consumarla (con moderazione) anche i diabetici non incorrendo in particolari problemi. Gli acini di questo frutto contengono un mix di vitamine e minerali: la vitamina A, B1, C e PP unite a buone dosi di calcio, manganese, potassio, ferro, sodio e magnesio danno vita a un connubio altamente salutare. L’uva ha il potere di depurare l’organismo, sopperire alla carenza di minerali e scongiurare l’anemia. Accanto all’uva troviamo i fichi, prelibatezze di fine estate per antonomasia, che vengono raccolti tra Agosto e Settembre. Le prugne e le pesche resistono, pesche noci o nettarine comprese, mentre per i frutti di bosco è un vero e proprio trionfo: le more, i mirtilli, il ribes e i lamponi tingono le nostre tavole di intensi colori.

 

 

Seguono a ruota i fichi d’India, le pere e le mele, la cui raccolta è iniziata da quasi un mese a causa dell’eccezionale calura estiva.

 

 

Per quanto riguarda la verdura, iniziare con i funghi è d’obbligo. Chi si dedica alla loro raccolta, non ha che l’imbarazzo della scelta: porcini, russole, cantarelli e steccherini sono le specie must di Settembre, e ad esse si aggiunge quella dei sanguinelli a fine mese.

 

 

A Settembre, in determinate regioni d’Italia, inizia anche la raccolta di varietà di tartufi come il tartufo bianco pregiato e il tartufo nero. Nell’orto potremo invece trovare svariate delizie: su tutte la zucca, emblema autunnale per eccellenza, e poi il porro, ultra saporito. Non si può dire che non siano in buona compagnia; finocchi, patate, pomodori, fagioli, carote, sedani rapa, cavolfiori, zucchine e peperoni compongono il resto del variegato gruppo di ortaggi settembrini. Sono tutte verdure che abbondano di acqua e vitamine, estremamente benefiche per l’organismo e – ça va sans dire – squisite in cucina grazie al loro gusto.

 

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Combattere Caronte: i tre frutti più ricchi d’acqua

 

Quali sono gli alimenti più ricchi di acqua? Sicuramente, la frutta e gli ortaggi. E con Caronte all’opera che fa salire le temperature a dismisura è necessario farne buon uso, perchè il consumo giornaliero di acqua dovrebbe attestarsi intorno ai 2 litri/2 litri e mezzo. La frutta estiva, in particolare, è golosissima e si presta ad essere degustata anche sotto forma di rinfrescanti bevande. Ma quali sono i frutti che contengono le maggiori quantità di acqua? Ve ne presento tre, i più dissetanti in assoluto.

 

Il cocco

 

Il frutto della Cocos Nucifera viene considerato l’essenza stessa dell’ Africa, patria di Caronte. Contiene il 95% di acqua: quando è ancora acerba, la noce di cocco racchiude un liquido biancastro dolcissimo e refrigerante detto acqua di cocco. L’acqua di cocco è una miniera di proprietà benefiche, un prezioso integratore di nutrienti e sali minerali. Tra questi troviamo il potassio, il magnesio, il sodio e il calcio, essenziali per idratare il corpo e fornire energia. L’acqua di cocco, inoltre, svolge un’azione stimolante per gli ormoni tiroidei e per il metabolismo; favorisce la digestione grazie ai molteplici enzimi bioattivi che contiene ed è un toccasana per l’apparato gastrointestinale. Tra i suoi punti di forza risaltano l’assenza di grassi, lattosio e glutine, motivo per cui può essere consumata anche dagli intolleranti a queste sostanze. E’ consigliabile bere 40-50 ml di acqua di cocco quotidianamente per godere al massimo di tutti i suoi benefici.

 

 

L’anguria

 

Il cocomero è’ composto di acqua al 95%, prova ne è il fatto che in molte lingue la parola “acqua” viene inclusa nel suo nome: gli inglesi lo chiamano watermelon, i tedeschi Wassermelone, i francesi melon d’eau. Ma il Cucumis Citrullus o Citrullus Vulgaris, oltre a dissetare adeguatamente, possiede molte altre virtù. Innanzitutto è ipocalorico, per cui se ne possono consumare diverse fette senza il rischio di metter su qualche chilo di troppo, e poi contiene un discreto numero di proteine, fibre, vitamine come la vitamina C, A e B6, sali minerali quali il potassio, il fosforo e il magnesio. L’anguria svolge quindi un’efficace azione depurativa, energetica, antiossidante, saziante e combatte la ritenzione idrica. Pare anche che la citrullina, un aminoacido di cui abbonda, sia un afrodisiaco naturale che potrebbe sostituire il Viagra.

 

 

Il melone

 

Contenente il 90% di acqua, il Cucumis Melo è un frutto dolcissimo e molto dissetante: due caratteristiche che lo accomunano all’anguria e alla noce di cocco. Ricco di beta-carotene, rafforza la vista e migliora la salute dei denti e delle ossa. Contiene dosi massicce di vitamina A e C, perciò è un potente antiossidante; stimola l’organismo a produrre melanina incentivando l’abbronzatura e proteggendo la pelle dai raggi solari nocivi. Svolge una valida azione depurativa, diuretica e refrigerante, ma viene anche molto utilizzato in cucina: sono celebri, in tal senso, i tipici abbinamenti estivi del melone con il prosciutto o i gamberetti, ottimi per un pasto veloce e leggero. Nessun problema per la linea, giacchè il Cucumis Melo vanta un apporto calorico esiguo ed è ricco di fibre, che bilanciano la sensazione di sazietà.

 

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Come difendersi da Caronte in 5+1 step

 

Non è possibile affrontare un tema come quello di Caronte senza partire con qualche dritta per difendersi dal caldo record. Perchè il calore, quando è eccessivo, sottopone l’organismo a un forte stress: una condizione che riguarda non solo le categorie più vulnerabili (anziani, persone affette da determinate patologie, donne in stato di gravidanza, bambini), bensì ognuno di noi. Stiamo parlando di temperature che in molte zone sfiorano i 40°C, e non è poco. Cosa possiamo fare, allora, per proteggerci dal rovente anticiclone africano? Ecco qualche spunto.

 

1. Bevete molta acqua

 

I medici consigliano di bere circa due litri d’acqua al giorno. L’acqua combatte la disidratazione e regola la temperatura del corpo, fa sì che non si surriscaldi. Con l’afa imperante, reintrodurre i liquidi persi attraverso il sudore è essenziale, ma senza esagerare: l’acqua è contenuta in molti alimenti che fanno parte della nostra dieta. Nei giorni da bollino rosso, bisognerebbe bere anche quando non si avverte lo stimolo della sete. Portate sempre con voi la classica bottiglietta da mezzo litro per poter bere ovunque e ogni volta che potete. Bandite invece gli alcolici: l’alcol disidrata e dilata i vasi sanguigni. Sono proibite anche le bevande fredde o peggio ancora (pena lo shock termico) con abbondante ghiaccio.

 

2. Non uscite nelle ore più calde

 

Se potete, evitate di darvi in pasto all’afa tra le 11 e le 18;  lo stesso discorso vale, naturalmente, anche per chi pratica attività fisica. Finestre e persiane, per proteggervi dal caldo, andrebbero tenute chiuse più o meno negli stessi orari. Spalancatele dal tramonto in poi, quando il sole sparisce sotto l’orizzonte, per arieggiare la casa e creare un po’ di corrente. Se utilizzate ventilatori o condizionatori, fate attenzione a non puntarvi addosso il loro getto d’aria fredda; l’aria condizionata, poi, non dovrebbe mai essere gelida per impedire sbalzi di temperatura che metterebbero la salute a rischio.

 

3. Indossate solo tessuti naturali

 

Privilegiate abiti in tessuti naturali quali il lino e il cotone, sono traspiranti e mantengono fresco il corpo. I colori ideali? Il bianco, che non assorbe i raggi solari, e in generale tutte le nuance chiare o pastello. Scegliete un abbigliamento comodo: no ai capi attillati che amplificano la percezione del calore.

 

 

4. Scoprite i piedi

 

Anche se sono di tendenza, cercate di lasciare i camperos e le sneaker nella scarpiera: sostituiteli con un paio di sandali, avvertirete subito una sensazione di freschezza e ripristinerete il contatto con il suolo che ci permette di avere la stagione estiva.

 

5. Curate l’alimentazione

 

Optate per cibi digeribili, non troppo elaborati, per non affaticare l’organismo: quelli che si digeriscono con difficoltà richiedono un surplus di acqua, il che sarebbe a rischio disidratazione interna. La frutta è un vero e proprio must, insieme alla verdura; entrambe sono ricche di acqua, sali minerali e vitamine. La frutta estiva, in particolare, può essere considerata una miniera di benessere. Le pesche e le albicocche contengono meno zucchero degli altri frutti, mentre il melone e l’anguria ci fanno fare scorta di liquidi. Le banane, pur non essendo tipiche della stagione calda (ma provengono da paesi tropicali) contengono potassio in quantità, un minerale che si rivela prezioso durante i mesi più torridi.

 

6. Refrigeratevi con un bel bagno in mare

 

Evitate l’acqua fredda per non incorrere in uno shock termico, ma immergetevi in mare più che potete: è rigenerante e dona un irresistibile senso di refrigerio. E non è finita qui. Un bagno in mare potenzia il sistema immunitario, stimola le endorfine, ottimizza la circolazione sanguigna, svolge un’azione tonificante sui muscoli, è un toccasana per la pelle e permette di perdere qualche chilo di troppo. Per combattere Caronte, sembra proprio l’arma ideale!

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Frutta di stagione: la top five

 

Conosciamo tutti l’importanza di consumare frutta e verdura rigorosamente fresche e di stagione: sono maturate solo grazie alla natura e contengono un maggior numero di fitonutrienti, vitamine e sali minerali. A Maggio, quando la Primavera si prepara a lasciar spazio all’Estate, la funzione dei prodotti di stagione si fa ancora più importante. Prendiamo la frutta, per esempio: in questo periodo ci fornisce l’acqua necessaria a combattere i primi caldi, ci libera dalle tossine accumulate durante l’Inverno, ci aiuta a proteggere la pelle dall’azione nociva dei raggi solari. Ma quale frutta scegliere, nello specifico, con il Solstizio d’Estate sempre più imminente? Ecco la top five.

 

Le fragole

 

Abbondano di vitamine e sali minerali: forse non molti sanno che le fragole contengono vitamina C in dosi superiori persino a quelle degli agrumi. Tra i minerali di cui sono ricche risaltano il magnesio, il potassio, il ferro, il sodio, il fosforo, il calcio. E poi, depurano l’organismo dalle scorie e le tossine immagazzinate nei mesi freddi, ottimizzano la funzionalità del fegato, sono un toccasana per il sistema nervoso e rafforzano le difese immunitarie. Le antocianine, presenti in quantità nelle fragole, hanno spiccate proprietà antiossidanti e prevengono l’invecchiamento. L’acido salicilico le rende degli antinfiammatori potenti ed è benefico per la microcircolazione sanguigna. Infine, essendo ricche di acqua, le fragole svolgono un’efficace azione diuretica e combattono la ritenzione idrica.

 

Le nespole

 

Sono una vera e propria miniera di sali minerali (il calcio è uno di questi): combattono quindi la stanchezza che si associa al cambio di stagione e svolgono una funzione energizzante per chi pratica sport.  In più, contengono vitamina C in dosi massicce e betacarotene, un carotenoide che il nostro organismo converte in vitamina A con straordinari benefici per la vista, la protezione della pelle dai raggi solari e le ossa. Ma non solo: il betacarotene è un potente antiossidante che contrasta la deleteria azione dei radicali liberi.

 

I lamponi

 

Questi frutti di bosco sono incredibilmente ricchi di proprietà benefiche: tra le vitamine e i sali minerali presenti a bizzeffe troviamo, ad esempio, la vitamina A, C, E e K, i folati, il potassio, il fosforo, il calcio, il sodio, il ferro e il magnesio. Abbondano, inoltre, di antiossidanti, perciò contrastano l’invecchiamento cellulare, riequilibrano la flora intestinale, svolgono un’azione antinfiammatoria, favoriscono la salute cardiaca e del sistema circolatorio. Ultimo ma non meno importante, sono in grado di tenere sotto controllo il livello di zuccheri nel sangue.

 

Le pesche

 

Super dissetanti e dunque ideali nel periodo dell’anno in cui il caldo comincia a farsi sentire, le pesche sono ricche di vitamina A e C: mantengono la pelle al riparo dagli effetti nocivi del sole e favoriscono l’assorbimento di un minerale come il ferro. Ricche di fibre, tra i loro benefici spiccano l’attività diuretica e le virtù tonificanti e depurative.

 

Le ciliegie

 

Iniziano ad apparire a fine mese, e anche se andrebbero consumate con moderazione (sono infatti molto ricche di zuccheri), delle ciliegie non riusciamo mai a fare a meno. Contengono acqua e fibre, perciò favoriscono la salute dell’ intestino e combattono la stipsi; hanno proprietà antinfiammatorie e antiossidanti; sono energizzanti, poichè abbondano di manganese, calcio e zinco. La vitamina B3, di cui sono ricche, stimola la produzione di serotonina anche detta “l’ormone del buonumore”. Le fibre solubili contrastano le patologie cardiovascolari e abbassano i livelli di colesterolo LDL, mentre il potassio e il magnesio presenti nel frutto ottimizzano la pressione arteriosa.

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La colazione di oggi: la feta, il formaggio epico che compare nell’Odissea di Omero

 

La feta, un tradizionale formaggio greco dalla tipica forma a blocchi rettangolari, è ormai diffusissima anche in tutti i supermercati e i negozi italiani. La sua pasta è morbida ma non troppo, compatta, la crosta è completamente assente. Sulla superficie, il formaggio è costellato di piccoli fori. Generalmente, dato che la feta viene fatta maturare in salamoia, il suo sapore risulta parecchio salato; tuttavia, si presenta più o meno piccante a seconda che venga suddivisa nella varietà “soft” o “firm”. La variante soft, dal gusto delicato, è talmente morbida da poter essere spalmata come una crema: non è un caso che si utilizzi anche per la preparazione dei dolci. La variante firm vanta invece un aroma salato e vagamente acido (ma non privo di un tocco di dolcezza) che viene descritto come un incrocio tra il burro, lo yogurt e il latte di pecora – anche se, in realtà, la feta contiene latte di capra che può raggiungere una percentuale del 30%. Ad intensificare il suo sapore sono accenti speziati simili al pepe e allo zenzero. Il nome “feta”, che affonda le radici nel XVII secolo, in greco significa “fetta”; ciò potrebbe riferirsi alla rottura della cagliata una volta che il latte si è coagulato oppure alla forma del formaggio. Una curiosità: la feta era già presente ai tempi di Omero e viene inclusa persino nell’Odissea, il leggendario poema epico che il poeta greco scrisse tra l’VIII e il VI secolo a.C.

 

 

Nella Grecia antica, i formaggi erano un cardine della gastronomia. La feta veniva prodotta soprattutto a Creta e in Tessaglia; verso la fine del 1400 l’italiano Pietro Casola rimase talmente colpito da questo saporito formaggio da descriverne dettagliatamente la lavorazione e il “riposo” in salamoia per almeno 65 giorni. E’ molto importante dire che, dal 2022, la feta ha ricevuto la Denominazione di Origine Protetta (DOP): ciò significa che l’utilizzo del suo nome spetta solo alla Grecia e al di fuori di questo paese è proibito assegnarlo a prodotti che presentino caratteristiche simili.

 

 

La feta è un formaggio piuttosto denso di lipidi; contiene anche proteine in quantità e una buona dose di carboidrati.  Abbonda di acqua mentre è poco ricca di lattosio, una bella notizia per gli intolleranti. Chi è affetto da ipercolesterolemia, invece, dovrebbe consumarla con cautela: la feta si ricava dal latte intero e presenta una notevole concentrazione di colesterolo. Le vitamine maggiormente incluse in questo formaggio greco sono la vitamina A e la vitamina B, mentre tra i sali minerali prevalgono il calcio, il sodio e il fosforo.

 

 

Tipicamente inclusa tra gli stuzzichini dell’aperitivo, la feta viene utilizzata come ingrediente base dell’insalata greca e nelle ricette dei dolci. Con la feta, inoltre, i greci farciscono i panini, insaporiscono le frittate e preparano gustosi antipasti. Ma questo formaggio può essere consumato anche durante la prima colazione: ad esempio abbinandolo alle fragole, uno dei più golosi frutti di stagione. Oppure, rendendolo il must di un pasto nutriente ed altamente proteico. Potete accompagnare la feta con il pane ai cereali, con l’avocado, con delle fette o dei cubetti di pomodoro. Il connubio con la frutta, tuttavia, risulta sempre vincente: insieme all’arancia tagliata a fette la feta è una vera e propria delizia, così come con i cubetti di anguria. Esistono mille modi, insomma, di gustare la feta…e vi consiglio vivamente di provarli tutti.

 

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La colazione di oggi: il miele di Tarassaco, quando “precocità” fa rima con “pregiatezza”

 

Il miele di Tarassaco è un miele pregiatissimo, molto particolare. Innanzitutto è un miele precoce, perchè il Tarassaco, un fiore più noto come “dente di leone”, inizia a sbocciare tra Marzo e Aprile, quando le api non hanno ancora energia sufficiente per volare in massa a succhiare il nettare. Rispetto al miele di ciliegio, precoce anch’esso, sfoggia una tonalità giallo oro e un profumo inconfondibile, molto intenso, speziato e un po’ pungente. A questo mix si aggiungono accenti di camomilla che per contrasto esaltano la dolcezza del suo sapore. Ma torniamo al fiore da cui si ottiene: il Tarassaco (nome botanico Taraxacum Officinale) è una pianta erbacea selvatica appartenente alla famiglia delle Asteraceae. Diffuso in ogni parte del globo, è riconoscibilissimo grazie all’ infiorescenza color giallo brillante che lo contraddistingue. La sua fioritura, che comincia al principio della Primavera, prosegue fino all’Autunno inoltrato. Quando raggiunge il picco, tra Maggio e Giugno, si espande in ampie distese della stessa gradazione del sole. Una curiosità: il ciclo vitale del Tarassaco ha la durata di un giorno, però per ogni fiore che muore altri ne nascono a decine.

 

 

Le api vengono immediatamente attirate dalla vibrante tonalità del Taraxacum Officinale, e raccolgono il suo nettare in dosi massicce. Quali sono, quindi, le caratteristiche del miele di Tarassaco? Bisogna premettere che è un miele raro e non è semplice reperirlo in commercio. Detto questo, di primo acchito colpiscono senza dubbio la sua nuance giallo vivo, molto luminosa, e la sua consistenza soffice e vellutata: il miele di Tarassaco è facilmente spalmabile, oltremodo denso. Altri mieli, tipo quello di corbezzolo o di castagno, ostentano una colorazione dai toni più scuri. Una particolarità del miele di Tarassico è costituita, poi, dal fatto che cristallizza molto velocemente. Inoltre, presenta un’elevata concentrazione di acqua: l’apicoltore provvede a correggerla durante la produzione per evitare che il miele fermenti. Veniamo ora a sensi quali l’olfatto e il gusto. A livello olfattivo, il miele di Tarassaco risulta aspro, molto forte, intriso di accenti che rievocano l’ammoniaca. Se vi sembra una descrizione poco invitante, quando lo assaggerete cambierete idea: il sapore di questo miele è dolcissimo, ricco di note speziate e vagamente agrumate a cui si aggiunge un delicato gusto di camomilla.

 

 

Molto note sono anche le proprietà salutari del miele di Tarassaco, un autentico toccasana per l’organismo. Tra i suoi benefici va segnalata un’efficace azione diuretica, drenante e depurativa: contrasta la ritenzione idrica ed elimina le tossine. In più purifica i reni, il fegato, e le vitamine che contiene lo dotano di straordinarie proprietà energetiche e ricostituenti. Durante la prima colazione, potrete aggiungere il miele di Tarassaco al porridge o utilizzarlo per dolcificare il , lo yogurt o il caffè; spalmandolo su una fetta di pane godrete appieno della sua consistenza setosa, che apprezzerete anche abbinandolo ad alcuni formaggi per dar vita a degli inediti connubi di sapori.

 

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La colazione di oggi: l’uovo sbattuto, per un inizio di giornata che sa d’infanzia

 

Chi appartiene alla mia generazione lo ricorderà come una delle colazioni (o merende) cardine della propria infanzia: l’uovo sbattuto, oltre che essere buonissimo, era il ricostituente lampo che ci restituiva energia dopo un’influenza o ci rinvigoriva nel pieno dell’Inverno. Chi non adorava la sua consistenza cremosa, il suo sapore zuccherato, il colore giallo oro del tuorlo che in fondo al bicchiere si faceva più intenso? Naturalmente, l’uovo sbattuto non è una delizia riservata ai bambini: vale la pena di riscoprirlo, magari arricchendolo con qualche biscotto, del cioccolato in polvere, un goccio di caffè o di liquore. Anche perchè vanta una lunga serie di proprietà e benefici. In primis, è estremamente nutriente; contiene un gran numero di proteine essenziali per l’organismo. E’ ricco inoltre di vitamina A, D, E e molte vitamine del gruppo B, così come di minerali quali il ferro, il selenio e lo zinco. La vitamina E e la luteina, di cui abbonda, sono antiossidanti che preservano le cellule dalla nociva azione dei radicali liberi. In più, l’uovo sbattuto è l’alimento ideale per una colazione veloce: si prepara in pochi minuti e, grazie alla presenza delle proteine e dei grassi buoni, regala un’immediata sensazione di sazietà.

 

 

Per prepararlo sono necessari solo due ingredienti, un uovo rigorosamente fresco e un cucchiaio di zucchero (da aggiungere in base alla cremosità desiderata). Il primo step consiste nel rompere l’uovo. Successivamente, il tuorlo e l’albume si separano. Il tuorlo va versato in un bicchiere insieme allo zucchero prima di essere sbattuto con l’aiuto di un cucchiaio o di una forchetta. Se preferite un uovo sbattuto denso e soffice, abbondate con lo zucchero; viceversa, la consistenza risulterà più liquida. Per una cremosità extra, provate a sbatterlo anche con la frusta. Volete accentuare la sua dolcezza? Aromatizzatelo con la vaniglia o la cannella. E’ importante dire che l’uovo sbattuto dev’essere consumato subito per preservare la freschezza del tuorlo.

 

 

Non bisogna confondere l’uovo sbattuto con lo zabaione, una bevanda a base di tuorlo d’uovo, zucchero e vino o liquori come il marsala e il rum. Sulle origini dell’uovo sbattuto le teorie sono controverse. Pare innanzitutto che la sua ricetta fu ispirata da quella dello zabaione; alcuni ritengono che a idearla fu un capitano di ventura, Giovan Paolo Baglioni, nel 1471, mentre per altri affonderebbe le radici nella Torino del 1500. Certo è che con il nome zabaja si indicava una bevanda veneziana “importata” dall’Illiria, la parte occidentale dell’odierna penisola balcanica.

 

La colazione di oggi: il mandarino, la star dell’Inverno

 

Quando arriva l’Inverno, il mandarino è il frutto onnipresente sulla nostra tavola. Il suo nome si ispira a quello dei notabili della Cina imperiale, che erano soliti indossare un mantello color arancio; la pianta del mandarino, infatti, proviene dalla Cina del Sud. In Europa, nel XV secolo, la sua coltivazione si è estesa a partire da paesi dal clima mite quali la Spagna e il Portogallo. Oggi, i frutteti di mandarini sono diffusissimi anche in Italia: in regioni come la Sicilia, la Campania, la Calabria e la Liguria abbondano. Questo frutto della famiglia delle Rutacee, contraddistinto da una forma sferica leggermente appiattita, si declina in varietà molteplici; la Citrus Reticulata,  la Citrus Nobilis e la Citrus Clementina rappresentano le più note. In Sicilia spicca il mandarino tardivo di Ciaculli, un Presidio Slow Food, utilizzatissimo per la preparazione di gelatine, marmellate, liquori, gelati e granite. Il mandarino è un frutto tipico dei mesi freddi, si degusta da Dicembre a Marzo. Il suo colore è identico a quello del mantello sfoggiato dai notabili dell’ Impero Cinese; la buccia, porosa, racchiude un tripudio di spicchi succosi e ricchi di semi. Il gusto è dolcissimo: il mandarino è l’agrume che contiene la maggiore quantità di zuccheri. Non risulta eccessivamente calorico, ma la presenza di fruttosio in dosi massicce richiede che venga consumato con moderazione. C’è da dire, però, che il mandarino è estremamente ricco di proprietà e benefici. Scopriamoli insieme.

 

 

Il mandarino abbonda di vitamine, acqua, sali minerali, acqua e zuccheri solubili. Predomina la vitamina C (o acido ascorbico), di cui è una vera e propria miniera, affiancata dalle vitamine del gruppo B, A e P e dall’acido folico; tra i minerali presenti in grandi quantità figurano il potassio (benefico per i muscoli),  il magnesio, il ferro e il calcio. Il bromo, particolarmente copioso nel mandarino, svolge un’azione rilassante nei confronti del sistema nervoso centrale e concilia il sonno. La vitamina C, un potente antiossidante e micronutriente, neutralizza i radicali liberi mantenendo in salute i tessuti e le cellule; inoltre, rafforza il sistema immunitario e previene i malanni da raffreddamento. Il fruttosio garantisce un notevole apporto energetico, mentre le fibre, di cui il mandarino è ricco, dotano il frutto di un’alta digeribilità e regolarizzano l’intestino. Anche la buccia del mandarino contiene un antiossidante dalle molte proprietà, il suo nome è limonene: oltre ad essere un valido disintossicante per il fegato, favorisce la produzione di serotonina e dopamina svolgendo un’azione ansiolitica e antidepressiva. Dalla buccia del mandarino viene estratto l’olio essenziale di mandarino, molto utilizzato in aromaterapia ma anche per favorire il rilassamento e la digestione.

 

 

A colazione, i mandarini possono essere consumati sotto forma di frutta, anche candita, e deliziose marmellate. Ma a base di mandarino è possibile preparare un numero illimitato di torte, dolci e biscotti ad alto tasso di golosità: cercate le ricette in rete, non avrete che l’imbarazzo della scelta.

 

 

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La colazione di oggi: tornano le arance, un must autunnale

 

A Novembre, puntuali, tornano a ravvivare il grigiore con il loro colore vibrante. Un colore che ha preso spunto dal loro nome, perchè è proprio alle arance che si ispira l’arancione. Proveniente dalla Cina e dall’Asia del sud-est, il Citrus Sinensis (questo il nome botanico dell’arancio, una pianta appartenente alla famiglia delle Rutacee) venne importato in Europa dai marinai portoghesi. Secondo alcuni studiosi il suo ingresso nel Vecchio Continente risalirebbe al XV secolo, mentre altri affermano che l’albero approdò in Italia, più precisamente in Sicilia, molto tempo prima grazie ai romani e passando per la Via della Seta. Nel IX secolo furono gli Arabi a reintrodurre l’arancio nell’isola, quando ebbe inizio la conquista islamica della Sicilia. Non è un caso che un frutto siciliano chiamato “melarancia” venga citato in più d’un libro della Roma antica: i tomi sono datati al I secolo d.C. E sempre nella città eterna, un arancio che San Domenico piantò intorno al 1200 fa bella mostra di sè nel chiostro del convento di Santa Sabina; tuttavia, non se ne conosce la provenienza. E’ certo, invece, che il termine “portogallo” equivalga a dire “arancia” in diverse lingue, tra cui il rumeno, il greco, l’arabo, l’albanese e l’italiano del 1800. Peraltro, il frutto del Citrus Sinensis prende il nome di “portogallo” in molti dialetti della nostra penisola: ciò sembra confermare, almeno apparentemente, la diffusione ad opera dei portoghesi della pianta.

 

 

Ma veniamo alle caratteristiche di questo frutto, tondeggiante e tinto di un vivace color arancio. Ha una forma sferica, una buccia spessa e increspata; la dolcezza dei suoi spicchi, succosissimi, contrasta con accenti aspri che ne rendono ancora più intrigante il sapore. Le arance cominciano a maturare a Novembre, mese in cui vengono raccolte le prime varietà. Un periodo ideale, considerando la loro efficacia nel prevenire i malanni della stagione fredda. Iniziare la giornata con delle arance, anche in versione spremuta, è un’ottima idea: regalano energia e sono ricche di vitamina C, un noto rafforzante del sistema immunitario. In più, contengono pochissime calorie e un indice glicemico talmente esiguo da permettere anche ai diabetici di consumarle. Le loro virtù sono innumerevoli: oltre a racchiudere acqua in dosi massicce, le arance sono un’autentica miniera di fibre come la pectina, la lignina e la cellulosa, che accentuano il senso di sazietà e fanno sì che gli zuccheri e i grassi vengano assorbiti in quantità moderate. Il licopene, contenuto soprattutto nelle arance rosse, è un carotenoide dalle spiccate doti antiossidanti e antinfiammatorie; contrasta le patologie cardiovascolari, oculari e ossee (come l’osteoporosi). La vitamina C è un po’ il “marchio di fabbrica” di questo frutto: favorisce un adeguato assorbimento del ferro e del calcio, è un potente antiossidante e un toccasana per le difese dell’organismo. La vitamina A (o retinolo) mantiene in salute la pelle e gli occhi e assicura un buon funzionamento sia del sistema immunitario che del metabolismo. Le vitamine del gruppo B, essenziali per la produzione dei globuli rossi, tengono sotto controllo i livelli di omocisteina e si rivelano portentose per il sistema nervoso. Tra i sali minerali contenuti nell’arancia risaltano il ferro (imprescindibile per il benessere del’organismo), il rame (antiossidante efficacissimo contro le patologie cardiovascolari), il potassio (ottimo per la salute dei muscoli) e il calcio (benefico in particolare per le ossa, i denti e la coagulazione sanguigna). Le antocianine e i polifenoli, di cui l’arancia abbonda, sono degli importanti antiossidanti.

 

 

I benefici che apporta il consumo di arance, quindi, sono molteplici. La vitamina C contrasta le infezioni potenziando le difese immunitarie, le fibre regolarizzano i livelli di colesterolo, gli antiossidanti combattono i radicali liberi e mantengono sotto controllo la pressione poichè fluidificano il flusso sanguigno. I citroflavonoidi contenuti nell’arancia, inoltre, svolgono una valida azione nei confronti della fragilità capillare. E non è finita qui: incrementando la formazione dei succhi gastrici, il frutto del Citrus Sinensis facilita la digestione, mentre la funzione antiossidante degli antociani incentiva il metabolismo. Le fibre, infine, hanno virtù diuretiche e impediscono ai grassi e agli zuccheri di essere assorbiti troppo velocemente (con buoni risultati anche per la linea).

 

 

Dell’ arancia esistono molte varietà, ammontano a oltre 100. Le differenze principali possono essere ricondotte a due tipologie: arance dolci e arance amare (le prime le compriamo dal fruttivendolo, le seconde si utilizzano in ambito cosmetico e per la produzione di marmellate dal gusto particolare), arance bionde e arance rosse (la distinzione riguarda essenzialmente il colore della loro buccia). Qualche nome delle numerose varianti? Ci sono le Navel, le Tarocco, le Moro, le Sanguinello, le Belladonna, le arance alla vaniglia…Ma quel che ci interessa ora è come includere questo succoso frutto nella prima colazione.

 

 

La classica spremuta d’arancia è un toccasana, però prima di prepararla bisognerebbe osservare qualche accorgimento. Innanzitutto, non va mai bevuta a digiuno: l’acido citrico contenuto nel frutto potrebbe risultare difficilmente digeribile o provocare acidità di stomaco. Sempre per questo motivo, chi soffre di patologie gastriche dovrebbe evitare l’aranciata o perlomeno consumarla dopo qualche pasto, foss’anche solo un toast o un dolcetto. Le arance possono essere mangiate a spicchi o tagliate a fette, lo spunto ideale per una prima colazione coi fiocchi: arricchiscono il porridge e i pancake, diventano deliziosi biscotti (se volete strafare, immergetele nel cioccolato fuso). Con il succo, la polpa e la scorza di arancia si preparano dolci sfiziosissimi, dalle torte al pan d’arancio siciliano, dai ciambelloni alla crema di arancia passando per i muffin, il rotolo e le crostate. Cercate qualche ricetta? Cliccate qui. E dato che a Natale manca poco più di un mese, vi suggerisco di provare le scorze di arance candite: sono una ghiottoneria unica (qui la ricetta), anche in questo caso – volendo – da intingere nel cioccolato fuso per esaltarne al massimo il sapore. Se invece optate per una colazione essenziale e super salutare, puntate sulla marmellata di arancio spalmata sulle fette biscottate o  su una fetta di pane; è una prelibatezza “minimal”, ma dalla bontà garantita.

 

 

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